Era il 2 agosto del 2016 quando Instagram lanciò Instagram Stories (Buzzoid), con l’obbiettivo di impensierire Snapchat, pericoloso competitor di Facebook (che di Instagram è proprietario) decisamente più apprezzato dai millennials. Entrambi infatti permettono di pubblicare contenuti, foto o video, che vivono solo per 24 ore e poi svaniscono nel nulla. Ma vediamo in dettaglio come funziona Instagram Stories, che punta a dare libero sfogo alla creatività.
Instagram Stories
Con Instagram Stories, una volta caricata la foto o il video, oltre ai classici filtri, si possono aggiungere stickers, testi personalizzati o disegni, e si possono anche inserire link cliccabili (cosa per ora impossibile con le immagini e video singoli) o taggare altri profili. Le storie però non possono essere commentate né possono ricevere alcun ‘mi piace’, si tratta di una scelta che rientra nella logica del post pensato per scomparire e non lasciare alcuna traccia. Se si vuole commentare una storia, è possibile inviare un messaggio privato al profilo interessato direttamente su Instagram.
I vantaggi
L'utente può dunque condividere contenuti personalizzati di varia natura, da poter mostrare in modo semplice e rapido a tutti i follower. Inoltre ogni volta che si condivide una storia su Instagram, essa appare in due aree: sul profilo di chi l'ha pubblicata e in cima alla timeline, dove ogni follower può cliccare per vederla. Insomma, ottima visibilità al momento. Altro vantaggio? Soprattutto per i brand, è che non si corre il rischio di essere travolti dai commenti dei follower. Instagram ha poi di recente aggiunto un algoritmo simil-Facebook per filtrare i feed e mostrare agli utenti i post che reputa più interessanti in alto. Non si sa ancora se Instagram mostrerà le storie in ordine cronologico o se seguirà l'algoritmo, ma attualmente le stories sono un'opportunità per essere posizionati in vetta alla schermata principale anche se i contenuti non sono in cima ai feed. Sperimentare con le storie, ed essere un esempio virtuoso nel raccontarle, potrebbe dunque aiutare i brand a fare in modo che i follower pongano più attenzione ai post nei loro feed, accrescendo così il coinvolgimento.
Perché un ristorante dovrebbe usare Instagram Stories
Se il ristorante è già presente in Instagram, ha già dei follower. E Instagram Stories dà la possibilità di comunicare con loro in maniera nuova (senza dover aprire un account Snapchat tra l'altro). Si possono infatti coinvolgere tutti gli utenti in ciò che avviene per esempio nel “backstage”, ovvero in cucina, o al mercato, rendendoli decisamente più partecipi e aumentando il livello di interazione. Anche perché in questi contesti il linguaggio può diventare più informale. Le storie possono rappresentare una strada per aggiungere un po' di autenticità: bene le foto patinate dei piatti che sono pane per i denti di Instagram, ma perché non coinvolgere i potenziali clienti sulla storia di come questi piatti vengono realizzati o di come avviene la preparazione della sala prima dell’inizio del servizio. Via libera anche, per esempio, a delle mini interviste allo staff o addirittura ai clienti. Insomma grazie alla sua struttura narrativa a spezzoni, per un ristorante Instagram Stories è una bella opportunità per (di)mostrare la gestione quotidiana. Non solo, grazie a questo strumento è inoltre possibile taggare altri account, magari di influencer del settore, e inserire link cliccabili, come il sito del ristorante, per esempio.
Alcuni esempi
Sono ancora pochi i ristoranti ad averne colto l'utilità. Prendendo il podio della The World's 50 Best Restaurants, la classifica annuale dei cinquanta migliori ristoranti al mondo stilata dal mensile britannico Restaurant, soloEl Celler de Can Roca utilizza Instagram Stories coinvolgendo i follower nella preparazione del servizio e dei piatti. Esempio non seguito né dall'Osteria Francescana né da Eleven Madison Park (che ha un profilo inattivo su Instagram). Si muove qualcosina sul fronte degli account personali degli chef, pensiamo a Rene Redzepi che ogni tanto mostra il livello di difficoltà delle sue preparazioni, a Jordi Roca che rivela la parte ludica del mestiere o a David Chang che ti fa venire l'acquolina a ogni ora del giorno. Vedere per credere. Detto questo pensiamo che a un pubblico di appassionati possa realmente interessare quello che sta dietro a un piatto, dallo sforzo intellettuale alla fatica fisica. E al tempo stesso sia una grande opportunità per il ristorante o lo chef, dato che ha le caratteristiche ideali per mostrare il processo produttivo e le sue partizioni. Instagram Stories potrebbe essere una sorta di antidoto contro tutti quelli che “mia mamma lo sa fare meglio”. Spiegare ai frequentatori dei social la complessità che c’è dietro al lavoro di cucina.
a cura di Annalisa Zordan