Il mondo del vino dovrebbe iniziare a lavorare molto di più per proteggere le donne all'interno del settore, perché la realtà che si cela dietro alle grandi e piccole etichette è amara: una donna su tre che lavora nel settore è vittima di molestie. Un dato scioccante emerso da una recente indagine nel Regno Unito (ne avevamo parlato qui). Non solo, dovrebbe lavorare molto più seriamente anche sul gender gap: le donne faticano ad emergere, in particolare nelle associazioni di rappresentanza dove difficilmente ricoprono cariche apicali (qui il nostro approfondimento). E, non meno importante, il mondo del vino dovrebbe iniziare a cambiare linguaggio, evitando cliché ormai obsoleti. Un esempio? “Un vino che piace alle donne” (come fossimo un’unica entità con gusti prevedibili).
La storia di Emma Bentley
Sicuramente quello delle molestie e delle violenze rimane il tema più urgente, tenendo conto che non sempre situazioni del genere riescono a emergere o ad essere denunciate. Eppure qualche eccezione esiste. Tra i racconti pubblicati nel blog di Jancis Robinson - giornalista inglese e voce femminile importante del settore enologico - emerge quello di Emma Bentley, professionista del vino, che con grande coraggio racconta di aver subito una violenza sessuale durante l'inizio della sua carriera. L'articolo si intitola The wine moment I’ll never forget (Intravino lo ha tradotto in italiano) e fa parte dei racconti pubblicati per un concorso di scrittura sul vino che si tiene ogni anno: «Questo racconto potrebbe rendere la lettura scomoda», scrive nelle prime righe Bentley.
Il racconto di Emma
Il viaggio di Emma Bentley nel mondo del vino comincia come quello di molti giovani: con gli occhi pieni di sogni e la voglia di imparare. Dopo aver completato un corso WSET a Londra, Emma decide di trasferirsi a Parigi, attratta dall’opportunità di lavorare in una delle enoteche più rinomate della città, Les Caves Augé. Era il 2011, un periodo emozionante in cui il boom del vino naturale stava appena iniziando, «e per una giovane di 23 anni, l’opportunità di trovarsi al centro di questo movimento era irresistibile». Emma racconta con entusiasmo i suoi primi passi nel settore, descrivendo come ogni giorno rappresentasse una nuova occasione per apprendere, un periodo di grande scoperta e crescita, in cui l’euforia per il futuro sembrava infinita. Eppure, l'ambiente in cui muoveva i primi passi, da lì a poco si sarebbe rivelato ben più ostile di quanto la giovane potesse immaginare.
Il vino che non dimenticherà mai
Il momento che avrebbe cambiato per sempre la vita (e la carriera) di Emma si è consumato durante una cena. Una come tante altre, con a tavola una bottiglia di Condrieu – un bianco del Rodano da uve viognier – scelto dal suo capo per accompagnare un menu semplice ma ben studiato. La donna, 13 anni dopo, ricorda con precisione i dettagli di quella serata: il sapore del pompelmo nell’insalata di granchio, la consistenza del pollo al curry e la sorprendente capacità del viognier di resistere alle spezie. Ma è proprio quando i ricordi sembrano incastrarsi in una sequenza di momenti ordinari che la storia prende una svolta drammatica. Quella sera, nella tranquillità del giardino di una casa in periferia, Emma si ritrova vittima di un'aggressione sessuale da parte del suo capo. «Quello che non mi piace e non ho mai trovato attraente è l’idea di spogliare e toccare una persona mentre dorme... ma quella sera mi sono resa conto che non tutti la vedono così», racconta.
Il trauma è devastante, non solo per il senso di violazione personale, ma anche per la frattura che si crea tra una giovane Emma e il mondo del vino, che amava e in cui aveva sognato di costruire la sua carriera. Ma Emma non si lascia sopraffare dal dolore. Decide di prendere in mano la propria vita, consapevole che per guarire e andare avanti avrebbe dovuto compiere scelte difficili ma necessarie.
Inizia a lavorare per conto proprio, diventando una libera professionista nel settore del vino. Una decisione che le permette non solo di ritrovare sé stessa, ma anche di costruire una carriera su basi nuove, dove è lei a scegliere con chi collaborare e quali progetti intraprendere. «Non potevo più tacere. Per riprendermi personalmente e ricostruire professionalmente, avrei dovuto assumere un maggiore controllo», riflette Emma, consapevole che il percorso verso la guarigione sarebbe stato lungo e impegnativo. Ma è proprio attraverso questa strada che riscopre la sua forza interiore e la determinazione a non permettere che quell’episodio definisca il resto della sua vita. Nel luglio 2017, il suo ex capo, è stato riconosciuto colpevole di molteplici aggressioni sessuali e molestie su diverse donne durante il loro impiego presso Les Caves Augé e Vins du Monde. Non ha fatto appello. Emma non ha mai più bevuto una bottiglia di Condrieu da quella notte, ma il suo legame con il mondo del vino è diventato più forte, sebbene profondamente cambiato.