Tra le storie dei più importanti vitigni internazionali, di certo quella del cabernet sauvignon è una delle più interessanti. Innanzitutto, perché questo vitigno è alla base dei più famosi Cru Classé di Bordeaux, nei comuni di Pauillac, Margaux, Saint-Estèphe, Saint-Julien e Pessac-Leognan. Châteaux Lafite, Latour, Mouton Rothschild, Margaux e Haut-Brion in primis. Ma anche perché è una storia molto antica che si concretizza in un matrimonio tra Oriente e Occidente, che poi darà vita al vitigno.
Come afferma il prof. Attilio Scienza nel suo stimolante "La Stirpe del Vino", quando parliamo di cabernet sauvignon abbiamo a che fare con un vitigno in grado di "coniugare rusticità, cioè l'abilità di produrre con regolarità in ambienti molto diversi, ed eccellenza, grazie alle caratteristiche qualitative delle sue uve".
Ma il matrimonio tra Oriente e Occidente che c'entra? Lo abbiamo citato per cercare di rintracciare le origini di quest'uva, attualmente coltivata davvero in ogni angolo del mondo. Da un punto di vista genetico, i genitori del cabernet sauvignon sono il cabernet franc e il sauvignon. E se volessimo risalire ancora nell'albero genealogico? Beh, allora dovremmo fare riferimento alle navi dei mercanti greci che attraccavano nel sud della Francia, e che probabilmente portavano tra i loro carichi anche le piante di quei vitigni provenienti dall'Epiro (più o meno l'attuale Albania meridionale), caratterizzate da un spesso strato di pruina sulla buccia e dal sapore quasi catramoso. Giunte in Francia, all'interno dei monasteri benedettini, più o meno in epoca carolingia, queste viti si sarebbero incrociate con quelle locali domesticate, in questo caso il sauvignon, il cui nome tradisce la sua origine "selvaggia" (sauvage).
Il cabernet sauvignon è coltivato in molte zone del nostro Paese. Lo troviamo soprattutto al nord dove costella soprattutto i vigneti di Trentino, Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia, spesso in compagnia del cabernet franc. Ma il vitigno è presente storicamente anche in Toscana, e poi si è diffuso anche in tutte le altre regioni, arrivando fino alla Sicilia e alla Sardegna. Nelle versioni più ambiziose può dare risultati eccellenti anche per quanto riguarda la capacità d'invecchiamento; ma non necessariamente deve essere quello il suo destino. Può essere utilizzato, infatti, anche per produrre vini più immediati, che però riescono a conservare le caratteristiche varietali declinandole in sfumature affascinanti e intriganti.
I Cabernet Sauvignon dal migliore rapporto qualità-prezzo
Nellalista che segue troverete vini a base di cabernet sauvignon, ma anche franc, recensiti nella guida Berebene 2024 , che sugli scaffali delle enoteche e negli shop on-line costano meno di 20 euro.
Veneto
L'Espero 2021 di Vigna Ròda esprime tutto il valore della denominazione anche nei vini più semplici. Profumi di prugna e spezie trovano sviluppo in un sorso energico e di immediata piacevolezza. Adagiata sulle colline che costituiscono il confine occidentale del complesso euganeo, l'azienda di Gianni Strazzappa si estende per una ventina di ettari all'intero del Parco Regionale. Qui, sui dolci declivi che guardano a sera, dimorano da quasi due secoli le varietà del bordolese che hanno trovato in quest'area una delle loro culle. Gianni e la moglie Elena seguono tutte le fasi produttive e nella piccola cantina di Cortelà viene realizzata una produzione affidabile e di pregevole fattura.
Il Carega del Diavolo è un blend di cabernet sauvignon e franc che matura in tonneau e botte grande prima di donare profumi di frutto rosso e spezie, rinfrescati da intense suggestioni balsamiche. Al palato il vino rivela tutto il calore del territorio mettendo in luce una fitta trama tannica che lo rende perfetto per accompagnare un arrosto invernale. Cà Salarola, l'azienda della famiglia Zannini, si sviluppa nella zona meridionale dei Colli Euganei, nei pressi di Baone.
