Ragazzi in cucina: favorevoli o contrari? Mentre in Italia sembra non placarsi il dibattito scatenato dall’arrivo di un format internazionale di successo come Junior Masterchef (peraltro già confermato per la seconda edizione), ma si moltiplicano le manifestazioni che coinvolgono i bambini dietro ai fornelli - alle prese con grandi chef e laboratori di cucina – in America è nata una nuova stella.
Si preannuncia un futuro folgorante per il quindicenne Flynn McGarry, sguardo volitivo che ammicca dalla copertina del New York Times, già indicato tra i teenager più influenti al mondo nella prestigiosa classifica di Forbes: qualcuno negli Stati Uniti scomoda addirittura il pop idol Justin Bieber, proponendo un confronto tra la giovane star del mercato musicale internazionale e l’astro nascente dei fornelli. Perché si può parlare di baby chef a tutti gli effetti: nessuna improvvisazione in cucina e anzi un talento riconosciuto da più illustri colleghi come Grant Achatz e Kris Morningstar che se ne contendono la collaborazione.
Lui nel frattempo è ormai tra gli ospiti fissi del Fifty Seven di Los Angeles, protagonista delle serate evento al BierBiesl e spesso parte dalla Fernando Valley (dove vive) per recarsi all’Eleven Madison Park di New York e raggiungere l’executive chef Daniel Humm, che l’ha voluto come visiting chef. Ma bisogna ammetterlo, nella vicenda del giovane Flynn, che già può vantare collaborazioni e esperienze significative in cucina, si possono rintracciare tutti gli elementi di una storia a lieto fine: la cucina giocattolo da bambino, le ore passate a guardare il canale tematico Food Network, una formazione da autodidatta, il sostegno della famiglia, una riproduzione della cucina di Alinea nella cameretta, milioni di seguaci su Youtube, un blog di successo, gli scatti del padre fotografo, l’ammirazione per i grandi maestri dell’alta cucina, l’estro creativo, gli stage nei più importanti ristoranti degli Stati Uniti.
A dieci anni il piccolo prodigio già aveva deciso di diventare un cuoco stellato, folgorato dal libro di Thomas Keller (a cui oggi dice di ispirarsi), quel French Laundry Cookbook che anni fa riassumeva la storia di uno fra i più celebri ristoranti d’America, il French Laundry. Così, complice la madre, le sue prime performance gastronomiche sono cominciate ad apparire su Youtube, poi la sorella ha inaugurato il blog The sister of a culinary prodigy; e il soggiorno di casa è stato trasformato in un “supper club”, l’Eureka, per accogliere una ventina di ospiti che - prenotando con largo anticipo – si assicurano un menu degustazione da dodici portate al costo di 160 dollari a persona.
E ora Flynn, che in fase di creazione realizza sempre lo schizzo del piatto che andrà a realizzare, è fautore di una progressive cuisine – come ama definirla – che beneficia di un’ispirazione eclettica e di un costante adattamento delle preparazioni, frutto di contaminazioni tra le cucine del mondo. Progetti futuri: terminare e pubblicare il primo libro, ideare un format che gli consenta di girare il mondo per ampliare la sua visione gastronomica e collaborare con gli chef più celebrati nel mondo (forse un docu-reality?) e aprire un ristorante. Tutto alla portata del giovane talento californiano.