โHo ricevuto tanti premi in giro per il mondo ma questo vale doppio, ai miei occhi. Poi, sono ancora piรน soddisfatto perchรฉ il riconoscimento รจ andato allโorto, progetto che ho voluto fortemente. Devo dire grazie alla famiglia Ceretto che mi ha consentito di impostare il lavoro come desideravo io, aggiungendo ora anche la serraโ. ร un Enrico Cripparealmente felice nel ricevere il prestigioso premio Roero: orti e frutteti. Un paesaggio di casa, istituito dallโEnoteca Regionale del Roero, che nella cerimonia al Castello Malabaila di Canaleha anche festeggiato la nuova liaison con il Consorzio Tutela Vini del Roero. Cosรฌ lo chef del Piazza Duomo di Alba va a aggiungere il proprio nome a quelli di colleghi molto celebri: Antonio Santini, Michel Bras, Alain Ducasse, Victor Arguinzoniz, Stefan Neugebauer, Marc Haeberlin, Renรฉ Redzepi e Niko Romito.
Il premio Roero: orti e frutteti. Un paesaggio di casa
Una scelta, quella della giuria composta da Luciano Bertello (ideatore del premio), Giovanni Tesio (docente universitario e scrittore-gourmet) e Davide Palluda (chef-patron dellโEnoteca e direttore artistico della manifestazione), che da un lato puรฒ sembrare scontata visto che Crippa รจ ormai un brianzolo adottato dalla Langa, ma dallโaltro รจ significativo in quanto il premio esalta da sempre gli orti. Enrico puรฒ vantarne uno di due ettari e mezzo, โfirmatoโ da Walter Damusso โ ormai celebritร anche fuori dalle Langhe โ da dove arriva tanta materia prima per i piatti di Piazza Duomo e del bistrot La Piola. Crippa รจ un caso singolare della nostra ristorazione: allievo tra i piรน bravi di Marchesi, non appartiene a una delle famiglie storiche della nostra cucina, nรฉ lavora in un grande hotel e tanto meno lancia messaggi o provocazioni al popolo. Viene quasi il sospetto che il bagaj di Carate Brianza, che a sedici anni โspadellavaโ nel tempio di via Bonvesin della Riva sia lui il vero personaggio. Capace di issarsi in un solo anno dal 39ยฐ al 27ยฐ posto nella The Worldโs 50 Best Restaurant che non sarร il Vangelo ma comunque ha un valore internazionale. E poi Tre Forchette del Gambero, ovviamente.
Enrico, partiamo dalla prima cosa che ti viene in mente a dieci anni dallโesordio qui?
La grandezza e la signorilitร di Cracco. Quando nel 2003 venne a sapere che stava nascendo un progetto con grandi ambizioni, consigliรฒ me. Bruno Ceretto chiese a Carlo, amico di lunga data, se aveva un cuoco bravo come lui da consigliargli per il Piazza Duomo, si sentรฌ rispondere โUno bravo come me non ce lโho, ma uno piรน bravo di me sรฌโ. Lโho saputo anni dopo, chiaramente. Ma questo smentisce tante cattiverie che sento dire su Cracco: รจ una persona diretta, sempre, ma corretta.
Beh, Carlo non ha rischiato brutte figure. Troppo facile un consiglio cosรฌ.
No, no.. .Perchรฉ non si partiva per fare un buon ristorante ma un grandissimo ristorante. Ricordo come fosse oggi la prima riunione, praticamente due anni prima dellโapertura. Ceretto lo spiegรฒ โIo voglio arrivare alle tre stelle Michelin, perchรฉ questo straordinario territorio lo meritaโ. E per tre volte, mi disse: โHa capito?โ. Ecco perchรฉ ancora oggi sento il dovere di impegnarmi strenuamente: ho avuto da loro carta bianca e mi hanno fatto entrare come socio al 49%.
Insisto, non eri un cuochino. ร come se una squadra neopromossa in Serie A per arrivare in Champions League ingaggiasse un titolare azzurro, giร esperto e con un buon palmarรจs
Onestamente: ero un mezzo sconosciuto. Difatti ho fatto benissimo a fare due grandi stages prima di aprire nel 2005: sei mesi da Ferran Adriร per capire cosa stava succedendo lรฌ e quattro da Michel Bras che mi ha sempre affascinato per la sua visione vegetariana e il fatto che sostanzialmente non si muove dal suo locale. Un poโ come il sottoscritto, insomma.
