Le particolari condizioni climatiche, secoli di adattamento in loco e una profonda conoscenza tecnica del vitigno regalano alla Germania il primato assoluto per la produzione di Riesling. Mosella, Rheinhessen, Pfaltz o Palatinato, le ottime espressioni in Rheingau. Dove c’è un grande fiume c’è un grande vino. Una sfida quanto mai ostica per l’Italia del vino, e ahimè, questa volta, anche per quella del calcio. La muscolare e tecnica formazione di Low sembra schierare i vari Ozil, Lahm e Schweinsteiger come un Riseling della Mosella ostenta acidità e mineralità, forza e armonia. Una macchina perfetta.
Fischio d’inizio, i vini sono già nei bicchieri. Da un lato del campo a rappresentare i colori azzurri un piccolo fuoriclasse: il Langhe Bianco Hérzu ’09 di Ettore Germano, uno dei grandi bianchi d’Italia, una meteora in Langa, culla dei più straordinari rossi della Penisola. Per la fazione tedesca risponde Egon Müller Scharzhofberger Riesling Kabinett ’07 un gigante, un Mario Gomez, capace di colpire qualunque difesa, qualunque palato, in grado di offrire una profondità come pochi altri al mondo nella sua tipologia, nel suo ruolo. Passiamo (di prima) agli assaggi.
Il prodotto italico, riesling renano in purezza, è in gran forma, rimanda al mittente lo scetticismo iniziale così come ha saputo fare l’undici di Prandelli. Profumi netti, senza sfarzo o dolcezza, una leggera sensazione di idrocarburo, che va e viene, poi fiore di campo; la bocca è contraddistinta da una vivida acidità, la persistenza è straordinaria, una beva fresca, sapida, piacevole. Da acquistare a piene mani.
La palla è ora in possesso ai tedeschi, è la Mosella a dettare i tempi di gioco. Sensazioni iodate, un’acidità all’attacco, tanta grinta nel sorso come la squadra nei contrasti, e tanta, tanta armonia d’insieme. Tensione ed equilibrio. Le note agrumate, timide al naso, ritornano in un palato travolgente, ricco di energia e carattere.
La partita è tirata, a rischio come le nostre coronarie. Un senso di sollievo accompagna il triplice fischio finale. Si va ai supplementari: c’è da soffrire. E lo sappiamo fare bene.
Lorenzo Ruggeri e Piergiorgio Votano
27/06/2012