"Ecco come la mortadella racconta i danni dell'overtourism". Il New York Times critica Bologna. Il sindaco: "Un insulto"

12 Ago 2024, 09:10 | a cura di
Affitti a breve termine, gruppi turistici con megafono e catene di salumerie stanno divorando Bologna. Una sua cittadina racconta il cambiamento dovuto all'overtourism

«La mia amata città natale si è trasformata in un inferno turistico. Dobbiamo davvero viaggiare in questo modo?» scrive sul New York Times la giornalista italiana Ilaria Maria Sala parlando della sua Bologna. Nell'articolo pubblicato sul New York Times che denuncia l'overtourism, Sala racconta: «Poco più di dieci anni fa, Bologna, la mia città natale, non era considerata una grande destinazione turistica. I gruppi turistici arrivavano, ma la città era conosciuta soprattutto per essere il luogo in cui si trovava una delle più antiche università d'Europa. Anche la sua cucina - piatti come tortellini e tagliatelle - era un'attrazione, ma in modo sommesso».

Il mortadellificio chiamato Bologna

Le compagnie aeree low-cost, gli affitti a breve termine e i social media hanno cambiato tutto. Alcuni effetti sono stati tipici: i proprietari che convertono i propri appartamenti in affitti a breve termine, cosa che ha fatto aumentare i prezzi dei soggiorni, e ha spinto gli studenti ad allontanarsi dall'università e a spostarsi nelle città più piccole della periferia. «Ma un risultato è stato molto particolare per Bologna: il consumo di quantità assurde di mortadella».

Il lento "divorare" della città – prosegue Sala – è iniziato prima del Covid, ma ha avuto un'accelerazione quando, come in molte città, molti negozi, caffè e ristoranti indipendenti a Bologna hanno cessato l'attività durante la pandemia. Molte storiche attività del centro storico sono state acquistate da catene con tasche profonde e una visione precisa: vendere mortadella agli stranieri.

Il centro è cambiato completamente, prosegue Sala. Nelle strade intorno a Piazza Maggiore c'erano molti negozietti, le storiche cartolerie - una in particolare vendeva penne stilografiche, inchiostri di ogni colore e quaderni rilegati a mano. Era lì da sempre, ma recentemente è stata trasformata in una "Antica salumeria". Fa parte di una catena. Proprio di fronte, in quella che credo fosse una gioielleria, c’è una seconda sedicente macelleria antica della stessa catena. Quando ho chiesto alla commessa "antica quanto", mi ha risposto che erano aperti da tre mesi. La perdita d'identità delle vecchie botteghe non è l'unico sintomo di un turismo mordi e fuggi (letteralmente).

Tortellini fritti e maiali sorridenti

I gruppi di turisti che seguono per i vicoli di Bologna guide megafono-munite tendono a fermarsi davanti ai negozi che hanno ceduto all'ondata, e che ora espongono montagne di mortadella in vetrina. A colpire Sala sono anche le infinite rappresentazioni di maiali. «Davanti a un negozio, ho visto statue di maiali felici con in mano i coltelli con cui presumibilmente si macelleranno per ottenere la mortadella. Musi di maiale sul logo di un altro. Maiali naturalistici, stilizzati e sorridenti guardano benevoli i camerieri sottostanti, che girano con vassoi pieni di carne di maiale». E vedendo turisti che mangiano tortellini fritti da un cono di carta unto, l'autrice si interroga se davvero quel tipo di turista è convinto di vivere un'esperienza locale e autentica.

Con le estati che diventano ogni anno più calde, volare da una parte all'altra di un pianeta di per se surriscaldato per consumare grandi quantità di carne è un segnale di pericolo. La massa di turisti che affollano gli antichi vicoli di Bologna sembrano insistere ostinatamente sul fatto che sì, si possono ancora avere tutte queste cose, quando tutti i segnali invece ci dicono il contrario.

Se gli studenti della più antica e venerabile università d'Europa scappano dove gli affitti sono più abbordabili, Bologna non è più la Dotta. E neanche più la Turrita (la torre della Garisenda è pericolante e transennata), Sala riflette che quel che resta del nomignolo della città petroniana è solo "la Grassa". «Dobbiamo davvero viaggiare in questo modo?».

La replica del sindaco Lepore

Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, reagisce all’articolo del New York Times che ha raccontato il degrado della città dovuto al turismo di massa e alla perdita di riferimenti tradizionali. «Di solito evito di replicare ai luoghi comuni su Bologna, ma questa volta non posso esimermi giacché a parlarne è il giornale più letto al mondo», scrive il sindaco in una lettera rivolta alla testata statunitense. «L’articolo è a firma di tale Maria Sala, una giornalista che afferma di essere nata sotto le due torri, ma vive all’estero e scrive da Hong Kong. Come sindaco voglio esprimere la mia più forte indignazione nei confronti di chi insulta la nostra città dipingendola come un magnifico di mortadella e anche per questo ho deciso di scrivere direttamente al prestigioso giornale americano evidenziando il danno di immagine prodotto nei nostri confronti».

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