In viaggio con i cocktail
Il luogo è il Lounge Bar Piano35 al Grattacielo IntesaSanPaolo di Torino. E lui è Mirko Turconi, 42 anni, una passione per i cocktail cominciata a 16, vincitore della Diageo Reserve World Class 2017. Ma la novità maggiore dei nuovi drink - che si aggiungono a quelli già in carta e che potranno essere gustati fino all’autunno – è che puntano tutti al viaggio, raccontando mondi e terre lontane, ma non dimenticano mai il territorio in cui nascono, e il concept della torinesità. Come ‘Piemontais’, “un drink sicuramente tropicale trasformato in un cocktail sì fresco ed estivo – spiega Turconi - ma con elementi tipici del nostro territorio”, o come ‘Il Bicerin del Drugo’, una storia tra realtà e fantasia “che parla della tradizionale bevanda piemontese in una chiave più internazionale grazie, in questo caso, all’utilizzo della vodka”.
Di più: sono stati creati partendo da un concetto e preparati seguendo storytelling di particolare suggestione. Ogni cocktail diventa così un’esperienza raccontata prima di essere assaporata: ingredienti, percorso, lavorazione, sapori, profumi a ricreare un vero viaggio. Questa è forse la novità più interessante e più “letteraria” dei nuovi cocktail di Piano 35. Così c’è per esempio Zuppa & Co., un viaggio nel mondo della zuppa asiatica, di solito preparata con ginger, cocco, birra e curry. Ogni ingrediente ha una motivazione culturale ben precisa. Per esempio qui si usa la cachaça che è distillato brasiliano, ma affonda le sue origini in Oriente, perché la canna da zucchero con cui viene preparata fu importata proprio dall'Asia. Poi birra Brown Porter (birra che viene usata come ingrediente in diverse zuppe asiatiche). Gli elementi speziati e freschi li dà lo sciroppo di sedano & curry, quelli dolci l’estratto di carota con latte di cocco. E per finire Ginger beer per la parte piccante unita a un dashi, un brodo orientale a base di alga e tonno essiccato che dona la sapidità solitamente data dall'utilizzo del pesce nella zuppa. Infine un bitter che racchiude le spezie piccanti della cucina orientale.
Il bicerin. Da Hemingway a Drugo
Insolita anche la storia del Bicerin del Drugo. Che si rifà al classico bicerin torinese, in origine servito con i tre ingredienti separati - caffè, cioccolata e panna – che ognuno dosava a piacere, secondo la formula “an po’ ad tut” (un po’ di tutto) poi codificata nella ricetta di fine ‘800. Risultato, una bevanda così unica che Hemingway la inserì addirittura fra le cento cose da salvare nel mondo. Come l’hanno ripensata Turconi e i suoi collaboratori, la bionda Carlotta e il bruno Mattia? Immaginando che fra gli estimatori del bicerin ci fosse anche il Drugo, il grottesco protagonista del Grande Lebowski, il film-cult dei fratelli Cohen, che avrebbe sicuramente trasformato la storica ricetta in un White Russian, il suo drink preferito a base di vodka, liquore al caffè e panna. Quindi vodka, ma infusa con le foglie di lime kefir (un lime dalle foglie molto aromatiche),vermouth doppia china, uno sciroppo di cioccolata e noce moscata, liquore al caffè, bitter alla fava di Tonka e panna, cocco & vaniglia. Servito come fosse un vero bicerin. Le presentazioni sono un altro punto di forza dei cocktail: mug che raffigurano un teschio di zucchero, uno dei simboli dell'arte popolare messicana, per il Cafè del Diablo, fiaschette (in omaggio) per allungare a piacere il Jankee Julep… La più spettacolare è forse la presentazione di Fog in the Sky, incontro tra la Pianura Padana e l'Isola di Islay, una delle più importanti per la produzione di whisky in Scozia: il bicchiere infatti viene collocato all'interno di una lanterna e un’affumicatura di legno bagnato ricrea l'atmosfera della nebbia e ne infonde il drink.
Insomma, un new deal in fatto di cocktail, che non devono soltanto essere ben equilibrati e risolti, piacevoli al naso e al palato, ma devono far vivere un’esperienza sensoriale totale ed evocare una storia. Così la mixology apre un nuovo capitolo e lo storytelling entra di diritto anche nei cocktail bar.
Lounge Bar Piano35 – Torino – corso Inghilterra, 3
a cura di Rosalba Graglia