Ecco i portainnesti che migliorano la qualità dei vini. La sorprendente scoperta che ridisegna il futuro della viticoltura

10 Gen 2025, 17:50 | a cura di
Non solo barriere contro le fitopatie ma anche veicolo di maggiore qualità. Dopo venti anni di sperimentazione arrivano i risultati dell'Università di Milano col supporto di Winegraft

I portainnesti della nuova generazione "M" sono in grado di condurre il vitigno a migliori performance e favoriscono, pertanto, una migliore qualità dei vini. Dopo oltre venti anni di sperimentazioni e micro vinificazioni, in dieci aree produttive dal Piemonte alla Sicilia, l’Università di Milano ha dimostrato che questi portainnesti, messi a punto a partire dagli anni Ottanta grazie a un programma di miglioramento genetico, portano con sé diversi vantaggi per i viticoltori: vigore e produzione del ceppo, maturazione tecnologica, fenolica e aromatica delle uve. I risultati arrivano grazie al lavoro dei professori Attilio Scienza e Lucio Brancadoro dell'ateneo lombardo, in collaborazione con le aziende di Winegraft, sigla che riunisce nove grandi imprese italiane: Ferrari, Zonin, Banfi, Armani Albino, Cantina Due Palme, Claudio Quarta Vignaiolo, Bertani Domains, Nettuno Castellare, Cantine Settesoli.

Vent'anni di sperimentazione

«Siamo riusciti finalmente a dimostrare - ha spiegato il professor Scienza, tra le altre cose responsabile scientifico del Corso di alta formazione Il Vino del Futuro: nuove competenze per nuovi scenari presso la Gambero Rosso Academy - che anche nella viticoltura, come ormai accreditato negli altri ambiti delle colture arboree, il portainnesto è anche un prezioso veicolo di miglioramento qualitativo della produzione». I tempi lunghi per giungere a questi risultati hanno una spiegazione: «Oggettivamente - rileva Scienza - è più difficile in viticoltura svolgere approfondite indagini sull’effetto del portainnesto sulla qualità delle uve, a causa delle complesse interazioni che si creano tra questo, l’ambiente di coltivazione e i diversi vitigni».

I vantaggi qualitativi

I risultati del lungo lavoro sperimentale, come ha dichiarato il professor Brancadoro, oggi restituiscono un panorama più chiaro sull’effetto diretto della scelta del portainnesto nelle performance produttivo-qualitative della vite e dell’uva, in riferimento alla qualità dei vini. «Nelle diverse combinazioni di innesto in vari campi di confronto tra gli M e altri portainnesti tradizionali, tra quelli maggiormente diffusi in Italia e, è emersa non solo l’estrema adattabilità degli M ai diversi ambienti, ma anche come, attraverso la regolazione delle risposte adattive della vite alle differenti condizioni ambientali, i portainnesti M siano un importante driver dei risultati qualitativi». Tra i vantaggi sottolineati dall'accademico: una risposta più efficiente agli stress abiotici sempre più estremi, a causa del cambiamento climatico, un più favorevole decorso maturativo delle uve che è una «premessa di una superiore qualità dei risultati enologici».

Risultati promettenti sugli spumanti

In particolare, per il cabernet sauvignon innestato sui portinnesti di tipo M sono emersi migliori risultati produttivi, bilanciati da una buona vigoria e valori di zuccheri superiori alla media. Un parametro analogo, questo, trovato nello chardonnay, in campi di confronto nella Franciacorta e nell'area del Trentodoc, a cui si aggiunge un più alto livello di acidità totale (in particolare acido malico) e minore pH, elemento determinante per gli spumanti di qualità. Sul fronte sensoriale, i vini da chardonnay innestato con gli M in Franciacorta hanno livelli superiori di acidità e un profilo aromatico complesso che esalta le note di frutta tropicale: vini più intensi all'olfatto e, al gusto, con più acidità, sapidità, struttura e persistenza.

Gli esperimenti sui vitigni a bacca rossa

Il portinnesto M, come si sottolinea in una nota di Winegraft, influisce sull’accumulo di polifenoli in maturazione. La sperimentazione in campo su diversi vitigni rossi (nero d’Avola, cabernet sauvignon e sangiovese) ha rilevato più alti livelli di polifenoli totali nelle uve, maggiore tonalità delle sostanze coloranti accompagnata da un maggiore accumulo e concentrazione, in particolare per la frazione antocianica non decolorante che facilita una migliore persistenza del colore in affinamento. Infine, i portainnesti M influiscono sulla composizione aromatica delle uve: influenzando una risposta differente alle condizioni ambientali, hanno effetti diretti anche sul metabolismo secondario della vite.

Cambio di prospettiva

Marcello Lunelli, presidente di Winegraft, parla di cambio di prospettiva viticola per via dei risultati di questa ricerca: «Dobbiamo riconsiderare complessivamente l’approccio che abbiamo sempre avuto verso i portainnesti (moltiplicati e distribuiti in esclusiva da Vivai cooperativi Rauscedo; ndr). La prova scientifica dell’importanza che gli M ricoprono nel determinare la qualità di un vino - conclude Lunelli - conferma la necessità di una scelta accurata della combinazione d’innesto, che tenga conto della varietà e delle caratteristiche ambientali ma considerate anche in funzione dell’obiettivo enologico che si vuole perseguire».

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