Tutti i ristoranti di Los Angeles che non esistono più dopo gli incendi

17 Gen 2025, 11:36 | a cura di
Ordini di evacuazione obbligatoria e danni gravissimi. Significativo il numero di imprese di ristorazione divorati dalle fiamme

Messe via le decorazioni natalizie, spazzati via i coriandoli di capodanno, e portati a casa i premi Golden Globe, la sera del 7 gennaio la popolazione di Los Angeles è stata colpita dall'incendio più devastante di sempre. Maggiormente danneggiati sono stati i quartieri di Pacific Palisades, la vicina Malibu, e l'Eaton Canyon, raggiungendo poi la zona più densamente popolata di Altadena. I danni sono devastanti, e non sono bruciate solo le case dei VIP di Hollywood, ma anche scuole, luoghi di culto, negozi e tantissimi ristoranti che impiegano gente comune, ora rimasta senza casa e senza lavoro. Iniziato a Pacific Palisades come un incendio di sterpaglie, è stato spinto fuori controllo dai venti estremi tipici della stagione, i famigerati Santa Ana winds. Nei giorni successivi a quella fatidica prima notte, sono divampati incendi anche a Sylmar e Runyon Canyon sulle Hollywood Hills. I vigili del fuoco stanno tutt'ora - dieci giorni dopo - faticosamente lottando contro l'avanzata delle fiamme nelle vicine aree residenziali e commerciali. Le fiamme, ad oggi, si sono prese più di 16 mila ettari, carbonizzando oltre 12 mila strutture in quei 160 km quadrati. Circa 200 mila le evacuazioni, 400 mila persone sono ancora senza corrente, 25 i morti. Molte di queste zone boschive continuano a bruciare, non per negligenza dei soccorritori, ma per la natura stessa delle costruzioni e della vegetazione non autoctona.

Gli incendi che stanno bruciando Los Angeles

La maggior parte delle strutture abitative e commerciali della California del sud sono costruite in legno perché, agli albori della sua fondazione, Los Angeles non era zona a rischio incendi, bensì esclusivamente zona sismica. Per questo motivo, le strutture si sono storicamente sempre costruite in legno, che in caso di scosse avrebbero subito danni meno gravi. Così, se in altre metropoli l'architettura si è sviluppata in altezza con acciaio e cemento armato, nella California del sud, specie sulla faglia di di San Andreas, che corre parallela alla costa di Los Angeles, si costruisce ancora perlopiù in legno. Complici i venti invernali e l'impianto intensivo di palme e altre varietà a rapida crescita ed essiccazione – iconiche sì, ma non native di queste zone – ora Los Angeles è diventata anche ad altissimo rischio incendi. E brucia senza sosta.

Case di legno bruciano incendio Los Angeles

I ristoranti del quartiere working class di Altadena distrutti dagli incendi

Le estati a partire dall'infanzia le ho passate quasi tutte a Los Angeles da mio padre. Molti i posti del cuore e i "rituali" legati alla tavola losangelina: In-n-Out nella zona dell'aeroporto LAX, appena atterrata; le costolette BBQ di Tony Roma's; poi tappa a The Apple Pan sulla Pico Boulevard, che dal 1940 fa crostate e pies d'ogni tipo e il soufflé al cioccolato; sbrodolarsi con i panini French dip da Philippe's a Downtown. E poi finalmente, dopo un anno di astinenza, le grandi scorpacciate di cucina messicana. Adesso papà non c'è più, e le mie "vacanze" a Los Angeles sono assai meno frequenti. Ma la gastro-abitudine di visitare religiosamente sempre gli stessi posti, resta. E l'ho tramandata a mio figlio, che da piccolo guai se una volta su suolo californiano non si andava da Everest. Da casa nostra, per raggiungere quello che è stato fino a dieci giorni fa uno dei più amati burger joint indipendenti di Altadena, bisognava percorrere almeno per un'ora la Ventura Freeway fino al sobborgo a nord di Pasadena. Ma le succulente hamburger e patatine fritte fatte come dio comanda e gli anelli di cipolla croccanti erano un incentivo più che legittimo. Questo minuscolo diner a conduzione familiare nato nel 2001 aveva anche un menu messicano. Quando ritornerò da quelle parti mi mancheranno le hamburger e i taquitos al pastor, i sorrisi, e la piccola sala da pranzo con i divanetti rossi con vista delle San Gabriel Mountains dalle vetrate. Il ristorante è stato raso al suolo, inghiottito dalle fiamme la notte del 8 gennaio.

