o;inchiesta di WineNews, che disegna la “mappa del potere” dell’enologia tricolore (ispirata a quella stilata a livello internazionale dalla prestigiosa rivista inglese “Decanter”), emerge un trio eccellente dei nomi che contano, tutti alla guida di importanti cantine, votati da 1.243 enonauti (amanti di vino & web).
A partire dal fiorentino Piero Antinori, scelto perché rappresenta una delle realtà più grandi e antiche della storia del vino italiano, e perché “ogni sua intuizione viene, prima o poi, adottata da altre importanti cantine”.
C’è poi il piemontese Angelo Gaja, “le roi” del Piemonte, una delle nostre griffe più prestigiose, “riuscito nella difficile impresa di far identificare prodotti di alta qualità con il suo cognome”, e per questo riconosciuto in tutto il mondo. A pari merito, anche il manager Emilio Pedron, da molti anni alla guida del Gruppo Italiano Vini (Giv), il più grande gruppo vitivinicolo del nostro Paese, votato per “la capacità di prendere decisioni e per le grandi doti imprenditoriali”.
A seguire, c’è un famoso enologo come Riccardo Cotarella, tra i più importanti non solo in Italia, ma anche all’estero, che “può essere determinante per gli sviluppi commerciali e non solo enologici delle aziende”.
C’è un noto giornalista come Daniele Cernilli (nella foto), direttore del Gambero Rosso e critico tra più autorevoli e influenti del Belpaese, in grado di “decidere le sorti di un’etichetta”.
Molti gli enonauti che, con lo sguardo rivolto alla storia recente, hanno votato l’enologo Giacomo Tachis, sostenendo che senza di lui non sarebbe esistito il “Rinascimento” del vino italiano di qualità. Proprio a Tachis si devono l’uso della barrique, i tagli bordolesi, la creazione ex novo di distretti viticoli di eccellenza, e in generale le più importanti innovazioni enologiche ed agronomiche degli ultimi 30 anni.
Numerose poi le citazioni per quei produttori che hanno lanciato il turismo del vino, “inventando” per primi il concetto di accoglienza e ospitalità in cantina.
A partire da Vittorio Moretti, patron di Bellavista e Contadi Castaldi in Franciacorta, che nel lontano 1993 chiamò Gualtiero Marchesi, il più grande cuoco italiano, per guidare l’Albereta ad Erbusco (Brescia). E 5 anni fa ha osato “affiancargli” Henri Chenot, medico-guru della dieta depurante e detossinante, ottenendo un enorme successo.
Tra i più gettonati anche il produttore-banchiere Gianni Zonin, alla guida di una delle più grandi realtà del nostro Paese, con 18 tenute in Italia e all’estero, Josko Gravner, paladino della viticoltura biodinamica, che è riuscito a dare visibilità ad un modo diverso di fare il vino, più legato alla terra e alla “naturalità”, Franco Ricci, per il suo importante ruolo nell’Associazione Italiana Sommelier, che moltissimo ha fatto negli ultimi anni per promuovere la professionalità e il piacere del bere bene.
Tantissime segnalazioni per Slow Food, il movimento guidato da Carlo Petrini che, tra i suoi assiomi, ha sempre avuto quello della cultura e della qualità del vino, e che negli ultimi tempi sostiene con forza la viticoltura amica dell’ambiente e quelle etichette che, per la loro accessibilità e piacevolezza, sono destinate ad un consumo quotidiano.
Gli enonauti hanno anche votato, provocatoriamente, per lo Stato italiano (sia in termini positivi, per le azioni intraprese nei confronti del settore vino, sia in termini negativi, per la sua assenza), nella figura del Ministro delle Politiche Agricole, oggi ricoperta da Luca Zaia.
Nella memoria collettiva degli eno-appassionati rimane ancora indelebile la figura di Gino Veronelli, il più grande critico e scrittore italiano di enogastronomia che, nel suo lavoro cinquantennale, ha seminato intelligenza, libertà di pensiero, provocazione e, soprattutto, tanto amore per la terra.
15/10/2009