Giunto alla sesta edizione, il festival dedicato al vino critico e alla sensualità, nasce ancora prima di adottare il marchio “Enotica”, dagli sforzi e dall’esperienza dell’enoteca del Forte Prenestino: il centro sociale romano, occupato dal 1 maggio 1986, è da decenni luogo vivo di scambi artistici e culturali, in perenne fermento.
Enotica nasce come Terra e Libertà/Critical Wine e non stupisce che dietro la sua ideazione ci sia stato anche l’enologo Luigi Veronelli: al centro della manifestazione il Vino Critico, che non si piega alle logiche commerciali e scavalca gli intermediari. Un prodotto rigorosamente biologico e naturale, attento all’ambiente e alle risorse naturali.
Solcare le cento celle del Forte Prenestino, allestite per l’occasione a piccole sale di degustazione, è molto suggestivo: all’interno di ogni spazio, i produttori possono raccontare il loro lavoro, la passione e la fatica di essere dei “piccoli”, ma anche la gioia di realizzare un vino di qualità e dall’impatto ambientale al minimo.
“Veniamo qui da quando il festival si chiamava ancora Critical Wine – ci ha spiegato Ivan di RossoUnito, Collettivo Strade Serrate – in questo luogo incontriamo persone che amano il vino al di là di quello che rappresenta, che vogliono conoscere e capire davvero cosa vuol dire produrlo. Qui a Enotica sono presenti quelle realtà che vogliono fare un prodotto etico, sottraendole alle logiche commerciali e allo sfruttamento del lavoro e dell’ambiente".
Non solo vino: Enotica racconta l’eros anche attraverso performance artistiche, concerti, installazioni, cabaret e spettacoli di vario tipo. Dopo le 9 mila presenze del 2015, la sesta edizione – andata in scena dal 18 al 20 marzo – ha visto una crescita di pubblico, ma soprattutto un aumento dei produttori presenti, quasi a calcare l’andamento di un trend, quello del vino biologico e naturale, sempre più importante per l’intero settore.
Niente sommelier in livrea per le degustazioni delle cento celle: qui si possono assaggiare prodotti poco diffusi sul territorio, che narrano di un vino “sovversivo” e dinamico, in continua sperimentazione, che non vuole essere non imbrigliato in rigidità produttive o concettuali.
Ad accompagnare e arricchire le passeggiate nelle celle degli amatori, un’offerta ricca e variegata di pietanze contadine provenienti da tutta Italia e oltre, che hanno esaltato l'importanza della produzione biologica e della biodiversità e hanno “invaso” le due piazze d’armi del Forte Prenestino.
A chiudere i tre giorni dedicati al vino critico e all’eros, il consueto Mercato terra/Terra ha animato la giornata di domenica con degustazioni di prodotti locali: un appuntamento fisso del Forte Prenestino, per chi vuole acquistare cibo biologico rigorosamente a chilometro zero.
a cura di Francesca Fiore
allieva del Master in Comunicazione e Giornalismo Enogastronomico del Gambero Rosso