Via libera ai contrassegni di Stato anche per i vini Igt. Il nuovo decreto è già stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale e prevede che le fascette, sino ad ora utilizzate solo dalle Docg (in maniera obbligatoria) e dalle Doc (in modo facoltativo), possano essere richieste anche dalle Indicazioni geografiche, previa scelta del Consorzio di tutela o della Regione di appartenenza.
Il nuovo sistema di controllo (comunque facoltativo) nasce dall’esigenza di una maggiore tracciabilità anche per le Igt, con la possibilità di tenere sotto controllo il numero di bottiglie immesse sul mercato. Il costo della singola fascetta è di 0,0045 euro per i contrassegni in carta colla e di 0,0055 euro per i contrassegni autoadesivi.
Il metodo però ha lasciato molti dubbi alle associazioni di categoria sia per la confusione che potrebbe generare nei consumatori sia per la possibile incompatibilità con il Testo unico del vino. A far discutere è, in particolare, la scelta del ministro Francesco Lollobrigida di lasciare tutto in mano all’Istituto poligrafico e Zecca dello Stato (Ipzs), che però, dal canto suo, spiega come sia il sistema più sicuro per la tracciabilità.
La Zecca di Stato unico fornitore
Fino ad ora il contrassegno stampato da Ipzs è stato riservato esclusivamente ai vini a Docg e a Doc (per queste ultime in maniera volontaria). Per le Igt, invece, le associazioni di settore si aspettavano un sistema diverso di tracciabilità, con un elenco aperto di provider in grado di offrire diverse soluzioni. La scelta del monopolio dell’Ipzs, quindi, le ha un po’ spiazzate.
«A seguito di esigenze manifestate da alcuni territori, avevamo portato avanti degli approfondimenti tecnici con alcuni fornitori di sistemi digitali innovativi di anticontraffazione, presentando una proposta concreta all’Icqrf sulle caratteristiche tecniche del sistema (basato su codici QR non replicabili)», spiegano al Gambero Rosso da Unione Italiana Vini. «Ma alla fine ha prevalso la proposta di Ipzs. La cosa che ci lascia perplessi è che sia passata in sordina, con un decreto ministeriale, nonostante gran parte della filiera non fosse d’accordo. Per una decisione così importante sarebbe stato preferibile qualche riflessione in più».
I dubbi sulla compatibilità con il Testo unico del vino
L’altra critica al nuovo sistema riguarda una possibile incompatibilità tra il decreto ministeriale e il Testo unico del vino.
«Secondo quanto stabilito dal Testo unico, per i vini a Igt, gli unici strumenti di controllo applicabili sono i sistemi di tracciabilità alternativa” spiega Unione Italiana Vini “Motivo per cui, sarà necessario richiedere una modifica dello stesso Testo unico. Il legislatore, infatti, aveva chiaramente tracciato una linea di demarcazione tra strumenti di anticontraffazione per i vini a Dop e sistemi alternativi che avrebbero dovuto portare innovazione e concorrenza tra i player sul mercato».
In altre parole, per le Igt - che valgono circa il 30% dell’imbottigliato italiano - si pensava ad un sistema più snello, digitale e concorrenziale: non in regime di monopolio. Infine, c’è tra le associazioni il timore che il nuovo sistema possa generare confusione tra i consumatori: Vedendo una fascetta molto simile si chiede l’associazione «il consumatore è davvero capace di fare distinzione tra una Docg, una Doc e una Igt?»
Confusione per il consumatore
Stessa perplessità espressa anche da Federdoc: «Le modalità individuate dal decreto per l’implementazione del sistema di tracciabilità non sono proprio quelle che avevamo richiesto al fine di garantire una corretta differenziazione tra le produzioni Igt e Docg/Doc, soggette quest’ultime a procedure di controllo più rigorose e standard qualitativi superiori. Il Testo unico» ricorda il presidente Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi «prevede infatti che la tracciabilità di vini Igt sia realizzata attraverso un sistema diverso rispetto a quello previsto per le produzioni Docg e Doc, dotate allo scopo di uno speciale contrassegno stampato dal Poligrafico di Stato, prevedendo l’utilizzo di codici alfanumerici telematici univoci non seriali».
Ma ormai il dado è tratto. Per cui non resta che lavorare in prospettiva: «La fascetta del Poligrafico dello Stato, prevista dal nuovo decreto, pur consentendo di soddisfare la sentita esigenza di determinati areali di tracciare la produzione dei vini Igt e di esercitare un controllo su di essi, ci impone di lavorare duramente sul fronte della comunicazione per evitare che i consumatori siano indotti in confusione sulle categorie di prodotto previste dalla nostra piramide dei vini di qualità», conclude il presidente di Federdoc.
La replica della Zecca di Stato
Dal canto suo l'Istituto Poligrafico e della Zecca dello Stato prova a tranquillizzare le associazioni di categoria.
«La fascetta rilasciata dal nostro Istituto» è la risposta al Gambero Rosso dell’amministratore delegato Francesco Soro «è l’unico modo per garantire una tutela penale rafforzata, perché le sanzioni per eventuali contraffazioni sarebbero molto più elevate. Il digitale da solo non potrebbe garantire lo stesso tipo di tutela».
Per quanto riguarda le eventuali confusioni tra Docg e Igt, Soro rassicura: «Abbiamo studiato un sistema graficamente riconoscibile, proprio per non trarre in confusione il consumatore: per le Igt, l’emblema della Repubblica è in fluorescenza. E c’è anche il valore aggiunto del codice Qrcode per l’accesso alla nostra piattaforma di passaporto digitale di prodotto. Ci aspettiamo una buona risposta da parte dei Consorzi del vino, dal momento che l’input è partito proprio da loro».