Panini - Durini chiude tutti i locali, ma sarà davvero un addio?

5 Mar 2024, 12:23 | a cura di
Ma dai, possibile? Si sono domandati i tantissimi clienti di Panini Durini Milano presi talmente alla sprovvista dall'annuncio della chiusura definitiva, da azzardare addirittura un'operazione di marketing. Eppure sembra che il viaggio della catena termini proprio qui. Anche se...

Dopo dodici anni di attività, termina il viaggio di Panini-Durini Milano, la catena di lunch bar molto amata dai milanesi con 17 locali in Lombardia e punti vendita anche a Genova e Torino. Con un messaggio senza anticipazioni arrivato con un post sui social, lo staff ha salutato tutti coloro che in questi anni si erano fermati in uno dei tanti locali sparsi per la città per un caffè o, ovviamente, per un panino.

La fine di una bella avventura

«Ragazz*, siamo giunti alla fine di questa meravigliosa avventura. Tutta la catena Panini Durini chiuderà le porte al pubblico, dal primo bar in via Durini a quelli a Torino e a Genova. Fine» scrivono, aggiungendo «vogliamo rubarvi questi ultimi 5 minuti del vostro tempo senza foto, senza reels, senza panini invitanti, senza cappuccini per fare un'ultima cosa: ringraziare tutti voi. Grazie di tutto. Davvero. Ma non consideratelo un addio, perché ci rincontreremo». Ma dai, possibile? si sono domandati i tantissimi clienti, presi talmente alla sprovvista da quest’annuncio, da azzardare addirittura un'operazione di marketing. A seguire, il Gruppo ha rilasciato, però, anche un comunicato nel quale ha espresso tutta la sua gratitudine a coloro i quali hanno reso possibile il sogno iniziale di Panini-Durini.

La Panini-Durini ringrazia sui social

«Vi ringraziamo di averci sempre scelto, vi ringraziamo per averci tenuto compagnia in questi lunghi anni. Vi ringraziamo se eravate clienti abituali e anche se eravate clienti lampo attirati dalle nostre vetrine. Vi ringraziamo per tutto il tempo passato da noi, per ogni panino consumato, per ogni euro del vostro lavoro che avete scelto di investire nella nostra qualità. Vi ringraziamo per aver condiviso con noi lampi della vostra vita, raccontandoci come stavate. Grazie per averci scelto come le vostre personali sveglie perché dai, come si fa ad iniziare la giornata senza un coffee come si deve?».

Una storia quella della catena cominciata nel 2011 a Milano, da un’idea di Stefano Saturnino il quale negli anni è stato affiancato da Ilaria Puddu, per il marketing e la comunicazione, e Alessandro Di Pace, gastronomo del primo locale. Difficile pensare che qualcuno possa non conoscere cosa è stato Panini-Durini, ma per tutti coloro che non hanno avuto l’occasione di provarlo, non è stato sicuramente solo un semplice locale, perché ormai era diventato un vero punto di riferimento per il pranzo dei giovani milanesi o per l'aperitivo finito il lavoro. Un luogo eclettico, una via di mezzo tra il ristorante e il bar, ma originale al punto giusto.

Il passaggio di proprietà e la pandemia

Dal primo locale, il gruppo ha aperto altri 14 negozi sempre in centro città e altri tre all’interno di centri commerciali, per poi esportare l'esperienza anche a Torino e Genova. I fatturati sono ottimi, ma nel 2018, avviene un passaggio di proprietà ad Astraco, società di advisory indipendente che acquisisce le quote di Pancioc spa, titolare del marchio Panini Durini. In questo modo, il fondatore Saturnino diventa socio di minoranza. Nel 2020, poi, con lo scoppio della pandemia, però, i ricavi si riducono di due terzi attestati poi nel 2022 in una perdita per oltre due milioni.

Ma sarà davvero un addio?

Secondo gli esperti è proprio nel bilancio del 2022, l’ultimo depositato, che si possono ritrovare quelle che potrebbero essere alcune delle ragioni che hanno portato alla chiusura della catena, dalla mancanza di personale e la difficoltà di selezione di profili specializzati agli aumenti delle materie riversati sul pubblico con l’aumento di listino solo a partire dal mese di ottobre. Insomma, se sia un addio definitivo non lo sappiamo: resta quella frase sibillina «in qualche modo ci rincontreremo» che agli appassionati può far sperare che la storia non sia davvero finita e che un giorno, non si sa quando e non si sa dove, ci si possa rivedere davvero.

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