Ma cosa stavi facendo nel 2003, per curiositร ?
Ero tornato nel โ99 dallโesperienza giapponese e stavo vagando per lโItalia ma senza trovare la vera svolta. Sono stato anche allโAlbereta con il mio vecchio maestro, lavorando con Paolo Lopriore. E poi lavoravo con Luciano Tona in un grande albergo di Paderno dโAdda. E poi รจ arrivato Cracco.
Il messaggio insito: si puรฒ arrivare alle Tre Stelle Michelin e alle Tre Forchette del Gambero Rosso anche se lโesperienza precedente รจ โscrausaโ. Sembra impossibile.
Invece lo รจ. A patto che lavori per ore e ore, continui a crederci e non stacchi quasi mai. Il mio solo hobby รจ la bicicletta, stop. E poi se il mestiere lo puoi imparare, qualcosa devi averlo di vocazione proprio come un campione del calcio, restando nel paragone precedente. Ma attenzione, essere piรน bravi degli altri non ti fa vivere concretamente meglio. Sei sempre concentrato, teso. ร dura.
Uno pensa che per un lombardo โ brianzolo pardon โ il sogno sia lavorare in un grande locale di Milano o in qualcosa di bello a casa sua. Per di piรน, con i piemontesi cโรจ storicamente un rapporto non facile. Sbaglio?
Diciamo cosรฌ, Brianza e Milano sono due mondi diversi mentre ho trovato una buona sintonia tra la mia terra e la Langa: si lavora forte in entrambe le zone, senza tirarsela. Semmai qui, sono piรน asciutti e girano con la Panda anche se hanno la Jaguar, perchรฉ non amano mostrare. Da noi, se hai un Suv allโultimo grido lo usi ogni giorno, per vanitร ma anche per motivare i dipendenti a impegnarsi di piรน per averla pure loro. Ma poi, in definitiva, รจ che qui ho trovato un posto bellissimo, con tanto verde e che si prestava perfettamente alla mia idea di cucina.
Quindi non ti vedremo mai sotto la Madonnina?
Per ora non ci penso. Ma non ho niente contro Milano e le cittร , in genere: ho giร lavorato a Parigi, Kobe, Osaka. Interessanti, eppure mi stanco facilmente: troppa gente, troppo rumore, troppe auto. E poi a Milano, sento immediatamente pressione anche solo andando in giro e io ne ho abbastanza in cucina. Qui ad Alba, prendo la bici e mi rilasso subito: 40, 60, anche 100 km. Il massimo.
Da qui anche la spiegazione del tuo โnon presenzialismoโ a raduni, convegni, trasferteโฆ
Non ho voglia di andare in giro, magari proprio il lunedรฌ, quando posso rilassarmi. Una delle poche eccezioni la faccio per Identitร Golose, perchรฉ vedo un sacco di amici e trovo gente entusiasta alle mie lezioni. E non concepisco lโidea di mollare la cucina durante gli altri giorni, sia chiaro non per scarsa fiducia verso la brigata. Sento che devo restare e stop.
Che rapporti hai con il suo maestro Marchesi? Dicono che tu e Lopriore siate i preferiti.
Non lo sapevo. Di certo, Lopriore รจ quello che segue con piรน attenzione. Il rapporto? Uguale a quando ho iniziato: non riesco e non riuscirรฒ mai a dargli del tu. Lo considero un cuoco che mi ha insegnato non i piatti o il mestiere ma il concetto che in cucina bisogna essere intelligenti, aspetto che allโepoca era rivoluzionario. Quindi lo rispetto tantissimo, fermo restando che solo da qualche anno considera me e gli altri di via Bonvesin della Riva suoi allievi. Prima no.
A Marchesi devi il periodo giapponese.
Nel โ96 mi mandรฒ a Kobe, sostanzialmente per risolvere un problema gestionale nel ristorante che portava il suo nome. Mi sono trovato bene e sono rimasto tre anni, spostandomi a Osaka. Piรน che vivere il periodo dโoro della nostra cucina in Giappone, ovviamente riscritta da Marchesi, mi sono fermato per studiare quella locale che mi aveva affascinato. Non รจ stato facile, in definitiva loro non amano cambiare le tradizioni, i cuochi hanno dei protocolli vecchissimi e superati. Ed entrare in contatto con loro richiede sempre grande fatica e applicazione.
