Elezioni Usa. Trema l'agroalimentare italiano per la guerra commerciale annunciata da Trump

5 Nov 2024, 16:56 | a cura di
Dazi di almeno il 10% per tutti i prodotti importati dall'Europa: il piano del tycoon per difendere i prodotti statunitensi. E potrebbero tornare anche le tariffe aggiuntive su vino, formaggi e salumi sospese da Biden

Nella giornata più lunga per gli Stati Uniti – quella in cui sarà eletto il 47esimo presidente – l’Italia si interroga su cosa potrebbe cambiare, nel caso di vittoria di Donald Trump o di Kamala Harris, per l’agroalimentare italiano Oltreoceano. Diciamo subito, che non è un momento facile per le esportazioni nel mercato a stelle e strisce, soprattutto per quelle di vino, ma questa è un’altra storia che, più che con la politica, ha a che fare con il cambiamento dei consumi.

I dazi annunciati da Trump su tutti i prodotti Ue

Quello che, invece, ha a che fare con la politica è l’imposizione di dazi che ha accompagnato il primo quadriennio di Trump alla Casa Bianca e che potrebbero tornare, anche sotto altre forme. «L’Europa dovrà pagare un prezzo molto più grande», ha detto il candidato repubblicano, in uno degli ultimi comizi in Pennsylviana, dove ha annunciato il cosiddetto "Trump reciprocal trade act", per imporre tariffe di almeno il 10% su tutti i prodotti importati negli Stati Uniti. Secondo l'ex presidente Usa gli alleati europei avrebbero una grande colpa: «Non comprano le nostre auto. Non prendono i nostri prodotti agricoli. Vendono milioni e milioni di auto negli Stati Uniti». Da qui l'idea di applicare nuove tariffe all'ingresso. Tariffe che potrebbero aggiungersi a quelle sospese da Biden nel 2021, ma che continuano a pendere, come una spada di Damocle, sull'agroalimentare del Vecchio Continente.

Stati Uniti - Casa Bianca - Campidoglio - wirestock su Freepik

Stati Uniti - Casa Bianca - Campidoglio - foto wirestock su Freepik

Quanto sono costati all'Europa le tariffe aggiuntive del 2019

Produttori ed esportatori ricordano ancora quegli anni (2019-2021), come quelli di caroselli, black list e consultazioni Ustr (Rappresentanza Usa per il commercio). Ad essere colpiti erano stati diversi prodotti europei. In particolare, l’Italia aveva visto finire nel mirino formaggi (dal Parmigiano Reggiano al Grana padano), salumi e liquori. Il vino, più volte inserito nella lista nera, era riuscito a scamparla, al contrario di quello dei competitor francesi, tedeschi e spagnoli. Ma da dove vengono i dazi e quanto sono costati all’Europa? Era il 2019, quando entravano in vigore le tariffe aggiuntive del 25% sui prodotti agroalimentari europei nell'ambito del contenzioso tra l'americana Boeing e l'europea Airbus (consorzio aerospaziale formato da Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, senza l’Italia). Ma la disputa va avanti da molto prima, ben 17 anni, con le due parti - Usa e Ue – che si sono accusate reciprocamente di sostenere i due giganti dell'aviazione in un modo tale da violare le regole della concorrenza del Wto. Così tra dazi e contro-dazi (anche l’Europa ha successivamente imposto i suoi su tabacco, patate e grano statunitensi), il bilancio è stato abbastanza impattante per il Vecchio Continente: 400 milioni di euro solo nel 2020, sulla base dei dati diffusi dalla Commissione Ue. Per quanto riguarda l’Italia, si parla di un crollo del 40% dell'export Made in Italy agroalimentare verso gli Usa.

Lo stop ai dazi del presidente Biden

La sospensione dei dazi, che fece tirare un sospiro di sollievo ai produttori italiani, avvenne nel 2021, subito dopo l’elezione del presidente Joe Biden. Una “pace” concordata di cinque anni, che adesso però potrebbe essere interrotta da un eventuale ritorno del tycoon alla presidenza degli States. Il vero problema, come più volte hanno ricordato le associazioni di settore italiane, è che i dazi sono stati solo sospesi, ma la questione non è mai stata definitivamente risolta. Non aver avviato una risoluzione in questi anni di standby, potrebbe adesso rivelarsi un errore fatale per la Commissione Ue, dal momento che il nuovo presidente statunitense, chiunque sarà, potrà decidere di tornare ad applicarli. Comunque vada, quindi, il dossier dovrà essere riesaminato nei prossimi mesi. Ma se Harris potrebbe decidere di proseguire sulla linea tracciata dal suo predecessore, difficilmente Trump sceglierà la strada della distensione, considerato il suo dichiarato intento di "punire" l'Europa. Tra poche ore sapremo se l'idea di una nuova guerra commerciale con l'Europa ha fatto o meno breccia nei cuori del popolo statunitense.

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