Troppo sessismo nel mondo della birra. La denuncia è del British Beer and Pub Association (BBPA) che ha messo in evidenza un quadro preoccupante per quanto riguarda l’occupazione e il ruolo delle donne all’interno delle aziende brassicole. Un mondo quasi chiuso al genere femminile o poco attraente. Complice una mancata comunicazione delle possibilità a livello di carriera per le donne, un contesto a volte misogino e sessista insieme ad aziende che non le cercano di reclutare in maniera attiva. Il problema però non è solo una questione di parità di genere, ma anche di plasmare il futuro della produzione della birra.
Poche donne nei management aziendali
Le indagini condotte dalla BBPA hanno rilevato che solo il 17% delle donne detiene posizioni nel consiglio di amministrazione e solo il 7% delle donne sono amministratori delegati nel settore della birra, mentre la Society of Independent Brewers (SIBA) ha riferito che il 30% dei dipendenti del birrificio sono donne con solo il 3% che hanno un ruolo nella produzione.
«La produzione di birra non è un'occupazione facile: è un duro lavoro fisico, con temperature estreme, spesso con orari impegnativi» ha detto Annabelle Smith, sommelier della birra, a Drinks Business. «Oltre a questo, molte donne che hanno lavorato nel settore hanno testimoniato come hanno dovuto lottare in un campo dominato dagli uomini e superare la percezione che la birra sia esclusivamente un dominio maschile».
Un commento che rimanda alla produttrice di birra Brienne Allan che ha guadagnato l'attenzione internazionale per aver fatto far luce sulla questione del sessismo e delle molestie all'interno dell'industria della birra. «Brienne Allan ha condiviso storie anonime di donne in produzione di birra sui social media, scatenando importanti conversazioni sulla necessità di cambiamento» ha detto Smith a riguardo . «La sua campagna ha incoraggiato i birrifici ad agire contro le molestie e la discriminazione, rendendo l'industria più accogliente per le donne».
Comunicazione maschile e commenti misogini
Una minore inclusione della presenza femminile all’interno del settore avrebbe un importante impatto non solo a livello di una pari opportunità sociale, ma anche a livello di produzione e di mercato. «La mancanza di donne nei ruoli di produzione e gestione nel settore ha un effetto diretto sul consumatore finale: dagli stili di birra che vengono prodotti, al modo in cui la birra viene commercializzata» afferma Smith. Una considerazione che si lega ad una necessità di comunicare e rendere più attraente il lavoro insieme allo stesso settore attraverso «programmi di apprendistato, borse di studio e opportunità di tutoraggio». In modo da poter dare degli strumenti per «abbattere le barriere e fornire alle donne il supporto di cui hanno bisogno per entrare e avere successo nel campo. Solo così facendo le donne giocheranno un ruolo sempre più significativo nel plasmare il futuro della birra». All’interno del settore Smith mette in evidenza due poli che andrebbero modificati. «Se guardiamo le immagini utilizzate su molti siti web di birrerie artigianali, ci sono riferimenti solo per ragazzi, tatuaggi e un pubblico maschile». Un target maschile non solo da un punto di vista di consumatori, ma anche come descrizione del settore. «Dai un'occhiata a molti siti web regionali di birrai familiari. Vedo molti (prevalentemente) uomini bianchi. La presenza online di queste aziende sta inviando un segnale molto negativo a qualsiasi donna che pensi che il settore della birra potrebbe essere una scelta di carriera adatta».
L’altro, grande, problema sono i commenti misogini che le influencer della birra femminile e le donne che lavorano nel settore sono sottoposte. Un ulteriore elemento di allontanamento e di esclusione del genere femminile dal mondo brassicolo. D'altronde, viste queste premesse, conclude Smith: «Perché una donna dovrebbe volersi mettere in gioco e affermare di sapere qualcosa sulla birra?».