Il Latte Nobile, la risposta alla produzione industriale
Si dice spesso che nel mondo del vino lo scandalo del metanolo ha rappresentato una leva per incentivare un salto qualitativo del settore. Se davvero è andata così, altrettanto non è stato nel mondo del latte. Il latte che arriva al caseificio è spesso “anonimo”, un mix di prodotti diversi che il casaro non può controllare: nel nome della quantità, gran parte degli allevatori hanno sposato metodi meno dispendiosi, nutrendo gli animali con mangimi concentrati, o optando per un allevamento intensivo, dove le mucche hanno pochissimo spazio per muoversi.
Ma nel mondo dei produttori di latte c’è qualcuno che sta portando avanti da anni una battaglia che rivaluta la qualità: l’ANFoSC, l’Associazione nazionale formaggi sotto il cielo. Il progetto Latte Nobile è un marchio che identifica un modello produttivo con relativo disciplinare, e punta a garantire agli animali un ambiente integro, alimentazione a base di erbe e fieno, pochi mangimi, naturalmente privi di OGM e insilati.
Roberto Rubino, presidente di ANFoSC ricercatore in pensione del CRA , l’ente pubblico di ricerca e analisi in agricoltura ed economia agraria, ha spiegato: “negli ultimi anni, se non decenni, la qualità del latte si è abbassata sempre di più, così come quella dei formaggi. Produrre il latte a livello industriale significa puntare sulla quantità al minor costo possibile, anche quando si parla di Latte di Alta Qualità. È chiaro che chi invece fa un prodotto superiore viene tagliato fuori dalla distribuzione”.
Cos'è il Latte Nobile
E invece quali sono le caratteristiche del Latte Nobile e degli allevamenti che lo producono?“ll rapporto fra erba e foraggi concentrati deve essere 70/30. Le erbe in numero minimo di 5, per garantire uno spettro aromatico e gustativo maggiore e, allo stesso tempo, evitare che scompaiano le sementi in maniera definitiva. Stessa cosa vale per il fieno: raccoglierlo e metterlo sotto un telone è sbagliato. I fienili hanno una funzione specifica, quella di preservare la qualità del fieno”. Regole che non valgono solo per gli animali al pascolo, ma anche per quelli di stalla: “Stiamo creando un doppio marchio, per permettere di produrre latte di qualità anche in stalla”.
La strada è quella della qualità, degli allevamenti certificati e di una politica dei prezzi che consideri le classi di merito (ne abbiamo parlato qui) in modo da mettere il produttore nelle condizioni di poter scegliere davvero che tipo di latte o formaggio vuole produrre. Ma il problema è più ampio: sono i consumatori a dover invertire questa corsa al ribasso con acquisti consapevoli: “Non si tratta semplicemente di fare un latte di qualità superiore ma di cambiare un sistema. Serve spiegare ai consumatori qual è la differenza fra un prodotto di alta qualità e uno più scadente: che il livello di proteine, ad esempio, non è un indicatore della qualità di un formaggio”.
Proprio per sensibilizzare in merito, l’ANFoSC sarà allo Gnam Village della Città della scienza di Napoli, dal’11 al 13 novembre, per “I formaggi vanno in classe”: una 3 giorni dedicata ai formaggi di qualità, al Latte Nobile e ai produttori che hanno scelto di produrre in maniera differente.
I formaggi vanno in classe | Napoli | Città della scienza | via Coroglio, 104 | dall’11 al 13 novembre | http://www.cittadellascienza.it/gnamvillage/formaggi-vanno-in-classe-gnam-village-11-12-13-novembre
a cura di Francesca Fiore