Va sempre bene purché se ne parli? È un dubbio che sorge spontaneo all'esplodere dell'ennesima querelle semi-seria scatenata dalle ultime “rivelazioni” di Carlo Cracco. E gli ingredienti perché l'episodio diventi un caso di portata nazional popolare ci sono tutti: una chef star che vanta schiere di ammiratori in tutta Italia baciato dal successo di Masterchef, un programma lacrimevole del sabato sera come C'è Posta per te e la ricetta regionale che vanta il podio tra gli intoccabili del patrimonio culinario tricolore.
La pietra dello scandalo non è nient'altro che uno spicchio d'aglio in camicia, che lo chef ospite della trasmissione sulla rete Mediaset, ha rivendicato con fare sornione come segreto per la riuscita di una amatriciana perfetta. Quella originale. Ecco, il caso si potrebbe chiudere qui, considerando quanto lo chef veneto (milanese d'adozione) ami essere provocatorio nell'ambito di un personaggio che si è cucito addosso negli ultimi anni.
Se non fosse per la nota che il Comune di Amatrice - piccolo borgo montano in provincia di Rieti e custode della ricetta originale – ha voluto diffondere via Facebook per ribadire da che parte stia l'autenticità. Scomodando allo scopo le De.Co (marchio di denominazione comunale) che proprio qualche settimana fa sono state istituite a tutela del guanciale Amatriciano e del Pecorino di Amatrice, due degli ingredienti cardine della ricetta originale. L'Amministrazione Comunale si è detta infatti “sconcertata” da quanto affermato dallo chef durante la trasmissione, elencando a chiare lettere gli unici ingredienti ammessi per la preparazione del piatto di origine rurale, associato all'alimentazione dei pastori della zona: guanciale, pecorino, vino bianco, pomodoro San Marzano, pepe e peperoncino.
E la nota continua su toni amichevoli, ma tutt'altro che arrendevoli, attribuendo ad un lapsus in buona fede le parole di Cracco e invitandolo a visitare il luogo “dove ha avuto origine il primo piatto più famoso al mondo”. Insomma, piena libertà alla cucina d'autore, ma sull'amatriciana non si scherza. Oppure sì?