La lista dei migliori ristoranti americani del New York Times è un inno ai format semplici (e molto poco fine dining)

1 Ott 2024, 11:23 | a cura di
Il quotidiano statunitense ha stilato la lista dei migliori ristoranti Usa 2024 valorizzando una nuova idea cucina "con i piedi per terra" e decretando (implicitamente) la fine dell'alta ristorazione per come l'abbiamo concepita finora

Nella sua annuale The Restaurant List, il New York Times ha elencato i 50 migliori ristoranti degli Stati Uniti del 2024. Una lista resa possibile grazie al lavoro di una dozzina di giornalisti e redattori che hanno viaggiato e mangiato in più di 300 ristoranti in 96 città del Paese negli ultimi 12 mesi. Un lavoro certosino e aggiornatissimo dato che più della metà dei ristoranti scelti per il 2024 sono stati aperti dopo la pubblicazione della lista del 2023. A stupire però è anche la tipologia di locali nominati tra i "best restaurants": un inno alla semplicità e un nuovo approccio all'alta ristorazione che rivoluziona abitudini e, in generale, il concetto di piacere a tavola.

Una nuova filosofia di fine dining

Quello che salta agli occhi della lista è la tipologia dei ristoranti scelti, che sembra rifarsi a una sorta di pragmatismo culinario lontano dal concetto di fine dining per come lo abbiamo interpretato fino a oggi. È il caso della new entry Sumac, a Sperryville in Virgina, immerso nel verde e ricavato all'interno di una sorta di container che rimanda al concetto di food truck, che la giornalista Melissa Clark considera addirittura "uno dei migliori e più eleganti bocconi che ho mangiato in tutto l'anno" riferendosi al pesce tegola dorato con ginepro e siero di latte su riso appiccicoso, servito in una ciotola di carta su un tavolo da picnic di fronte alla birreria Pen Druid nella Virginia rurale. Tra le riconferme che rientrano in questo nuovo trend c'è anche lo Sweet Amalia Market & Kitchen di Newfield, New Jersey: come lo definisce Pete Wells un ristorante "farm-to-table" allestito come una qualsiasi bancarella di fattorie lungo la strada del South Jersey. Qui la chef Melissa McGrath delizia gli ospiti al bancone con piatti colorati e informali che cambiano a seconda delle disponibilità del mercato, o con i classici di tutto l'anno come le ostriche fritte su panino imburrato e grigliato e gli "hoagies" italiani a base di salumi.

Il ruolo da protagonista della cucina etnica

Tra le novità newyorkesi spicca Bungalow, ristorante di cucina indiana della Grande Mela dove "il cibo indiano smette di cercare di soddisfare un pubblico bianco e riesce finalmente a essere sé stesso" per dirla con le parole della redattrice Priya Krishna. Qui lo chef Vikas Khanna propone piatti regionali meno conosciuti dell'India interpretandoli con creatività. Rimanendo sul fronte culinario indiano tra le novità 2024 spicca anche Simply South, una tavola vegetariana indiana situata a Irving in Texas, dove si può gustare una cucina casalinga caratterizzata da ricette dell'Andhra Pradesh, nell'India meridionale. A Vienna in Virginia, invece, si può venire per gustare la cucina di Najmieh Batmanglij, chef del ristorante Joon, interprete dall'esperienza decennale dell'antica cucina persiana e di quella moderna iraniana. A sorprendere sono anche gli intrecci fra cucine apparentemente lontanissime, come nel caso di Fikscue, ad Alameda in California, che mischia la tradizione del barbecue texano con quella indonesiana. Un connubio talmente riuscito da essere considerato da Eleanore Park "un menu che non ha eguali nel Paese".

L'esplosione degli chef Aapi

Ad essere particolarmente rappresentata con varie novità è la cucina degli chef Aapi, acronimo che negli Usa sta per Asian American Pacific Islander, ovvero gli asiatici-americani, i nativi hawaiani e gli isolani del Pacifico. La tradizione culinaria di questi territori è stata messa sotto i riflettori grazie a new entry come il ristorante franco-giapponese Camélia di Los Angeles, descritto in modo meraviglioso dalla giornalista Tejal Rao come "un luogo in cui è possibile imbattersi in ciò che è familiare, e persino prevedibile, e innamorarsene di nuovo", che poi è potrebbe essere il riassunto perfetto di ciò che ci si potrebbe aspettare da un nuovo concetto di fine dining. A far da spalla c'è il cantonese Four Kings di San Francisco e il vietnamita Moon Rabbit di Washington dello chef Kevin Tien.

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