Un altro importante locale che è bruciato nella stessa zona è il Cafe de Leche. Per i millennial losangelini come mio fratello, questo bar era il tempio dell'horchata alla cannella da bere con caffè espresso e ghiaccio. Nel cortile si poteva occupare un tavolo per tutto il tempo che si voleva (una rarità oltreoceano, dove spesso il conto arriva anche se non richiesto). Anche di questo resta solo un cumulo di macerie. Qui come in altri locali, è stata lanciata una raccolta fondi GoFundMe per offrire un aiuto ai dipendenti.

Di Altadena resta ben poco. In un elenco in costante aggiornamento delle insegne che a causa degli incendi non ci sono più in questa zona di Los Angeles, Eater riporta che è stato distrutto anche il Little Red Hen Coffee Shop. Aperto nei primi anni Settanta. Il ristorantino era noto per i classici piatti soul food. Qui si veniva per il pesce gatto fritto con grits (polenta bianca), le crocchette di salmone, le salsicce di maiale, e le grosse omelette, il tutto servito in un ambiente accogliente e informale. La famiglia Shay che lo gestisce da sempre ha lanciato una raccolta fondi per la ricostruzione. Non lontano, Paul e Edie Fox nel 1956 aprivano lo storico Fox's, locale amato per le enormi colazioni al piatto, grandi panini iper-farciti e insalatone. Passato di mano in mano per decenni, nel 2018 è stato rilevato dagli attuali proprietari, che l'hanno un po' rimodernato rispettando però il vecchio spazio. Hanno persino mantenuto intatta la vecchia insegna con la volpe. Ora in piedi resta solo quella.

Un altro popolare ritrovo ad Altadena era Side Pie. Durante la pandemia il proprietario aveva messo su un pop-up che serviva pizze nel cortile di casa sua, perfetto per il distanziamento sociale. Era diventato così popolare che un vicino infastidito ha chiamato il comune per farlo chiudere. Perseverando, il titolare ha aperto un localino all'angolo della Lake Avenue e Altadena Drive. Un posto dove le famiglie venivano a guardare le partite di baseball in televisione, o per ascoltare musica dal vivo. Tanto era il successo di questa piccola impresa, che c'era in programma un ampliamento della sala con l'acquisto du un magazzino vuoto accanto. Sogno infranto dalle fiamme indomabili.
Dopo anni nel quartiere hipster di Highland Park, Paola Guasp, proprietaria del ristorante Amara Kitchen, ha aperto una seconda sede ad Altadena nel 2021. Il quartiere residenziale della working class losangelina ha apprezzato il menu informale: granola ai datteri e cardamomo, breakfast burrito, pancake a base di farina di mandorle, e le uova "verdi" con patate. Chi veniva per il pranzo poteva ordinare a qualsiasi ora del giorno insalate, bowls e panini con ampia offerta di caffè, tè e centrifughe fresche, e poi il crumble all'avena, i muffin ai semi di papavero e limone o i biscotti al miso con semi di zucca. Amara sorgeva accanto alla storica ferramenta Altadena Hardware, 80 anni di onorato servizio. Le riprese effettuate da un drone dopo l'incendio di Eaton pubblicate dul profiulo instagram di Amara, mostrano il ristorante, la ferramenta e il quartiere circostante ridotti un mucchio di cenere.

incendi Los Angeles

I ristoranti di Malibu e Pacific Palisades distrutti o danneggiati dalle fiamme

L'estate che ho preso la patente a 16 anni (a Los Angeles la macchina serve per andare ovunque, abbassando per legge l'eta di guida) il primo tragitto da sola a bordo di una Subaru a noleggio, è stato percorrendo tutta la lunga Sunset boulevard verso ovest, fino alla fine, arrivando all'Oceano Pacifico. Qui, a segnare il confine tra Malibu e Pacific Palisades, sulla leggendaria Pacific Coast Highway c'è Gladstone's, un ristorante di pesce costruito nel 1972 che affaccia sulla spiaggia libera Will Rogers State Beach. Ho infilato il parcheggio e mi sono seduta sulla veranda. In attesa dei piatti, guardando i surfer che cavalcano i cavalloni, seduta al sole caldo che splende 360 giorni l'anno, ci sono tornata tante altre volte dopo quella prima avventura adolescenziale.

