come dei venti che rimbalzano da una costa all'altra, tra Ionio e Adriatico. Anche questa potrebbe essere definita uan viticoltura estrema viste le temperature e la scarsa presenza di rilievi. La pianura per la vite è spesso una bestiaccia, eppure la cultura agricola millenaria da queste parti non è solo roba da musei contadini ed è servita a ridare lustro a un'enologia in forte ascesa.
La mano dell'uomo - una delle componenti della troppo abusata parola terroir - qui deve essere davvero sapiente. Il parco ampelografico - come accade spesso nel Sud Italia - è vasto. Ma a tirare la volata dei vini pugliesi anche all'estero sono soprattutto tre vitigni: il Nero di Troia, il Negramaro e il Primitivo.
In occasione dell'ultima edizione di Apulia Wine Identity abbiamo incontrato tre esperti degustatori e appassionati di vitigni autoctoni che ci hanno raccontato un po' le caratteristiche peculiari di queste tre uve. A Betty Melizza è toccato il Nero di Troia, a Duccio Armenio il Negramaro e a Giuseppe Baldassarre il Primitivo.
testo e video di Francesca Ciancio
26/06/2012