«I cibi ultraprocessati stanno dominando il mondo. Servono campagne di salute pubblica, come quelle contro il tabacco, per frenare questo pericolo». Carlos Monteiro, ricercatore e professore emerito dell’Università di San Paolo in Brasile, alla ricerca sul tema sta dedicando tutta la sua carriera. Con lui, abbiamo stilato i 10 trucchi per riconoscere un cibo ultraprocessato, e ora anche al Guardian racconta i rischi che questi alimenti comportano. Tanto che meriterebbero di essere etichettati come pericolosi, proprio come le sigarette. «Nuoce gravemente alla salute».
I rischi dei cibi ultraprocessati
«Queste campagne», continua Monteiro, «dovrebbero includere tutti i rischi per la salute derivati dal consumo di cibi ultraprocessati». Che non sono affatto pochi: i risultati dello studio pubblicato sul British Medical Journal parlano di 32 effetti dannosi per la salute, tra cui un rischio elevato di malattie cardiache, tumori, diabete di tipo 2, obesità, compromissione della salute mentale. Questo tema verrà portato alla luce dal professore durante il Congresso Internazionale sull’Obesità in scena fino al 29 giugno a San Paolo. «Gli ultraprocessati stanno soppiantando gli alimenti più sani e meno trasformati in tutto il mondo, causando un deterioramento della qualità della dieta. Stanno guidando la pandemia dell’obesità».
Bisogna tassare i cibi ultraprocessati
In particolare, nel Regno Unito e negli Stati Uniti i cibi ultraprocessati sono all’ordine del giorno. «Inoltre, si dovrebbero bandire le pubblicità di prodotti simili, o comunque limitarle molto, e dovrebbero essere introdotte avvertenze sulla parte anteriore della confezione simili a quelle utilizzate per i pacchetti di sigarette». Senza contare la diffusione degli ultraprocessati nelle scuole «dove non si dovrebbero affatto vendere questi cibi, che dovrebbero essere tassati pesantemente, per utilizzare poi le entrate per sovvenzionare alimenti freschi e sani». I cibi ultraprocessati sono venduti, infatti, sempre a basso costo: i giganti dell’industria sanno di dover mantenere dei prezzi competitivi, «e per massimizzare i profitti, gli alimenti devono avere dei costi di produzione inferiori, ed essere distribuiti su larga scala».
Altra similitudine con il mondo del tabacco: «Oltre a causare malattie gravi, gli ultraprocessati – proprio come le sigarette – sono prodotti da multinazionali che investono grosse somme in strategie di marketing aggressive. Soldi, tra l’altro, ottenuti con i loro prodotti attraenti e nocivi, spesi in attività di lobbying contro la regolamentazione».
Il pericolo è per i più deboli
Questo sistema comporta una serie di problematiche che, come sempre, sono scontate in prima persona dalle categorie marginalizzate, economicamente svantaggiate e deboli. Per esempio, uno studio del 2023 condotto dalla ong indiana Comitato di vigilanza popolare sui diritti umani, ha chiesto misure politiche urgenti per rendere disponibili sul mercato prodotti più sani, oltre a introdurre avvertenze chiare sugli alimenti confezionati che fanno male alla salute. Oltre il 90% degli intervistati che hanno dichiarato di consumare abitualmente cibi ultraprocessati, aveva un guadagno medio giornaliero pari o inferiore a 400 rupie (circa 4 euro e mezzo), e il 40% di questi proveniva dalla comunità emarginata di Musahar, tra le più povere che ci siano. La maggior parte, poi, non era neanche scolarizzata. Chi è nato dalla parte "giusta" del mondo può scegliere per la propria salute, ma che ne è di tutti coloro che non hanno questa scelta?