L'Icqrf (Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi dei Prodotti Agroalimentari) come autorità nazionale e di coordinamento degli enti coinvolti nelle operazioni di controllo del settore vitivinicolo. È il punto fondamentale che le organizzazioni di settore hanno posto con decisione sul tavolo delle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato, nel corso della presentazione delle linee guida del Testo unico della vite e del vino. Una filiera unita (Uiv, Federvini, Assoenologi, Federdoc e Agrinsieme: Cia, Confagricoltura e Alleanza cooperative italiane) che ha voluto toccare la grande, e ormai vecchia e ancora irrisolta, nota dolente per i produttori: l'eccesso di burocrazia, che in soldoni significa la perdita del trenta per cento, in media, dei tempi di lavoro e spesso l'assunzione di personale dedicato. La Repressione frodi, tra i vari enti preposti (ricordiamo tra gli altri Nas, Nac, Gdf, Corpo forestale, Asl), esegue oltre l'80% dei controlli di qualità. E proprio al Mipaaf, dove ha sede l'ispettorato, dovrebbe trovare spazio la banca dati aggiornata mediante un "Registro unico" a cui ogni ente potrà attingere per condividere le informazioni. Il Testo Unico condensa le regole del gioco in otto capitoli: definizioni, produzione viticola, produzione dei mosti e dei vini, produzione dei vini a denominazione di origine e indicazione geografica, produzione degli aceti, commercializzazione ed etichettatura, controlli e sanzioni. Quattro i punti che sintetizzano le proposte: 1) diminuzione degli oneri burocratici; 2) semplificazione e aggiornamento dei procedimenti; 3) eliminazione della duplicità dei controlli; 4) proporzionalità delle sanzioni.
"Abbiamo chiesto di rendere il tutto più coerente e l'Icqrf sarebbe il terminale ideale di coordinamento per evitare la ripetizione delle verifiche alla stessa azienda come accade ancora oggi" dice il presidente di Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro. "Un'idea che, assieme a tutto l'impianto presentato in Parlamento" aggiunge il numero uno di Federvini, Lamberto Vallarino Gancia "fa del vino il settore più all'avanguardia e un modello per gli altri. Con la centralizzazione dei controlli, vogliamo ridurre i costi delle adempienze burocratiche evitando anche i rischi di una diversa interpretazione tra una regione e l'altra".
L'importanza dell'evento, che molti partecipanti hanno definito storico per il settore, è stata testimoniata dalla presenza del neo ministro all'Agricoltura, Maurizio Martina, che ha ricordato l'impegno assunto dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sui temi della semplificazione: "È uno dei motivi per cui è nato questo Governo" ha puntualizzato Martina "e tutte le iniziative legislative che vanno in questa direzione non possono che essere positive. Il Testo unico è un'ottima base di partenza".
Frutto di oltre un anno di lavoro, il Testo unico contiene otto capitoli e 70 articoli e raccoglie armonizzandole tutte le norme che si sono susseguite in questi anni (legge 82/2006, decreti legislativi 61/2010 e 260/2000), dalla produzione alla vendita. Regole che hanno creato pian piano quello che è diventato "un temutissimo coacervo normativo molto intricato", come si legge nel documento congiunto, che ancora oggi provoca non pochi mal di pancia ai produttori. Il Testo nasce proprio per questo: per l'insostenibile 'buropatia' del sistema. Nella sala Aldo Moro alla Camera, i conti li ha fatti Mario Guidi, presidente di Confagricoltura: "Nel comparto si concentrano 13 mila controlli dei 42 mila effettuati mediamente in un anno su tutte le filiere agricole. Se non è persecuzione poco ci manca". È vero che la filiera del vino è una delle più controllate ma, come aveva ricordato lo stesso direttore dell'Icqrf, Emilio Gatto, in una recente intervista al Gambero Rosso, è necessario un più stretto raccordo tra gli organismi dell'agroalimentare. "Sono circa 20 gli enti controllori, pertanto siamo tartassati oltremodo" rileva Adriano Orsi, responsabile vino di Fedagri in rappresentanza dell'Aci-vino "con questo non significa che non vogliamo essere controllati, ma è davvero paradossale che nel terzo millennio mentre in vigna e in cantina il lavoro manuale è sostituito da quello automatizzato, nel rapporto tra Stato e imprese è aumentato il materiale cartaceo".
E proprio alla voce sanzioni ci sono altre novità: l'istituto della diffida che, nei casi non gravi, consente all'azienda di sanare rapidamente l'irregolarità amministrativa, evitando lunghe controversie; e quello del ravvedimento operoso: ovvero, chi sbaglia e segnala l'errore pagherà di meno, fermo restando che l'irregolarità sulle Dop sarà conteggiata diversamente da quella sulle Igp. Spazio anche al vituperato schedario viticolo all'interno del Sian (Sistema informativo agricolo), definito "strumento indispensabile" per il dialogo tra imprese e istituzioni. La filiera ha chiesto, in sostanza, di poter disporre di un database aggiornato, funzionante e soprattutto accessibile. Ma veniamo all'iter parlamentare. Nel giro di dieci giorni, le diverse sigle (tranne la Coldiretti, che da fine 2013 non prende più parte agli incontri) si ritroveranno per limare la proposta, approvare in via definitiva il documento che tornerà quindi sul tavolo dei presidenti delle rispettive commissioni di Camera e Senato, Luca Sani e Roberto Formigoni. A quel punto, valutata la conformità delle nuove norme ai dettami Ue, potrebbe nascere una proposta di legge da discutere in Aula (tempi più lunghi), oppure il testo potrebbe essere inserito nel Collegato Agricoltura. A caldeggiare questa soluzione è il presidente di Uiv, Domenico Zonin: "Vediamo con favore la proposta di inserirlo nel Collegato Agricoltura, perché ci permetterebbe di raggiungere il nostro obiettivo di vedere approvata la legge entro l'anno". Il vino italiano, insomma, ha una grande occasione.
a cura di Gianluca Atzeni
Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 27 febbraio. Abbonati anche tu se sei interessato ai temi legali, istituzionali, economici attorno al vino. E' gratis, basta cliccare qui.
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