Tante volte abbiamo sentito parlare di vitigni autoctoni che hanno fatto solo da comparsa nel grande set del vino. Considerati come "minori" non hanno mai avuto la possibilità di recitare un ruolo da protagonista. Non tutti almeno, perché alcuni di loro sono stati rilanciati da viticoltori innamorati del proprio lavoro. Uno di questi è sicuramente Leonardo Bussoletti, viticoltore di Narni, che da 10 anni si dedica con profonda passione alla riscoperta del Ciliegiolo, vitigno autoctono coltivato sin dal 1200 nelle regioni dell'Italia centrale e caratterizzato da un aroma che richiama alla ciliegia e alla frutta rossa e dal colore rubino intenso con sfumature violacee.
Un'uva per anni impiegata per produrre vini da taglio o vini giovani e profumati di pronta beva e che oggi, grazie al lavoro di Bussoletti, dà origine a un'eccellenza tutta umbra. "Insieme all'Università di Milano abbiamo realizzato una mappatura dei vecchi vigneti individuando circa trenta cloni di Ciliegiolo nel territorio della IGT Narni", spiega il viticoltore. "Tramite delle microvinificazioni abbiamo studiato i comportamenti del vitigno e, a seguito dei risultati di finezza ed eleganza ottenuti, ne abbiamo selezionato un clone e piantato in azienda nel 2009".
È da questi studi che nascono le tre declinazioni di Ciliegiolo: lo 05035, il Brecciaro (per cui gli sono valsi i due Bicchieri nella Guida Vini d'Italia 2016 del Gambero Rosso) e il Vigna Vecchia, ognuno proveniente da un terreno diverso, con proprietà e caratteristiche diverse. "In vigna utilizziamo solo zolfo e rame in quantità controllate, mentre nella fase della vinificazione ricerchiamo sempre la fermentazione spontanea, aggiungendo i lieviti selezionati solo quando necessario e, anche in questo caso, in minime quantità", sottolinea Bussoletti.
La passione dirompente per il Ciliegiolo e, più in generale, per il territorio narnese si è tradotta in altri due progetti che hanno dato ancora più visibilità a questo vitigno: "nel 2014 abbiamo costituito l'Associazione dei Produttori di Ciliegiolo di Narni, il cui scopo è la promozione e lo sviluppo, a livello nazionale ed internazionale, delle produzioni territoriali di Ciliegiolo in purezza. Siamo sette aziende aderenti ed abbiamo anche sottoscritto un Disciplinare volontario, molto più restrittivo di quello della IGT di Narni. Tutti i vini dell'associazione sono riconoscibili e tracciati con un bollino sulla capsula", dice il viticoltore. "Il 14 e 15 maggio 2016 invece ci sarà la seconda edizione di "Ciliegiolo d'Italia" dove porteremo a Narni tutti i produttori di Ciliegiolo in purezza. Durante l’evento sarà possibile partecipare a delle degustazioni guidate con l'obiettivo di far conoscere le differenze che si trovano nella bottiglia, dovute sia alla mano dell'uomo che ai diversi microclimi del luogo di provenienza".
La condivisione di questa rete di iniziative ha permesso all'Associazione di crescere in breve tempo e al tempo stesso di incrementare la domanda: "fino a 10 anni fa era considerato il vino per tutti i giorni, facile, semplice ed economico, molto poco richiesto da ristoranti ed enoteche. Con il nostro lavoro oggi abbiamo invertito questa tendenza ottenendo una grande risposta del mercato, tanto che tutte le bottiglie prodotte vengono vendute, non solo a livello locale, ma anche oltre i confini nazionali. La mia azienda per esempio per il 60% esporta all'estero, specialmente negli Stati Uniti dove siamo presenti in ristoranti molto noti di New York e di Manhattan", racconta soddisfatto il produttore.
Ricerca, impegno ed entusiasmo sono le chiavi del successo di Leonardo Bussoletti e dell'Associazione dei Produttori di Ciliegiolo di Narni, testimoni della veridicità del detto "L’acqua divide gli uomini, il vino li unisce".
a cura di Gianluca Ciotti
allievo del Master in Comunicazione e Giornalismo Enogastronomico del Gambero Rosso