Milano. Ancora nuove aperture
Arrivi a Milano, esci dalla stazione centrale, attraversi la strada fino ad arrivare al palazzo sormontato dalla grande insegna luminosa delle Assicurazioni Generali, tra via Pirelli e via Vittor Pisani, e ti fermi a prendere il primo, ottimo caffè della città. E non uno qualunque. Quello preparato nella maniera tradizionale, casalinga, il caffè fatto con la moka, la macchinetta dal tipico gorgoglio che da sempre caratterizza il risveglio delle case italiane. Dunque, dicevamo, arrivi di fronte alle ampie vetrate da cui sbirciare un ambiente luminoso, curato nei minimi dettagli, arredato con attenzione, fra accessori di design e illustrazioni grafiche accattivanti, e ti ritrovi davanti a una serie di macchinari ultimo modello ad alta tecnologia. Uno spazio distribuito su due livelli, per un totale di circa 300 metri quadri, progettato – come tutti i locali a marchio Pascucci – dall'architetto Marco Lucchi, in collaborazione con il centro creativo della torrefazione.
La torrefazione
Una realtà ormai affermata in tutta Italia, nata nella provincia di Pesaro Urbino ma ormai sparsa in vari punti dello Stivale, in particolare in Romagna, dove è presente in diverse declinazioni (da segnalare il Pascucci Bio di Riccione, fra gli indirizzi più interessanti). Nonostante le insegne in ogni dove del Centro Nord Italia, da anni ormai è quella meneghina di Corso Europa a distinguersi per la dinamicità dell'offerta. Almeno, fino a ora. Perché il neonato locale di Piazza Duca d'Aosta sembra avere tutte le carte in tavola per imporsi come migliore espressione della torrefazione (e una delle caffetterie più valide di Milano).
Design e offerta
Legno di faggio per i tavoli e le sedute, marmo Calacatta grigio e illuminazione del light designer Renzo Serafini, con lampade da parate in ottone e ferro che si articolano in gradi strutture luminose nelle zone più ampie. Soprattutto, banchi con numerose attrezzature e macchine firmate XLVI Operai del vapore, laboratorio artigianale dedicato al caffè che produce strumenti dalla manifattura precisa e le elaborazioni sartoriali. Entrando nel nuovo Pascucci Moka, ci si trova di fronte al banco della gastronomia, con brioches, lieviti, dolci ma anche specialità di stampo anglosassone perfette per chi ama le colazioni straniere più sostanziose o per un brunch. Per pranzo, piadine, yogurt con cereali e frutta, l'ormai immancabile club sandwich, insalate e hamburger.
Il ritorno alla moka
Protagonista indiscusso resta il caffè, fra miscele e singole origini della casa, estratte in espresso ma anche con metodi alternativi. La vera ricerca, però, qui si fa sulla moka, che per la prima volta in un bar italiano diventa l'elemento centrale e lo strumento ideale per far conoscere al pubblico il mondo dell'oro nero di qualità. Perché dietro le macchine espresso di ultima generazione, gli accessori d'eccezione che arredano il locale, si cela in realtà una filosofia molto semplice, che ritorna alle origini, all'ambiente domestico. Un tuffo nel passato per poter andare avanti. Ritrovando quel ritmo di vita lento e rilassato, cadenzato solo dal borbottio della macchinetta. Riscoprendo la pazienza, l'arte dell'attesa, la gioia di un buon caffè in compagnia. “La fretta e la superficialità hanno portato tante persone a dimenticare la moka, immancabile in ogni casa italiana insieme alla napoletana, a favore delle capsule, che sono più pratiche, ma decisamente inquinanti”, spiega Mario Pascucci, titolare della torrefazione.
Basta capsule. La moka è uno strumento sostenibile
Da questa constatazione, l'idea: “Vorremmo aiutare le persone a recuperare il piacere del rito del caffè fatto in casa con cura e attenzione, e a ritrovare il tempo di sedersi insieme per condividere una tazzina che veramente unisce”. Avendo come unico scarto “un humus ricco di vita e non un prodotto plastico da ritrovare nello stomaco di un pesce”. Perché è vero, come abbiamo ribadito più volte, che esistono tanti modi per degustare il caffè che vanno oltre al canonico espresso – il v60 o l'aeropress, tanto per citarne alcuni – ma è altrettanto doveroso mantenere vive le tradizioni familiari. Moka in primis. Anche perché un buon caffè (e quindi chicchi di qualità, selezionati con cura, tostati ad arte e macinati al momento) può dare origine a bevande straordinarie qualsiasi sia il sistema di estrazione, purché sia eseguito attentamente. Nel Banco Moka di Pascucci, 7 fornelli elettrici, ognuno per una moka da 3, che il cliente può consumare da solo o condividere con gli altri, con un tempo di preparazione di soli due minuti.
Milano capitale del caffè
Per gli amanti dell'espresso, una macchina “leva” a dir poco scenografica de La Marzocco, che alla tecnologia più avanzata coniuga un design innovativo in grado di catturare l'attenzione anche dei neofiti del settore. E poi Azomico, esclusiva XLVI composta da 4 silos per la conservazione del caffè, in grado di preservare a lungo gli aromi grazie alla presenza di azoto. Fra i chicchi in assaggio, Caffè Confuso, con la storica “crema confuso” alla vaniglia, fra i grandi classici di Pascucci, e poi lo specialty del mese (per tutto luglio sarà il Perù Coe della Finca San Pedro El Shimir di Fredy Guevara, coltivato a 1800 metri, con sentori di pesca e vaniglia, una nota profonda di cioccolato fondente e delle nuance piacevolmente acidule e speziate). Novità dell'estate, invece, è il Caffè Pompato, un cold bew– estratto a freddo – simile a una birra Stout scura, cremoso e caratterizzato da una schiuma densa e il gusto vellutato, spillato direttamente nel bicchiere. “In questo 2018 Milano si avvia a diventare la vera capitale mondiale del caffè” - dopo le più recenti aperture di Cafezal, Milano Roastery e Cofficina Ticinese 58, a breve sarà anche il turno del grande Starbucks Reserve in piazza Cordusio - “l'auspicio è che questa vitalità possa contagiare altre città, a cominciare dai porti storici quali Trieste, Genova e quell'unicum che è Napoli”. Per tornare a essere davvero la “patria della trasformazione del caffè”.
Pascucci Moka – Milano – Piazza Duca d'Aosta - www.pascucci.it/
a cura di Michela Becchi