Basque Culinary World Prize 2017. Niko Romito e Intelligenza Nutrizionale nella decina finalista

14 Giu 2017, 08:00 | a cura di

Rivelati a San Sebastian i candidati al riconoscimento che premia la capacità rivoluzionaria della cucina e dei suoi ambasciatori, impegnati a migliorare il mondo attraverso progetti sociali e culturali. Come Niko Romito, tra i finalisti con il progetto a sostegno della ristorazione collettiva in ospedale. Tutti i protagonisti, in attesa della premiazione, il 18 luglio. 


Il premio

Seconda edizione per il Basque Culinary World Prize che si propone di premiare lo chef che con il suo operato agisce positivamente sulla comunità e la società che lo circondano. Il riconoscimento, che l’anno scorso finiva in Venezuela, per premiare la costanza e l’impegno di Maria Fernanda Di Giacobbe a supporto della locale microeconomia femminile legata alla produzione di cacao, si avvale del supporto di una commissione d’eccellenza, che fa capo al Basque Culinary Center di San Sebastian. E per l’edizione 2017 ha ricevuto 230 candidature – il 25% in più rispetto al 2016 – che, dopo una prima scrematura, hanno portato a stilare un elenco di 110 potenziali finalisti da 30 diversi Paesi del mondo. Al Comitato tecnico, presieduto da Elena Arzak, il compito di selezionare i 10 finalisti, rivelati qualche ora fa al Palacio Miramar di San Sebastian. Ora spetterà alla giuria guidata da Joan Roca, che riunisce i membri del Consiglio internazionale del Basque Culinary Center e nomi prestigiosi del mondo della letteratura e della ricerca, premiare lo chef che più degli altri ha dimostrato di poter fare bene fuori dalla sua cucina. Al vincitore, anche quest’anno, andrà un premio in denaro di 100mila euro, da destinare al finanziamento di un progetto sociale che evidenzi la forza della cucina e la sua capacità di cambiare il mondo. Ma per conoscere il suo nome bisognerà aspettare fino al 18 luglio, quando in Messico sarà proclamato il Basque Culinary World Prize 2017.

Niko Romito è in finale

Per ora la soddisfazione più grande arriva scorrendo la lista dei 10, che – per il secondo anno consecutivo – vede la presenza di uno chef italiano. Nel 2016 era toccato a Massimiliano Alajmo, per l’impegno dimostrato negli ultimi anni con l’associazione Tavoli Trasparenti; oggi sotto i riflettori c’è Niko Romito, sempre più protagonista sul palcoscenico internazionale (ricordiamo il balzo in avanti nella classifica dei World’s 50 Best Restaurants 2017, con un meritato 42esimo piazzamento), che sul tavolo della giuria porta la concretezza della sua Intelligenza Nutrizionale. Del progetto, sviluppato in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma, abbiamo già parlato diffusamente (qui e qui), evidenziandone le qualità rivoluzionarie a vantaggio di un gran numero di persone – per ora i pazienti degli ospedali coinvolti nella sperimentazione, ma la dote principale del protocollo è proprio la sua replicabilità – che pur in condizioni di disagio (problemi di salute e ricoveri prolungati) possono contare sul supporto di una dieta buona e sana. Per ripensare la logica del catering ospedaliero, Romito ha applicato tecniche e competenze maturate in anni di sperimentazioni al Reale, in grado di privilegiare valori nutrizionali e qualità organolettiche dei pasti serviti in corsia senza gravare sui costi.

Gli altri finalisti e i loro progetti

Con lui, si contenderanno il premio i colleghi di altri 7 Paesi del mondo, dagli statunitensi Anthony Myint e Dan Giusti– il primo fondatore del sistema ZeroFoodprint, per misurare l’impronto di carbonio del cibo, il secondo impegnato con Brigaid, di nuovo rivolto a migliorare la ristorazione collettiva, ma nelle mense scolastiche – al brasiliano David Hertz, fondatore di Gastromotiva e più recentemente partner di Massimo Bottura per il Refettorio di Rio. Sempre negli Stati Uniti, in California, opera il duo Daniel Patterson e Roy Choi, candidati insieme per il progetto Locol, una catena di fast food a prezzi accessibili che guarda alla qualità delle materie prime e si propone di portare spazi sicuri di aggregazione nei quartieri più disagiati delle grandi città.

Mentre statunitense d’adozione è lo spagnolo Josè Andres, già eletto tra gli uomini più influenti del pianeta dal Times per la sua capacità imprenditoriale, ma impegnato su più fronti per promuovere la valenza sociale della cucina e l’importanza dell’educazione alimentare (in passato al fianco dell’amministrazione Obama, oggi in aperto disaccordo con Trump). Nella decina figura anche un terzetto femminile: la chef turca Ebru Baybara Demir, che per i rifugiati siriani di Harran ha concepito l’Harran Gastronomy School Project, nel Sud Est del Paese; la colombiana Leonor Espinosa per il sostegno ai piccoli produttori locali e alla rete del cacao sostenibile, attraverso l’associazione Funleo; l’australiana Melinda McRostie, impegnata in Grecia per l’emergenza umanitaria dei campi profughi. Chiude, dal Messico, Ricardo Munoz Xurita, autore del Dizionario Enciclopedico della Gastronomia Messicana, che conferma il suo impegno per riabilitare e tramandare il patrimonio gastronomico tradizionale del Messico, e la sua biodiversità. Che vinca il migliore, noi facciamo il tifo per l’Italia.

 

www.basqueculinaryworldprize.com

 

a cura di Livia Montagnoli

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