Ricavi del cognac che scendono e vendite di bottiglie di champagne sempre più in calo. Si fa nero il cielo attorno al settore Wines & Spirits di Lvmh, il colosso del lusso francese che sembra ormai aver messo il freno a mano sul fatturato del 2024. Il gruppo - che nel mondo del vino conta brand icona come Moët & Chandon, Dom Pérignon, Krug e Ruinart - ha pubblicato i dati del terzo trimestre, registrando una performance di 60,7 miliardi di euro inferiore alle attesa e un segno meno sul fatturato che non si vedeva dai tempi della pandemia. Un risultato su cui pesano soprattutto le perdite della divisione dedicata al beverage, che nei primi nove mesi di quest'anno ha portato a ricavi per 4,1 miliardi di euro, con un calo a doppia cifra dell'-11%.
In flessione le bollicine
Si tratta della più grande flessione dei ricavi tra i comparti del gruppo, visto che il segmento nei tre trimestri ha toccato il -11% a livello "reported"e il -8% in termini organici. Una diminuzione che in particolare ha interessato la domanda di vini e champagne, settore che ha fatto segnare il -6%, a 2,14 miliardi di euro. Del resto, come spiega il gruppo in una nota «lo champagne è diminuito, riflettendo la normalizzazione in corso della domanda post-Covid, ma è rimasto significativamente superiore a quello del 2019». Un trend che, al netto di una spesa sempre più prudente da parte dei consumatori, non si è tradotta in risultati negativi per i vini rosati. «I nostri vini rosati continuano a godere di una solida crescita, tra cui Chateau d'Esclans ma anche Chateau Minuty che abbiamo acquisito l'anno scorso», ha sottolineato Rodolphe Ozun, Financial Communications Director di Lvmh, ricordando che Moët Hennessy ha anche recentemente acquisito una quota del 30% nello spumante analcolico French Bloom, etichetta di vini spumanti premium dealcolati co-fondato dalla top model francese Constance Jablonsky.
Il caso del cognac Hennessy
Sorte analoga anche per cognac e spirits, che hanno toccato negli ultimi nove mesi quota 2,05 miliardi di euro, con un calo organico dell'11%. Basti pensare al fatto che le vendite solo di Moët Hennessy hanno registrato il -8% fino a settembre, a causa della continua normalizzazione del mercato delle bevande e delle condizioni sfavorevoli negli Stati Uniti e in Cina. Tuttavia, oltreoceano si è assistito ad un ritorno alla crescita nel secondo trimestre, in un mercato che è rimasto prevalentemente cauto. Una dinamica osservata anche dal gruppo, che ha parlato di quanto Hennessy Cognac sia tornato a crescere negli Usa nel secondo trimestre, continuando il suo progresso positivo negli ultimi tre mesi. In effetti, nonostante il calo del volume negli Stati Uniti negli ultimi due anni a 3,1 milioni di casse, Hennessy rimane il quarto marchio di alcolici più grande negli Stati Uniti, toccando secondo Impact Databank quota 1,8 miliardi di dollari. Un valore che potrebbe aumentare alla luce della joint venture con Beyoncé Knowles-Carter, che ha dato vita a un nuovo whisky americano dal nome SirDavis.
La paura per la tenuta del lusso
La pubblicazione delle grigie trimestrali di Lvmh è solo l'ultimo tassello della bufera che sta attraversando il settore del lusso. Una crisi che da un lato sta risentendo della debolezza dello shopping cinese come risultato dell'escalation dello scontro tra Cina e Unione Europea sui dazi. Ma che dall'altro sta pagando anche i cambiamenti del concetto di status symbol nei consumi globali. Il timore è che dopo le politiche antidumping sul brandy, i prossimi possano essere cognac e bollicine, da sempre due dei pilastri di Louis Vuitton Moët Hennessy e del mondo del luxury.