I detenuti lavorano in vigna. La formazione, gli obiettivi
Cantine San Marzano e carcere di Taranto assieme per produrre vino. L'accordo triennale è stato siglato tra il presidente della cantina pugliese, Francesco Cavallo, il presidente del Centro di ricerca di Locorotondo, Antonio Palmisano, e la direttrice della casa circondariale “Carmelo Magli”, Stefania Baldassari. I nuovi impianti saranno realizzati in terreni oggi incolti e nelle disponibilità del carcere. Saranno una decina i detenuti coinvolti: dovranno prendersi cura di un vigneto di circa due ettari di superficie. Prima di tutto, però, ci sarà da seguire dei corsi sulle pratiche agricole tradizionali. E, limitando il ricorso alla meccanizzazione, tra qualche anno produrranno un vino da uve autoctone, che sono state scelte all'interno delle varietà storiche e a rischio estinzione contenute nel catalogo sul “Recupero del germoplasma dei fruttiferi, della vite e dell'olivo pugliese”, realizzato dal Centro di ricerca sperimentazione e formazione in agricoltura "Basile Caramia" di Locorotondo, insieme al Sinagri, spin off dell'Università di Bari.
Le forme di allevamento utilizzate saranno quelle tradizionali, a cominciare dalle coltivazioni ad alberello. Mentre, le varietà che con molta probabilità potrebbero essere vinificate sono Negroamaro spargolo, Malaca, Bombina, Montepulciano nostrano e Moscato giallo. Cinque colture viticole che la Regione Puglia, attraverso un finanziamento ad hoc per la salvaguardia della biodiversità regionale, punta a preservare, assieme ad altre specie frutticole, orticole, leguminose/cerealicole e olivicole.
I precedenti. E il primo caso al Sud
Il vino sarà commercializzato da Cantine San Marzano, cooperativa di viticoltori nata nel 1962 che oggi conta 1.200 soci, 1.500 ettari di vigneto, una produzione di 10 milioni di bottiglie, con una quota export del 70%, e un fatturato 2015 di 34 milioni di euro. Il ricavato delle vendite sarà messo interamente a disposizione per le attività del carcere. L'iniziativa si inserisce nel filone portato avanti dal brand toscano Frescobaldi che dal 2011 collabora, com'è noto, con il Carcere di Gorgona. Ma in questo ambito si ricorda anche quella del Carcere di Velletri e di un gruppo di detenuti che, riuniti in cooperativa, nel 2003 cominciarono a produrre vino in tre diverse tipologie. L'accordo col carcere di Taranto punta ovviamente a incrementare il tasso di rieducazione dei detenuti e al loro reinserimento lavorativo in una zona come il Salento ad alta concentrazione di aziende vitivinicole. “Questo progetto” sottolinea il presidente della San Marzano, Francesco Cavallo, “dimostra l'ulteriore impegno della nostra cooperativa in campo sociale e il legame profondo con il proprio territorio e i pugliesi, anche quelli più sfortunati, per cui la cantina sente una responsabilità personale”. Non ci sarà solo il vino tra gli orizzonti dei detenuti. Infatti, l'intesaprevede anche una scuola di sartoria, un catering di cibi precotti e la coltivazione di un orto.
a cura di Gianluca Atzeni