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Panificio Bistrot Bosio. Storia e prodotti
Il Bistrot Bosio, nato come panificio nel 1938 a Staranzano un paesino di 7mila anime in provincia di Gorizia, oggi è diventato un grande punto di riferimento di sapori e offerte internazionali, una tra le mete irrinunciabili per chi vuole viaggiare con il palato, tanto da attirare clientela non solo da paesi limitrofi ma anche da lunghe distanze.
Gianfranco - attuale gestore insieme alla moglie Clizia Spolaor e alla mamma Serena Bosio - rappresenta la quarta generazione dei membri della famiglia Bosio che hanno messo il proprio talento sul bancone, trasformandolo in qualcosa di sempre più speciale: il bisnonno all’apertura, nonno Luciano con la panificazione e il padre, Giorgio, con la sua idea di bakery boutique.
La scommessa di Gianfranco è stata quella di puntare tutto su una costante ricerca della qualità, nei prodotti di prossimità, certo, ma anche nell’internazionalità. Quella che lui ha scelto è una dimensione glocal: burro di Normandia dall’azienda Flechard a Laiterie du Pont Morin, vaniglia direttamente dal Madagascar per la pasticceria, mentre, per il bistrot, il vero fiore all’occhiello, nella terra del prosciutto San Daniele, è la partnership con l’azienda spagnola Carnicas Toribio Romero, di un allevatore di pata negra ad Aracena, la capitale spagnola di questo jamon, con 90 mesi di stagionatura.
La sua passione per la mixologia, poi, si è concretizzata con l’inserimento di un cocktail bar con un’ampia offerta di gin artigianali nazionali e internazionali – circa 80 – insieme ai vini del Collio e di tutto il mondo e la nomina di ambassador di etichette blasonate, come quella di Champagne Lanson e St. Germain.
Tra evoluzioni e materie prime costantemente selezionate, tra collaborazioni esclusive e vincenti, il segreto di Gianfranco è la sua squadra e una vita imprenditoriale tra famiglia, viaggi e azienda, restando sempre fedele alle tradizioni ma con uno sguardo sempre rivolto a ricerca e rinnovamento.
Tradizione e ricerca raggiungono il perfetto equilibrio in uno dei prodotti simbolo della zona, specie in periodo Pasquale: la pinza triestina. Un grande lievitato caratterizzato da una fine alveolatura e dal sapore neutro, né dolce né salato, un pane compatto ma soffice, burroso e delicato.
Pochi ingredienti ma grande perizia nella preparazione e per questo da Bistrot Bosio si è scelto di partire da ingredienti di alta qualità: farina Petra e burro francese e innovare il processo di produzione, introducendo la catena del freddo (per trasformare gli zuccheri complessi in zuccheri semplici) e la reazione di Maillard. Scelte necessarie a rendere il preparato più soffice e digeribile.
Storia e simbolismo della pinza triestina
Molte delle storie dei nostri prodotti tipici hanno radici antiche e spesso si mescolano con miti e leggende, rendendo difficile tracciare con precisione l'origine esatta di piatti come la pinza. Ciò nonostante, queste storie contribuiscono alla ricchezza e alla bellezza delle tradizioni culinarie regionali, offrendo spunti interessanti per esplorare la storia e la cultura del nostro paese attraverso il cibo.
Artusi definisce la pinza "un semplice lievitato a base di burro, zucchero e farina”. Un “semplice lievitato” quindi, con probabili origini domestiche che sembra avere una connessione con la pita o pitta, la focaccia rotonda di origine ebraica. Intriso, però, di un forte simbolismo religioso cristiano. C’è chi l’associa alla corona di spine posta sul capo di Gesù e chi invece alla spugna imbevuta di aceto usata dai soldati romani per dargli da bere. Tutte ipotesi che aggiungono elementi simbolici e spirituali alla storia della pinza, collegandola comunque alla Passione di Cristo e alla Pasqua.
Pinza: comunità, condivisione e identità culturale
Fino agli anni del boom economico, era diffusa la pratica di preparare la pinza a casa, seguendo le ricette di famiglia, e poi portarla nei pochi forni dei paesi per la cottura: un bell’esempio di come le persone si organizzassero e si supportassero reciprocamente nelle attività quotidiane, compresa la preparazione del cibo.
La fila fuori dal forno, con ogni famiglia che portava la propria pinza da cuocere, rappresenta non solo un momento di attesa pratica, ma anche un'opportunità per socializzare e condividere esperienze con i vicini e gli amici. La pratica di mettere dei segni distintivi sulla pinza prima della cottura è particolarmente interessante, poiché riflette il desiderio delle famiglie di mantenere la propria identità culinaria e di riconoscere facilmente il proprio pane una volta cotto.
Questi momenti collettivi di attesa e condivisione non solo rafforzavano i legami comunitari, ma anche preservavano le tradizioni culinarie e familiari, trasmettendo ricette e pratiche da una generazione all'altra. Queste pratiche rappresentano un prezioso patrimonio culturale che va oltre il semplice atto di preparare il cibo, incorporando valori di comunità, condivisione e identità culturale.
Panificio Bistrot Bosio
Via Trieste, 153 | Staranzano (GO)
Via Callisto Cosulich, 127 | Panzano (Monfalcone, GO)
www.bistrotbosio.it/