Dal Dry January al Sober October, la moderazione passa per i social. Perché non c'è da sorprendersi se i consumi di vino vanno giù

25 Lug 2024, 17:06 | a cura di
Salutismo, nuove bevande, basso coinvolgimento dei giovani e e voglia di esperienze differenti non giocano a favore del vino. Iwsr analizza i mercati chiave dove da anni la curva dei consumi è discendente

Il declino dei numeri del vino dipende dal cambiamento dei modelli di consumo. Lo afferma l’analisi di Iwsr - International Wine & Spirits Research, secondo cui ciò non significa che, a livello mondiale, sia diminuita la popolazione di bevitori. Per l’Istituto londinese, sarebbe quattro i fattori di cui tenere conto: cambiamenti (leggi alla voce moderazione) dello stile di vita; maggiore concorrenza da parte di altre categorie di prodotti; minor coinvolgimento dei giovani rispetto al vino; desiderio di migliorare l'esperienza del bere.

La parola chiave è moderazione

L'analisi rivela che nel 2023, un consumatore di vino su due ha affermato di moderare attivamente il consumo di alcol. Tra questi un 20% opta per alternative con meno alcol, mentre un terzo ha dichiarato di aver scelto l’astinenza. Una tendenza, questa, alimentata anche da social media, che hanno reso socialmente accettabile il cosiddetto Dry January o Sober October. Non è da sottovalutare, in questo senso, la voglia di proporre temi, foto e video no o low alcol facilmente condivisibili sui propri profili. Il trend della moderazione è intergenerazionale, ma è soprattutto la GenZ (67%) ad affermare di aver moderato il consumo di alcol. La percentuale si abbassa con l’aumentare dell’età: 61% dei Millennials, 49% della Gen X e a 43% dei Boomer. Anche il Master of Wine italiano, Pietro Russo, ha aperto alle tipologie low e no alcol: «Un'opportunità per assorbire volumi di vino invenduto».

Le alternative al vino

Il primo punto di analisi, ci porta direttamente al secondo: cosa si beve in alternativa al vino? «C’è una maggiore disponibilità alle cosiddette bevande speciali – spiega Richard Halstead, Coo Consumer Research, Iwsr - Tra cui, ad esempio, i cocktail. Il vino ha dovuto affrontare molta concorrenza da parte di un consumatore sempre più avventuroso, che grazie agli smartphone trova rapidamente informazioni, prodotti ed effettua transazioni». In termini, di frequenza, molti mercati mostrano un trend al ribasso. Ad esempio, in Australia il consumo mensile di vino tra la GenZ si è dimezzata in 13 anni, tra il 2010 e il 2023. Una conseguenza dei cambiamenti nello stile di vita, in primis dell’abbandono del consumo quotidiano a tavola.

Lo spostamento verso bollicine e rosati premium

Infine, vale il trend del bere meno ma bere meglio. Molti consumatori, quindi, scelgono marchi e categorie cosiddette premium. Nel vino, questo si traduce molto spesso in uno spostamento verso i vini rosati premium, i vini biologici o gli spumanti in sostituzione del vino fermo. Iwsr sottolinea, poi, una spaccatura tra i segmenti di prezzi: i vini di fascia più bassa stanno perdendo volumi, mentre i vini con prezzi da super-premium salgano, sebbene il tasso di crescita stia già iniziando a rallentare.

Lo spostamento di gusti e mercati

Cosa significa questo per l’industria globale del vino? Che c’è uno spostamento di gusti e di mercati. Quelli emergenti, come l’India e in generale il Sud-est asiatico, danno segnali incoraggianti, ma chiaramente non sufficienti a compensare i cali delle piazze consolidate. A livello di gusti e tipologie, il declino dei rossi potrebbe essere compensato dalla crescita di bianchi e rosé (soprattutto premium) che soddisfano la richiesta di vini più freschi e leggeri. Ma inutile negare che nei prossimi anni, al di là delle singole tipologie, i volumi complessivi saranno comunque destinati a scendere.

L’andamento dei consumi in Usa, Uk e Australia

I trend evidenziati sopra si traducono in numero di consumatori in tre mercati chiave, analizzati da Iwsr: Regno Unito, Stati Uniti e Australia. In Uk, il consumo pro-capite di vino ha raggiunto il picco nel 2009 e da allora è in calo, fatta eccezione per un piccolo aumento temporaneo durante il Covid. Su base pro-capite, il Regno Unito attualmente beve circa il 14% in meno di vino rispetto al 2000. Negli Usa, il consumo pro capite ha raggiunto il picco nel 2017 e da allora ha registrato forti cali. Infine, in Australia, il picco si è registrato nel 2012 per poi andare giù: oggi è inferiore dell’11% rispetto al 2000.

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