Avevamo già espresso soddisfazione un anno fa, quando assaggiammo i vini di Montefalco in anteprima e ci rendemmo conto che lo stile che da qualche anno si è ricercato aveva trovato una sua dimensione specie con la fortunata annata 2019 dei Sagrantino. Estrazioni più misurate, usi dei legni più centrato (sia per durata, sia per tipologie) e un risultato per cui l’impronta tannica non andava a dominare il sorso, ma si trovava in completa armonia con sapidità e freschezza. Anche l’annata 2020, anch’essa convincente dal punto di vista climatico, ha confermato che la strada intrapresa qualche anno fa è quella giusta.
Non solo Sagrantino
Ma, non dimentichiamoci, che parlare di Montefalco non significa assolutamente parlare unicamente di Sagrantino. Cresce a dismisura il Montefalco Rosso e, non a caso, è il vino di cui si producono più bottiglie (circa 2 milioni e mezzo), ma soprattutto è il vino che finisce prima in cantina. Il merito va al Sangiovese e a ciò che riesce a esprimere in questo areale, sebbene in assemblaggio col Sagrantino o con altre uve rosse autorizzate (tra cui fanno capolino le varietà internazionali). Non sembra trovare, invece, una sua dimensione precisa il Montefalco Rosso Riserva e, non a caso, la produzione non supera le 100mila bottiglie totali. Forse, di questi tempi, ha poco senso puntare sulla versione più invecchiata, strutturata e corposa di un vino che invece è sinonimo di freschezza, agilità e beva (ci riferiamo al Rosso) a meno che non si compia un’azione che possa in qualche modo darle un certo carattere e una determinata tipicità. A tal proposito ci permettiamo di lanciare un’idea: e se la Riserva fosse esclusivamente dedicata agli autoctoni, quindi sangiovese e sagrantino, con quest’ultimo vitigno utilizzato in piccole percentuali, per non rischiare sovrapposizioni con nessun altro vino del comprensorio? Così si potrebbe parlare di tre rossi di Montefalco, ognuno con le sue caratteristiche, senza inutili classifiche tra vini di punta o vini di serie b.
Avanzano i bianchi
A questi si aggiungerebbero i bianchi, a conferma di una denominazione poliedrica: Al Montefalco Grechetto si aggiunge il Montefalco Bianco, dove il protagonista per almeno il 50% deve essere il Trebbiano Spoletino. Sappiamo però che la Doc d’elezione di quest’ultima varietà è Spoleto e non è un caso che ci siano grandi manovre per estendere la Doc Spoleto a tutto l’areale di Montefalco (come spieghiamo sull’ultimo numero del Tre Bicchieri). In attesa di eventuali cambiamenti di disciplinare possiamo dire che il Trebbiano Spoletino gode di uno stato di grazia mai visto prima e la sua forza è dimostrata non solo dalla bontà dei 2023 e 2022 assaggiati, ma anche dai diversi stili utilizzati in vinificazione, tutti capaci di esaltare l’aromaticità e la (tanta) sapidità che il vitigno può dare. Se da un lato ci soddisfano le versioni giovani, fresche e vibranti, ci affascinano non poco le etichette frutto di macerazioni (gestite con sapienza) o l’utilizzo di legni grandi o anfore per l’affinamento. Senza dimenticare le bollicine frutto della spumantizzazione della medesima uva: per ora sono poche, ma sono davvero molto convincenti e siamo sicuri avranno un futuro roseo.
I 10 migliori vini assaggiati all'Anteprima Montefalco
Vi presentiamo 10 vini fermi e un outsider, uno spumante. Quest’ultimo, manco a dirlo, è ottenuto proprio da Trebbiano Spoletino, a conferma di una varietà che può regalare ottimi risultati anche dalla spumantizzazione. Ci sono poi tre Sagrantino tutti frutti dell’annata presentata (la 2020), tre Montefalco Rosso, un Montefalco Rosso Riserva e tre Trebbiano Spoletino.
Montefalco Sagrantino Etnico ’20 – Di Filippo
Il naso è tutto giocato sul frutto rosso, si avverte una sensazione speziata e di tabacco dolce che anticipa una bocca di grande eleganza. Entrata molto scorrevole, tannino equilibrato alla materia, sapidità finale e una profondità di beva mai contratta. Molto equilibrato fin da ora siamo sicuri migliorerà nel tempo.
Montefalco Sagrantino ’20 – Lungarotti
La grande famiglia del vino umbro ci sta abituando a Montefalco sempre più centrati che si affiancano ai grandi Torgiano prodotti. La 2020 offre un naso delizioso che regala note di ribes e lamponi, non manca un tocco terroso, mentre la bocca stupisce per la grana del tannino: maturo, morbido, cremoso. Il resto è dato da bellissima freschezza e tanta sapidità.