Perรฒ a casa hai portato molto di quanto appreso. Ti definiscono โil giapponese dโItaliaโ.
Mi colpirono le forme, le cotture, i cromatismi del cibo che loro avevano giร codificato nellโarte kaiseki. Questo รจ entrato nel mio modo di vedere la cucina insieme alla filosofia della stagionalitร totale e della leggerezza del piatto. E poi ho perfezionato unโaltra caratteristica tutta giapponese, lโattenzione al contenitore che viaggia di pari passo con il contenuto.
Sei considerato uno dei maestri della cucina vegetariana e vegana. Ti ritieni tale?
Preferisco essere visto come uno che lavora da sempre sulla verdura, ora come protagonista di un piatto e ora come complemento affiancato al proteico. Per me esiste lโorto, dove raccolgo personalmente i prodotti. Ho deciso da poco di mandare al mercato uno dei miei ragazzi a turno: cosรฌ imparano di piรน e io posso svegliarmi alle sette e mezza e andare subito lรฌ, evitando il giro dei grossistiโฆ
Il tuo orto รจ visto come qualcosa di mitico.
Sono felice. ร nato dieci anni fa quando Alessandro Ceretto ha deciso di applicare la biodinamica in cantina e ora abbiamo circa 500 erbe da tutto il mondo, al di delle piante da frutta e gli ortaggi. ร una bella soddisfazione pensando che allโinizio qui cโerano solo erbacce. Me lo segue Walter, un contadino in pensione, bravissimo, che mi sta motivando a creare un secondo spazio, solo di fiori ed erbe aromatiche ad altezza dโuomo e in vasconi di terra riscaldata. E mi diverto ancora, come facevo in Brianza con mio nonno e mio padre, a cogliere qualche erba spontanea nei prati vicini.
Ma la vedi come Redzepi? Tra qualche anno via la carne dal menu.
Qui non posso farlo, siamo in Langa e la carne รจ un credo assoluto. Detto questo, non possiamo dimenticare che gli allevamenti โ per quanto curati โ portino problemi ambientali e di consumo delle risorse. In ogni caso, se vissuta seriamente e non per marketing, la filosofia vegetariana-vegana รจ interessante sotto molti aspetti. E ne condivido alcuni.
Piazza Duomo ha una carta ricca e particolare: la pura tradizione piemontese e lโavanguardia nei gusti e nelle forme.
Gli stranieri โ e da noi sono tantissimi โ vogliono i piatti del territorio e io non vado certo a toccare i capisaldi come gli agnolotti al plin. Poi cโรจ una linea โcontemporaneaโ, la piรน amata dai gourmet. Ma in fondo, il menu che piรน mi rappresenta รจ Tradizione e Innovazione dove giochi sulla materia prima e rivisiti la ricetta classica: un esempio รจ la Tinca in carpione che ho destrutturato, presentato in modo elegante ma il gusto รจ rimasto invariato, piรน digeribile. ร un lavoro complicato, perchรฉ sin che inventi piatti nuovi, pochi possono criticarti mentre se tocchi la storia non puoi sbagliare. Non a caso, io sento prima il parere dei palati antichi, clienti abituali e del posto.
Il sogno del brianzolo di Langa?
Seguire il Giro dโItalia da cicloamatore. Quanto alla cucina, un ristorante aperto solo a pranzo, perchรฉ cambia la percezione dei piatti e hai piรน tempo per ragionare. Dedicare una giornata a una grande esperienza culinaria secondo me รจ il massimo della vita: arrivi senza stress, magari bevi un aperitivo in piazza, non hai fretta a tavola, fai una passeggiata dopoโฆ
Piazza Duomo | Alba (CN) | piazza Risorgimento, 4 | tel. 0173.366167| http://www.piazzaduomoalba.it/it/
La Piola | Alba (CN) | piazza Risorgimento, 4 | tel.0173.442800| http://www.lapiola-alba.it/it/
a cura di Maurizio Bertera