Ricerca. Analizzare le abitudini alimentari di bambini e preadolescenti: i progetti IDEFICS e I.Family

11 Giu 2014, 14:55 | a cura di
I bambini che mangiano e trascorrono regolarmente il tempo libero in famiglia sono meno a rischio sovrappeso. È uno dei risultati del progetto IDEFICS su cause e rischi dell'obesità infantile effettuato su16.000 soggetti di 8 Paesi europei. Quegli stesso bambini, oggi preadolescenti, sono al centro del progetto I.Family, che analizza stili di vita e fattori determinanti sulla salute e sulle scelte dei ragazzi. Sono progetti del CNR finanziati dalla Comunità Europea e guidati da Alfonso Siani.

Lo sviluppo economico e sociale degli ultimi decenni ha portato a un generalizzato aumento del benessere che, se da un lato ha determinato la scomparsa – o quasi - delle carenze nutrizionali, dall'altro è stato accompagnato da un maggiore consumo di cibi ad elevato contenuto calorico e dal conseguente aumento dell’obesità e delle malattie metaboliche e cardiovascolari.

I bambini e gli adolescenti rappresentano la categoria maggiormente esposta alle conseguenze di questa tendenza, perché più facilmente influenzabili e ancora inconsapevoli delle conseguenze di errate abitudini alimentari. Una corretta alimentazione del bambino/adolescente è alla base dello stato di salute che avrà da adulto e può prevenire molti problemi quali il sovrappeso, l’obesità, l’osteoporosi, il diabete, le malattie cardiovascolari e alcune forme di cancro. È importante quindi analizzare i fattori che determinano le scelte alimentari in età scolare in modo da agire direttamente sulle cause del problema. Da molti anni, il gruppo di Epidemiologia e Genetica delle Popolazioni dell’Istituto di Scienze dell’Alimentazione del CNR di Avellino, ha focalizzato il proprio interesse di ricerca su questi temi.
In particolare, il gruppo, guidato dal dott. Alfonso Siani, Direttore Istituto di Scienze dell’Alimentazione, ha avuto ed ha attualmente un ruolo di rilievo in due progetti, IDEFICS e I.Family, finanziati dalla Comunità Europea nell’ambito del Sesto e del Settimo Programma Quadro.

Il progetto IDEFICS si è concluso da poco e aveva l’obiettivo di analizzare i fattori, in particolare alimentazione e stile di vita, che determinano l’insorgenza di sovrappeso e obesità nei bambini di età compresa fra i 2 e gli 8 anni, raccogliendo ed esaminando dati relativi a circa 16.000 bambini di 8 Paesi europei, e coinvolgendo 23 partners. Lo studio, tra le altre cose, ha dimostrato che i bambini che mangiano regolarmente in famiglia, trascorrono con la famiglia il tempo libero e identificano l’ora dei pasti come un momento di unione e di benessere, presentano una riduzione del rischio di sovrappeso e obesità del 50%. Sembrerebbe, quindi, che per un bambino la chiave per mantenere il peso ideale sia vivere in un ambiente familiare rassicurante e caloroso. Peraltro, dati recentemente pubblicati dall’equipe dell’Istituto di Scienze dell’Alimentazione guidata dal dott. Siani, hanno suggerito che anche fattori genetici, quali il gene FTO, contribuiscono a determinare quali bambini saranno in futuro a maggior rischio di obesità

Ma gli effetti benefici della vita familiare persistono una volta che i bambini entrano nell’età preadolescenziale, età in cui non sono ancora adolescenti e aumenta l’influenza dei fattori esterni? L’influenza della famiglia, soprattutto nei preadolescenti, è oggi messa alla prova dalla precoce acquisizione di stili di vita autonomi da parte dei ragazzi e dall’ampia disponibilità di prodotti trasformati, bevande gassate e snacks. La continua pressione pubblicitaria, la tendenza all’omologazione con i coetanei, la disponibilità di nuovi media che hanno praticamente sostituito l’attività fisica, unitamente alla predisposizione genetica, giocano un ruolo molto importante nel determinare le scelte alimentari e lo stile di vita in questa difficile fascia d’età. Come comportarsi?