Come ogni volta, qui si prendono a grandi manciate le arachidi tostate da un grosso barile comunitario, e a furia di sbucciare e si sgranocchiare, facendo cadere le "cocce" a terra, si crea a fine serata un tappeto croccante ma biodegradabile che i gabbiani, dopo la chiusura, ripuliscono a dovere. Il menu si basa su preparazioni storiche: il lobster roll su fragrante pan brioche, il clam chowder servito nella pagnotta scavata di pane sourdough, le fritture di calamari, e il seafood tower, un plateau di crudi e cotti oceanici: granchio, cozze, langustines, e poi capesante, ostriche, mazzancolle e ceviche, serviti su alzatine a più piani con mignonette (salsina a base di scalogno tritato, aceto e pepe nero), rafano in scaglie, salsa cocktail e burro chiarificato per l'inzuppo. Da non perdere la torta al cioccolato a 3 piani opportunamente chiamata mile high chocolate cake, che se avanza (sempre) lo staff incarta nella stagnola dorata creando doggy bag a forma di cigno, ranocchio o balena. Per fortuna la terrazza e le cucine sono state risparmiate dalle fiamme, ma la zona deposito e le celle frigo sono andate. Dopo l'iniziale shock, e grazie ad una raccolta fondi destinata ai dipendenti e le loro famiglie, la metà dei quali ha perso la casa e il lavoro, tornerà al suo vecchio splendore. Si spera.

Reel Inn Malibu prima e dopo l'incendio

Un altro importante punto di riferimento a Malibu sulla stessa arteria del lungomare, all'altezza della spiaggia di Topanga, era il Reel Inn, una baracchino sul ciglio della strada lungomare con insegne dipinte a mano, tavole da surf e una grande insegna al neon. Come dal pescivendolo, qui si sceglievano dal grosso banco frigo halibut, spigole cilene, tonni ahi, trote, mahi-mahi e altri pesci del Pacifico, cucinati poi in soli tre modi: alla griglia, saltati in padella o alla brace, e serviti sempre con due contorni. Le porzioni erano generose, così come lo erano i calici di vino, e i prezzi delle brocche di birra artigianale, democratici. Il locale era decorato con lucine di Natale tutto l'anno, c'era l'acquario dei pesci, le canoe che pendevano dal soffitto, la TV che trasmetteva le partite di basket, e altri ninnoli kitsch a tema mare. La musica era quella dei Beach Boys. Niente era fuori posto in quel colorato disordine. La zona circostante è piena di locali un po' più upscale, mentre il Reel Inn mostrava il lato più hippie di Malibu. Fondato nel 1989, è stato il punto di riferimento per gli studenti universitari della Pepperdine, e per gli amanti della cucina di mare a prezzi accessibili. Di quel chioschetto non resta più nulla, salvo l'insegna al neon carbonizzata. I proprietari, Teddy e Andy Leonard, dubitano di poterlo ricostruire.

Rosenthal

Le sedie giganti del Rosenthal Wine Bar

Uno dei wine bar più informali di Malibu era il Rosenthal Wine Bar & Patio. Le caratteristiche alte sedie da bagnino erano molto instagrammate, ma ci si andava soprattutto per la musica dal vivo e le bottiglie di vino dell'azienda vinicola di proprietà. Ad accompagnare i calici niente cucina, solo qualche affettato e formaggi; nei weekend c'erano a rotazione i food truck a nell'ampio parcheggio antistante, oppure ci si poteva portare il mangiare da casa.
La sede di Nobu a Malibu e il Neptune's Net sono entrambi chiusi per perdita di corrente ma non hanno sostenuto danni, così come Duke's Malibu, il locale dei surfisti, che è stato evacuato ma che resta in piedi. Il ristorante Muse è stato risparmiato dalle fiamme, ma rimane chiuso per concentrarsi sulla distribuzione di pasti gratuiti ai vigili del fuoco.
Distrutti invece Cafe Vida, Casa Nostra, Caffe Luxxe e Moonshadows, il ristorante preferito da Vasco Rossi (che ha da poco comprato casa in zona e che per fortuna non ha subito danni). Niente da fare anche per l'iconico ristorante Vittorio's, che è stato il riferimento della cucina italiana old school a Pacific Palisades fin dalla sua apertura nel 1984. All'interno foto e ricordi delle famiglie e degli amici che nel corso di 40 anni l'hanno frequentato, gustando piccatine al limone, pizze scrocchiarelle e panciuti ravioli fatti in casa. La storia del ristorante a conduzione familiare rispecchia quella dei tanti residenti meno noti delle Pacific Palisades le cui case di famiglia si sono tramandate per decenni di generazione in generazione, rarità in USA dove è invece molto più comune uscire da casa dei genitori per andare al college e non farvi più ritorno se non per le feste comandate. Adesso tutta quella eredità non c'è più. È divampata nel giro di poche ore in una colonna di fumo.

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