Sono tantissime, oltre 35mila, quelle che vengono organizzate soprattutto nel periodo estivo, ma le sagre piacciono molto perché, raccontando il tessuto culturale di un territorio attraverso la tradizione gastronomica, riportano le persone ad assaggiare i sapori locali tipici di un tempo. Ma di sagre di paese ce ne sono di diversi tipi: talvolta, infatti, da feste tradizionali si trasformano in eventi che hanno come unico obiettivo quello di attirare masse di persone da “riempire” di cibo realizzato con prodotti che di eccellente non hanno assolutamente nulla. Un business che rischia di danneggiare il vero patrimonio enogastronomico.
Le sagre sono importanti, quando sono autentiche
Apparterrebbero a questo secondo gruppo, secondo Giorgia Meloni, quelle per cui il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca avrebbe speso parte dei Fondi Coesione erogati dal Governo al Sud per ridurre gli squilibri economici e sociali del Sud, soldi che possono essere usati per progetti in vari ambiti, dalle infrastrutture all'ambiente, dal lavoro, al turismo, all'agricoltura, fino alla cultura. La premier nella trasmissione Porta a Porta provoca De Luca, dicendo i fondi in Campania sono sprecati per «la Festa del fagiolo e della patata, per la rassegna della zampogna, la Festa del caciocavallo podolico e per la sagra dello scazzatiello» e andrebbero usati in maniera più strategica per lo sviluppo della Regione.
Che la Campania abbia usato il Fondo Coesione anche per finanziare festival, feste e sagre eno-gastronomiche non è un segreto e se si vuole guardare quanto ha speso i dati sono disponibili sul sito Open Coesione e il presidente della Regione non ha mancato l'occasione per rispondere oggi in diretta su Facebook, denunciando: "In atto una campagna di aggressione mirata e di falsificazione che si accompagna sempre all'aggressione politica. Non possiamo dare spazio a chi adotta uno stile da stracciarola, fatto di volgarità, approssimazione, arroganza e mistificazione".
Del resto finanziare feste e sagre con questi soldi non è illegale, tenuto conto del fatto che ci sono sagre che mandano avanti intere economie locali.
Il fagiolo quarantino e il caciocavallo podolico
Il fagiolo quarantino, per esempio, è uno dei prodotti d’eccellenza dell’Irpinia, tra le produzioni maggiormente rappresentative dell’altissima qualità del territorio. Questo prodotto, soprannominato anche “l’oro bianco della Piana” effettivamente ha portato grandi benefici alle attività economiche. In dieci anni è diventato un presidio slow food e questo ha fatto aumentare di molto la domanda, alzando di conseguenza anche il suo valore al chilo. La promozione del prodotto, poi, ha innescato un meccanismo che ha consentito alla Piana del Dragone di essere meglio conosciuta e quindi di dotarsi di servizi e strutture di accoglienza, che, altrimenti, sarebbero state costrette a chiudere. Costringendo nuovamente i giovani a emigrare al nord. Lo stesso è accaduto e accade grazie alla Festa del caciocavallo podolico e della transumanza, uno degli eventi più sentiti nel borgo di Corleto Monforte volto a valorizzare il prodotto tipico locale, per la sua incidenza sull’indotto lavorativo, produttivo e commerciale. Negli ultimi anni, oltretutto, grazie al successo ottenuto, ha richiamato anche molti turisti al di fuori della provincia di Salerno.
Ma la lotta per il Made in Italy?
La diatriba tra Meloni e De Luca, chiaramente non si basa soltanto sul valore del prodotto citato o della sagra come più o meno volano economico, ma è una battaglia politica che guarda alle prossime elezioni regionali. Di sicuro, a leggerla così una domanda viene spontanea: ma la lotta del Governo per il famoso Made in Italy e per la filiera agroalimentare tricolore dove è andata a finire? Lasciando perdere le polemiche, resta che se una sagra è l'espressione vera di tipicità e tradizione e anche di indotto economico, merita di essere sostenuta. Altrettanto giusto, però, è vigilare attentamente su quelle "eccellenze" che eccellenze non sono. La sfida tra i due è appena cominciata.