11/11/297936_web.jpeg" alt="" />
Si è visto caldo in estate, un clima secco durante tutta la fase vegetativa delle piante e molta luce, e questo su entrambe le rive. La vendemmia è stata precoce, da metà di settembre alla fine di ottobre, con uve sane e mature. Il 2010 a Bordeaux si esprime con concentrazione, freschezza minerale, note fruttate ed estrema bevibilità, doti che rende i vini - come dicono i francesi - “tendu”, cioè lunghi e affusolati. I Merlot sono ricchi, grassi, potenti e fruttati ma bilanciati da una grande freschezza. Il Cabernet sauvignon si è espresso su toni maturi di frutti neri come la mora e il ribes, non vegetali, sostenuti da note minerali che ritroviamo nel lungo finale. Nel Libournais la denominazione che ha tratto maggiore vantaggio dalle condizioni climatiche è Saint-Émilion, con vini di grande omogeneità espressiva e qualitativa. Nel Médoc invece abbiamo un pari merito tra Margaux e Pauillac. Margaux è nota per essere una denominazione eterogenea e di difficile interpretazione, per questo motivo la sua linearità espressiva ne fa una delle migliori riuscite dell’annata. Pauillac, invece, con il suo suolo ciottoloso, coniuga esuberanza fisica con una indiscutibile finezza stilistica. Se invece vogliamo parlare di occasioni perdute possiamo spostarci a sud, verso Pessac-Léognan, che non ha, forse per scelte di stile, proprio centrato l’annata. Sauternes e Barsac hanno invece conosciuto millesimi migliori, come il 2007, per esempio. La botrytis cinerea dove si è presentata, è arrivata sicuramente troppo tardi. Per chiudere possiamo definire il 2010 un millesimo molto classico: fresco fine ed elegante in generale con un “très bon potentiel de garde” - come dicono in loco - cioè un grande potenziale d’invecchiamento.
Costantino Gabardi
giugno 2011