Non scopriamo certo oggi il valore dei Colli Euganei, ma se avete desiderio di un Cabernet semplice, giocato sul frutto e al tempo stesso di grande ricchezza e grinta, provate il Poggio Ameno di casa Gardina. Maturato interamente in cemento, offre al naso un frutto esplosivo impreziosito dalla presenza soffusa di note speziate. In bocca è pieno, succoso e di beva consistente. Se non avete pazienza di aspettarlo un paio di anni, godetevelo con una succulenta bistecca al sangue. Non si fermano mai le attività di Quota 101, che vedono proseguire il rinnovamento viticolo in atto da qualche anno e il completamento della nuova cantina che oltre agli spazi per la gestione di tutte le attività, con un'importante dotazione di cemento e legno, offre anche una splendida sala degustazione affacciata sul declivio vitato di proprietà. Nei 16 ettari coltivati il ruolo di protagonista spetta alle varietà bordolesi, coltivate principalmente nella tenuta di Baone, mentre le varietà a bacca bianca dimorano attorno alla cantina di Torreglia.
La giovane azienda Monte Cecilia di Sabrina Tosin si estende per otto ettari in una delle zone viticole più vocate del comprensorio euganeo, l'areale di Baone. Qui viti e olivi si contendono le migliori esposizioni e Sabrina ne ricava un taglio bordolese che esprime al naso tutto il calore del territorio. Prugna matura, erbe officinali e spezie si susseguono in un vortice di profumi che trova sviluppo in un sorso energico e di pregevole progressione.
Quello che ci ha proposto quest'anno la storica azienda di Castello di Roncade è un Cabernet dallo stile classico, giocato sulla presenza di toni vegetali che donano freschezza al frutto rosso e su una dinamica gustativa legata più all'agilità e al dinamismo che alla potenza. Perfetto per un brasato invernale quanto, servito più fresco, per una grigliata estiva. Non abbiate paura a stapparlo, saprà soddisfare anche il degustatore più smaliziato. Più di 100 ettari vigneti sulla pianura veneta orientale costituiscono la piattaforma viticola a cui può accedere l'azienda della famiglia Ciani Bassetti.
Friuli Venezia Giulia
Caterina e Valfredo rappresentano l'ultima generazione della famiglia de Puppi che, da tempi immemorabili, si dedica alla coltivazione dei terreni di proprietà. Il merito dell'attuale affermazione nel mondo vitivinicolo va attribuito alla lungimiranza del conte Luigi de Puppi che, intuendone le potenzialità, alla fine del secolo scorso provvide alla riorganizzazione di vecchi vigneti, per poi traghettarli alla cura dei giovani figli. La maggior parte dei vigneti circonda la villa padronale di Moimacco, ma quelli più preziosi si estendono sulle splendide colline di Rosazzo.
Toscana
Il Valle delle Stelle 2020, cabernet sauvignon in purezza, ha note terziarie di cuoio e tabacco ma anche sensazioni di confettura di more. Al gusto è disteso, dai tannini sottili, con finale in crescendo. Giuseppe Brancatelli, siciliano dopo aver cercato fortuna in Olanda, ha deciso di diventare agricoltore; ha cercato un'azienda in Italia per mettere in pratica il suo sogno e l'ha trovata in Val di Cornia. Quando l'attività ha preso il via, vi si è trasferito, negli anni '90, divenendo definitivamente viticoltore.
Umbria
Sfide è uno dei vini di punta dell'azienda La Madeleine ed è paradigmatico per capire la filosofia della cantina. Vitigno internazionale (il cabernet franc) ma rispetto del territorio in cui viene coltivato. Una "sfida" ben riuscita a giudicare l'ottima annata 2020. Bei profumi mediterranei e una bocca scorrevole, profonda, dal finale pulito e dal tocco speziato. La Madeleine è il progetto vitivinicolo di Linda e Massimo D'Alema, nato nel 2008 con l'acquisizione di una vecchia azienda agricola di cui è rimasto solo il nome. Ora la proprietà è in mano ai figli di Massimo, Giulia e Francesco, che possono contare su poco più di sette ettari vitati. Tante le varietà utilizzate, non solo quelle più tradizionali del territorio, ma soprattutto quelle alloctone che vanno a comporre i vini più importanti. La cantina sforna vini dal carattere internazionale, precisi, ben fatti aromaticamente e di buona beva generale.