ate russo della vodka, Rustam Tariko, confermano l’importanza degli asset intangibili nella determinazione dell’enterprise value delle imprese vinicole affermate e note nel mondo.
Gancia ha chiuso l’ultimo bilancio con 6,5 milioni di perdita (coperto dalla famiglia Gancia quasi per intero con un aumento di capitale da 5 milioni interamente sottoscritto). A fine 2010 aveva un indebitamento verso le banche di 36 milioni e di 13,3 verso terzi a cui si aggiungono i 10 milioni di un nuovo finanziamento erogato a luglio da un pool di banche guidato da Unicredit.
Numeri che collocano la Gancia prima nella classifica nazionale delle imprese vinicole italiane per il ratio tra debito/patrimonio, pari a 2 volte, e per ammontare del debito sul valore aggiunto, pari a 6,5 contro un valore medio del comparto di 2,2 volte. Insomma, Gancia è l’impresa vinicola più indebitata del Paese.
Pur non producendo utili e pur avendo i peggiori indicatori sull’indebitamento, il tycoon russo ha offerto un prezzo irrifiutabile. Prezzo interamente riferibile all’avviamento e legato al valore del brand Gancia, alla sua rete commerciale, alle potenzialità di valorizzazione probabilmente proprio nel ricco mercato russo dove il consumo di alcol per capita è tra i più elevati al mondo.
Ma con i valori in campo la scommessa è ardua anche per un magnate russo perché produrre redditività soddisfacente dall’investimento è tutt’altro che scontato. Prima di iniziare a produrre un soddisfacente economic valued added, valore aggiunto, Gancia dovrà essere risistemata nei conti e spinta rapidamente a guadagnare quote di mercato all’estero con buoni margini industriali. Ci riuscirà il signor Tariko?
di Edoardo Narduzzi
14/12/2011