Parola non soltanto usata, ma addirittura inflazionata, l’overtourism è ormai sulla bocca di tutti come colpa di ogni male possibile del Pianeta. Ora, però, una nuova responsabilità viene affibbiata al super affollamento turistico (l'overtourism colpisce anche l'Italia): la carenza di riso in Giappone che, in città come Milano, ha fatto tremare i super appassionati di sushi.
Manca il riso in Giappone
Il riso, però, nel Paese del Sol Levante, manca davvero e la cosa preoccupa molto cittadini e produttori. Si stima, infatti, un calo di circa il 20 percento rispetto all'anno scorso e, di questa diminuzione, il ministero “incolpa”, prima di tutto, il caldo eccessivo dell’estate scorsa che ha fortemente influenzato il raccolto in negativo, ovviamente. Temperature che, se perdureranno anche quest’anno, porteranno le scorte a diminuire ulteriormente con un aumento notevole dei prezzi.
Ma non c’è solo questo: infatti, a fronte di una inevitabile domanda annuale di riso in Giappone in calo, a causa della diminuzione della popolazione, per l'anno fino a giugno è stata, invece, registrata una domanda interna che si è attestata su 7,02 milioni di tonnellate, ovvero 110mila tonnellate in più rispetto all'anno precedente, segnando il primo aumento in dieci anni. Qualcosa non torna, ovviamente. A meno che tra i fattori che hanno fatto aumentare la domanda, non ci sia, come ha affermato il Ministero, un aumento dei turisti che come normale, chiedono nei ristoranti specialità come sushi e nigiri, per provare le ricette autentiche.
Troppi turisti che mangiano riso
Una prima conferma arriva dai numeri che vedono, nell’arco temporale che va dal giugno 2023 e il mese scorso, un raddoppio dei turisti stranieri rispetto all'anno precedente. Il Giappone ne ha, infatti, accolti 17,78 milioni solo nella prima metà del 2024, un milione in più rispetto ai livelli pre-pandemia. Oltre alla fioritura dei ciliegi di Tokyo e alla maestosità del monte Fuji, infatti, uno yen più economico ha contribuito a far aumentare le entrate, ma soprattutto le spese per qualsiasi cosa, dai kimono ai pasti. A fare i conti ci pensa direttamente il ministero: supponendo, infatti, che i turisti stranieri consumino riso due volte al giorno, si è stimato che la loro domanda di riso ammonti a 51mila tonnellate, ovvero 2,7 volte in più rispetto all'anno precedente. È presto detto.
Il Governo: nessuna emergenza
Il funzionario del ministero dell'Agricoltura Hiroshi Itakura ha precisato, però, all’Agence France-Presse che «le ragioni alla base del calo della produzione sono, principalmente, le alte temperature dello scorso anno combinate con la scarsità d'acqua e la relativa convenienza dei prezzi del riso rispetto ai prezzi di altre colture come il grano». Detto questo, però, non ha negato che anche l'aumento della domanda da parte dei turisti stranieri abbia contribuito. Rassicurando, tuttavia sul fatto che la “terra del sole nascente” non sia assolutamente in una situazione di carenza di riso.
L'informazione non è d'accordo
Di opinione diversa i notiziari e i quotidiani giapponesi, secondo i quali, invece, il prezzo di mercato del riso ha raggiunto il massimo degli ultimi 30 anni, i grossisti stanno esaurendo le scorte e alcuni supermercati hanno deciso di aumentare ulteriormente i prezzi e limitare gli acquisti. Tutto questo fino ad almeno a settembre, quando sarà disponibile il riso del raccolto di quest'anno. Nonostante questo, però, il Governo si dice certo della non esistenza di un’emergenza. E, infatti, come riporta il quotidiano Asahi Shimbun, non ha previsto al momento piani per attingere alle scorte governative create per la prima volta quando un cattivo raccolto di un'estate insolitamente fredda nel 1993 causò gravi carenze del cereale, riducendo di circa un quarto il raccolto e spingendo a importazioni di emergenza.
I turisti si fermano, il cambiamento climatico meno
Purtroppo, più che i turisti che in qualche modo si possono fermare, si spera in maniera più consona di come sta avvenendo questa estate, è l'avanzare del riscaldamento globale con l’aumento costante delle estati roventi e torride molto più difficile da fermare. Il Giappone, le cui estati sono sempre state particolarmente calde e umide, negli ultimi anni, ha assistito a una crescita esponenziale delle temperature, con il periodo dal 2019 al 2023 classificato come uno dei quinquenni più caldi nella storia.
E quindi cosa si fa?
In questo contesto, gli amministratori e i ricercatori giapponesi mirano a comprendere gli impatti che il riscaldamento avrà sulle colture di riso e le implicazioni per la sicurezza alimentare del paese, come riporta il The Japan Times, ma sebbene gli esperti affermino che è improbabile che il cambiamento climatico provochi una pericolosa carenza nell'offerta complessiva di riso del Giappone, il caldo estremo minaccia comunque di ridurre la qualità del grano.
Ciò sta costringendo gli agricoltori ad adattarsi, con l'introduzione diffusa di varietà di riso resistenti al calore considerate fondamentali per prevenire i danni del riscaldamento globale. Un cambiamento notevole che, seppur necessario, dovrà comunque avere il beneplacito del consumatore, soprattutto quello giapponese, grande appassionato di questo alimento da sempre fondamentale in Giappone.