“Un’attività di controllo” ricorda Pietro Ratti, presidente del Consorzio di tutela del Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero “iniziata molti anni fa che sta dando ottimi risultati. Dal 2009 abbiamo fatto un passo in più registrando i marchi Barolo e Barbaresco in tutto il mondo. E ora siamo riusciti a far cancellare alcuni annunci di kit per la produzione di un finto Barolo, in vendita nel Regno Unito: sono box che contengono tutto il necessario, così promettono, per farsi un vino casalingo. Vengono venduti a poche decine di euro, alcuni arrivano anche fino a 50 euro l’uno”. Spiega Ratti “Il Consorzio intende proseguire con serietà questa azione di monitoraggio per tutelare la denominazione. Non bisogna abbassare la guardia: ad esempio, abbiamo diffidato alcuni siti inglesi ad utilizzare il nome Barolo. Lo hanno sì cambiato ma con Barolla, che giocando su un’assonanza, induce in inganno il consumatore”.
Il Barolo “fai-da-te” è ormai una realtà che sta inquinando il settore enologico, come risposta è partita ufficialmente la lotta ai finti wine-making kit, venduti a poche decine di euro sul mercato. Il Consorzio di tutela del Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero dice basta alle contraffazioni e all’uso improprio del nome della Docg più famosa del Piemonte. Sono stati cancellati dal sito internet di eBay nel Regno Unito quindici annunci di finti kit per la produzione di un vino designato come Barolo, ma chiaramente falso. Situazione simile con due società inglesi diffidate dall’utilizzare impropriamente sui loro portali web il nome Barolo per la vendita di wine-box contenenti del non meglio identificato mosto d’uva. Per porre rimedio a queste situazioni il Consorzio albese sta anche valutando la possibilità di richiedere l’intervento della Defra (Department for Environment, Food and Rural Affairs), il dipartimento del Governo britannico responsabile delle questioni ambientali, agricole e alimentari. L’ente, competente in materia di tutela delle produzioni Dop, potrebbe intervenire per arrestare la circolazione dei kit di Barolo fasulli. Il Consorzio ha affidato l’attività di controllo agli avvocati della Sib, la Società italiana brevetti che ha sede a Roma, ma i costi per questa attività sono molto elevati. Dal 2009 il Consorzio ha investito oltre 300 mila euro in questo progetto, e le spese sono interamente a carico degli associati, che sono circa 450. “Essendo questa un’iniziativa che coinvolge l’intero comparto” ha annunciato sempre Ratti “il Consorzio sta valutando la possibilità di avvalersi dei poteri conferiti dall’erga omnes per far pagare la quota per l’attività di controllo anche ai produttori non associati”. Una soluzione per difendere un comparto fondamentale dell’economia agricola delle Langhe (10 mila ettari di filari e circa 60 milioni di bottiglie).