Il Progetto I.Family nasce proprio per rispondere a questi interrogativi e intende capire quali sono i fattori più importanti che “formano” le scelte alimentari dei ragazzi in età preadolescenziale, se i coetanei diventino più determinanti della famiglia nell’indirizzare tali scelte o se altri elementi esterni, quali l’ambiente in cui vivono, possano giocare anch’essi un ruolo.

I.Family ha avuto inizio quest’anno e si rivolgerà alla stessa popolazione già esaminata dal precedente progetto di ricerca IDEFICS, i cui partecipanti hanno adesso più di 10 anni e sono entrati o stanno per entrare nella critica fascia d’età della preadolescenza. I.Family esaminerà nuovamente quei bambini –ora preadolescenti- in più le loro famiglie, con l’obiettivo di identificare i fattori sociali, comportamentali e genetici che sono alla base dell’adozione di stili di vita e di scelte alimentari salutari o potenzialmente nocivi.

I.Family studierà le interazioni tra le attuali abitudini alimentari, gli stili di vita (come ad esempio l’attività fisica) e gli altri fattori che influiscono sullo stato di salute (come per esempio aspetti psicologici, fattori genetici, influenza della scuola, della famiglia e del territorio). Con la raccolta continuata nel tempo di informazioni dettagliate sullo stato di salute dei partecipanti, sarà possibile studiare i meccanismi alla base di diverse condizioni patologiche legate all’alimentazione e allo stile di vita, quali l’obesità e i disordini metabolici e identificarne i precursori durante la crescita. L’identificazione precoce dei fattori legati a patologie future aiuterà a tracciare, inoltre, nuove strategie di prevenzione.

L’obiettivo ultimo è di aiutare le istituzioni a fornire un supporto adeguato e scientificamente solido, non solo agli operatori coinvolti nelle politiche di prevenzione, ma anche e soprattutto alle famiglie stesse, che dovrebbero essere assistite nell’apprendere e mettere in pratica i princìpi basilari per una vita più sana.

Il progetto utilizzerà diversi metodi di indagine per approfondire i diversi aspetti dello studio su una così grande coorte di bambini. Sarà possibile, ad esempio, raccogliere informazioni dettagliate sull’attività fisica, combinando i dati acquisiti dagli accelerometri con i tracciati ottenuti tramite GPS e i dati urbanistici. Ciò sarà utile per capire se e in che modo l’ambiente determina una maggiore o minore predisposizione all’attività fisica. Saranno inoltre valutati, con adeguati ed innovativi strumenti, tutti quei fattori (genetici, psicologici, socio-economici, ecc.) che determinano le scelte alimentari e le loro variazioni durante la crescita. Oltre ai classici test di scelte alimentari, verranno utilizzate tecniche sofisticate come il neuroimaging funzionale per “misurare” le differenze nell’attivazione cerebrale durante le scelte alimentari salutari e non.

In tal modo” afferma il Dr. Siani “speriamo di poter identificare tutti i fattori che ostacolano o favoriscono i comportamenti cosiddetti salutari. Esaminando contemporaneamente il bambino, la famiglia e l’ambiente in cui vivono sarà possibile ottenere una visione più generale delle problematiche in gioco, che ci consenta di acquisire gli strumenti necessari per poter indirizzare tutta la popolazione verso scelte che possano realmente migliorare l’alimentazione e lo stile di vita e quindi, in generale, la salute. Ci aspettiamo importanti ricadute che portino ancora una volta a valorizzare il ruolo, troppo spesso trascurato, della tradizione alimentare mediterranea come modello da esportare anche per le generazioni future”.

(http://www.plosone.org/article/info:doi/10.1371/journal.pone.0048876).

a cura di Alfonso Siani
Direttore Istituto di Scienze dell’Alimentazione

Gli articoli della nostra rubrica "Ricerca" sono pubblicati nell'ambito di un accordo quadro di collaborazione ad ampio raggio tra Cnr e Gambero Rosso

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