Più vino fermo, ma anche più spumante. Tutto Made in Russia. A Mosca la produzione locale di alcolici fa il boom. Il merito è sicuramente della grande tradizione vinicola che da oltre trecento anni fa della Federazione russa uno dei grandi produttori di vino al mondo, con circa 90mila ettari di vigneti. Ma nel mezzo ci sono anche i nuovi dazi sul vino occidentale. Una linea adottata dal Cremlino dall'inizio del conflitto in Ucraina che sembra aver acceso una nuova guerra parallela, quella al vino prodotto all'estero nei Paesi ostili.
I dati annuali sulla produzione di vino russo
Nell'ultimo anno, le aziende nazionali russe di alcolici hanno aumentato esponenzialmente la loro produzione. Si tratta in particolare di vino spumante, che nel periodo gennaio-settembre 2024 è aumentato di oltre il 27%, arrivando a 11,1 milioni di decalitri. Ma anche di vino fermo, visto che le bottiglie di rosso e bianco hanno raggiunto in un anno i 24 milioni di decalitri, con un aumento dell'8% rispetto al 2023. I dati sono quelli rilasciati dal Servizio federale per la vigilanza sull'alcol e il tabacco - la Rosalkogoltabakcontrol - riportati dall'agenzia Interfax, confermando tassi di crescita elevati per la produzione di alcol. Del resto, anche il settore dei vini liquorosi ha registrato numeri record, con una produzione locale quasi 1,5 volte superiore rispetto allo scorso anno, fino a toccare i 895.100 decalitri. Anche le aziende produttrici di vodka hanno aumentato la produzione dell'1,6% su base annua, arrivando a 55,7 milioni di decalitri, mentre l'imbottigliamento del brandy, il cosiddetto cognac, è balzato del 16,9% su base annua, arrivando a 6,9 milioni di decalitri.
La nuova legge sulla viticultura incoraggia la produzione locale
Ma come mai questa impennata della produzione locale? Lo spiega al Gambero Rosso Dmitry Lysenkov, giornalista russo e membro della Camera di commercio italiana a Mosca: «Negli ultimi anni l'industria vinicola russa ha ricevuto molti stimoli, inclusa una legge sulla viticultura che ha aumentato i vigneti che adesso superano i 110.000 ettari. Ma è cresciuta anche la produzione di vini, sia per quanto riguarda gli spumanti (+30% in un anno) che i vini classici (+13%) proprio a seguito di tariffe doganali più alte, ora arrivati al 20%, per per i vini provenienti dai Paesi ostili». Una situazione che ha provocato un aumento dei prezzi nel mercato, favorendo i vini russi e quelli dei paesi ritenuti "amici" come Cile e Argentina e in generale i paesi del Sud America. «La cosa più evidente è che ora i vini russi hanno prezzi più alti, anche se non è nulla a che vedere con quelli dei vini italiani o esteri che proprio a causa dei dazi e delle accise hanno visto il proprio costo moltiplicarsi di tre volte tanto», prosegue Lysenkov «È un peccato non solo per i costi, ma anche per i consumatori medi di vino per cui è importante avere una scelta. Il governo russo fa di tutto per scoraggiare il consumo dei i vini provenienti dai Paesi ostili come quelli europei e investire sulle realtà nostrane. Va bene puntare sulla produzione locale e investire nella viticultura russa - chiosa il giornalista - ma ci deve sempre essere un equilibrio».