Montefalco Sagrantino Il Bisbetico Domato ’20 – Tabarrini
L’ultimo nato in casa Tabarrini è il Sagrantino che porta questo nome bizzarro, riferito alla particolare varietà. Molto buoni anche gli altri due cru presentati, Ma il Bisbetico Domato spicca per finezza, eleganza e armonia. Naso pimpante che fa presagire un palato luminoso che gioca la sua partita su freschezza, sapore e tanta scorrevolezza. Un piccolo grande capolavoro che fa capire tante cose sul vitigno.
Montefalco Rosso Pomontino ’21 – Tenuta Bellafonte
Prevale il Sangiovese accompagnato da un saldo di Sagrantino il Montefalco Rosso proposto da Bellafonte. Equilibrio, eleganza e tanta bevibilità per un vino gioioso che non perde il suo carattere, per quanto la semplicità e la scorrevolezza ne fanno un vino quotidiano da bere (fresco) in diverse ore della giornata.
Montefalco Rosso ’22 – Scacciadiavoli
Giovanissimo e fragrante, il Montefalco Rosso firmato Scacciadiavoli ci è parso uno dei migliori della tipologia. È composto da Sangiovese, una buona parte di Merlot (25%) e saldo di Sagrantino. Profuma di more, fragoline di bosco e non manca un tocco di pepe nero. In bocca è fresco, dalla giusta morbidezza, il tannino è lieve e da ritmo al sorso, incalzato da bellissima sapidità.
Montefalco Rosso Ziggurat ’22 – Tenuta Calstelbuono Lunelli
Nonostante la giovane età il Montefalco Rosso della famiglia Lunelli spicca per complessità e corpo. Lo Ziggurat offre un naso complesso che di certo non si ferma al frutto. Spezie, tocco di sottobosco e leggera sensazione di spezie, ha palato rotondo, avvolgente, cremoso e ben bilanciato da un tannino sottile ma scalpitante, una bellissima vena sapida e una spalla acida che regge la struttura.
Montefalco Rosso Molinetta Ris. ’19 - Romanelli
È senza dubbio la riserva di Montefalco Rosso che ci è piaciuta maggiormente. Con la complicità dell’ottima annata 2019 il Molinetta regala tanta eleganza, finezza e una bevibilità da manuale. Il naso profuma di frutti rossi, non manca un tocco di geranio che anticipa una sensazione ematica e di arancia sanguinella. Al palato la beva è garantita da acidità e sapidità a cui si aggiunge un corpo misurato e in grande equilibrio.
Spoleto Trebbiano Spoletino Misluli ’22 – Ninni
Solo 600 bottiglie per questo vino artigiano prodotto da Ninni. Uno dei pochi assaggiati che si avvale del 10% di Malvasia Lunga che si sommano allo Spoletino. Profumi di erbe aromatiche, tocchi di camomilla e un frutto giallo maturo anticipano una bocca fresca e sapida, di buona profondità e dal finale quasi piccante.
Spoleto Trebbiano Spoletino Benvenuto ’22 – Conti Fabio
Anche in questo caso le bottiglie sono un migliaio, ma il risultato sorprende davvero. Naso leggermente rustico ma di sicuro fascino grazie alle note di pietra focaia ed erbe mediterranee, seguite da sensazione di frutto giallo maturo e spezie dolci. Bocca ampia e avvolgente, cremosa da un lato ma con tanta sapidità a contrastare dall’altro. Finale saporito, molto lungo e con un tocco di freschezza che da guizzo alla beva.
Spoleto Trebbiano Spoletino Vigna Tonda ’21 – Antonelli
Fino allo scorso anno era Anteprima Tonda, ora, visto che è frutto di una particolare e unica vigna a forma circolare, diventa Vigna Tonda. È uno dei Trebbiano Spoletino proposti da Antonelli, frutto di una macerazione sulle bucce lunga ma molto centrata. Complesso al naso tra profumi di cera d’api, fiori di campo e frutti gialli, ha bocca sapida e vibrante, con quel pizzico di tannino a dare ritmo al sorso. Finale molto profondo, di sapore, ma molto piacevole e pulito.
Spumante Metodo Classico Giovanni Bartoloni Dedicato a te ’20 – Le Cimate
Primo anno per questo Spumante frutto della rifermentazione in bottiglia di sole uve Trebbiano Spoletino e lunga sosta sui lieviti. Il risultato è davvero apprezzabile, sia per i profumi (frutta gialla, erbe di campo) sia per una bocca dove la carbonica è dosata a una materia che sprizza di sapidità finale.