Versi di vini. La poesia nell’Islam

23 Gen 2016, 15:46 | a cura di

L'ebbrezza del vino e quella dell'amore hanno ispirato i poeti in ogni luogo e in ogni tempo. Leggete queste liriche dell'Islam antico. Vi sorprenderanno

Anche se il Corano non è per nulla tenero con i poeti, eccetto (naturalmente) quelli che credono, è riferito a Maometto questo pensiero: “ Allah ha dei tesori sotto il suo trono, le cui chiavi si trovano sotto la lingua dei poeti”. I temi trattati sono il rapporto con Allah, l’amore terreno e il vino, dove l’ebbrezza è lo stato di colui che non è più presente a se stesso, ma assorto e attratto dalla divina presenza di Dio.

 

Muhammad Al Mu’tamid

Fu l’ultimo regnante musulmano della dinastia degli Abbadidi e visse tra 1040 e il 1095. Ereditò dal padre il talento per la poesia e sotto la sua guida si circondò dei nomi più acclamati della poesia del suo tempo. Quello che segue è un inno all’amor profano:

 

Ella mi mescè il vino inebriante col solo suo sguardo

ed or con la coppa ed ora con le sue labbra,

e le corde del suo liuto mi esaltavano

come udissi sulle corde dei colli

fischiare la melodia delle spade.

Ella schiuse la veste su un corpo

qual tenero ramo di salice,

così come il boccio si apre

dischiudendo il fiore.

 

Meulana Jalaluddin Rumi

Poeta mistico persiano (1207–1273). Le sue opere poetiche sono il Canzoniere lirico e il Poema spirituale, raccolte che contengono alcuni dei brani più belli della lirica mistica di tutti i tempi. Uno di questi è Magnete Divino

 

Gioia non vidi in entrambi mondi, salvo te,

anima mia, molte meraviglie ho visto,

ma non vidi miracolo simile a te!

Alla finestra del cuore spesso ho accostato

l’orecchio dell’anima, molte parole ho sentito,

ma non ho sentito le labbra.

D’improvviso effondesti il favore tuo

sopra questo tuo servo e io non ne vedo ragione

se non la tua grazia infinita.

O eletto coppiere, o gioia degli occhi miei,

a te simigliante nessuno appare fra gli Arabi,

né fra i Persiani l’ho visto!

Versami tanto vino ch’io scenda giù da me stesso

perché nell’io, nell’essere, non ho trovato che pena.

O tu che sei zucchero e latte, o tu che sei

Sole e Luna, o tu che sei madre, sei padre,

non ho parenti che te!

O indistruttibile amore, o menestrello divino,

sei tu appoggio, sei tu riparo,

non trovo nome a te pari!

Siamo frammenti d’acciaio e

l’amor tuo è calamita,

sei origine d’ogni attrazione,

ché in me attrazione non vedo!

 

Shahid

Chiudiamo con una deliziosa e delicata quartina del poeta Shahid (Persia, prima metà del X° secolo): Il Vino

Quando-un grido dal cielo!-

Nel cielo si rotola il tuono,

Il vino t’allegra gustando,

godendo del liuto nel cuore!

 

a cura di Giuseppe Brandone

 

 

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