Ercolina è la mucca passata alla storia dopo che nel 1997 le manifestazioni Cobas l’avevano portata in piazza San Pietro per protestare contro le quote latte. Proprio in suo onore è stata ribatezzata Ercolina2 la mucca che lo scorso 4 febbraio è finita davanti al Pirellone insieme a una decina di trattori, munta pubblicamente per «dare un segnale simbolico». Il suo latte è stato offerto ai cittadini di Milano al suon di: «Bevete il suo, non quello sintetico» (dimostrando ancora una volta di non aver capito la questione dei prodotti coltivati).
Sfruttare gli animali per protesta
La stremata Ercolina2 ora è arrivata a Sanremo e chissà, forse si sta preparando anche per raggiungere Roma. Le proteste degli agricoltori non si fermano, sono giorni di presidi , si lotta contro la Pac, la Politica agricola comune, ma in che modo spostare una mucca, piazzarla in un contesto a lei sconosciuto, impaurirla con rumori, telecamere, mungerla di fronte a tutti in condizioni per lei anomale, può dar forza a queste rimostranze? Il suo non è un caso isolato. Il 7 febbraio 2024 è stata la volta delle pecore: a Benevento gli agricoltori si sono riuniti alla Rotonda dei Pentri e hanno attraversato la città con un trattore, delle carriole, e pecore e galline al seguito per «rappresentare il comparto zootecnico».
C’è un solo problema: gli animali nel comparto zootecnico muoiono. E comunque la si pensi, di certo questa non è la loro battaglia. Le polemiche degli attivisti per i diritti animali non sono mancate: Massimo Manni, ex allevatore che da tempo ha cambiato vita, ha condiviso sulla pagina del suo santuario Capra Libera Tutti (un rifugio per animali senza scopo di lucro) l'immagine di una pecora legata con le zampe alle ruote davanti del trattore. «Questi si permettono di fare qualsiasi nefandezza, protetti da Coldiretti e dal Governo Meloni» scrive.
Sulla fotografia in questione non abbiamo notizie certe, non sappiamo a quando risalga e dove sia stata scattata, ma la realtà immortalata in questi giorni non è tanto distante dall'immagine. «Gli agricoltori non trattano gli animali come essere senzienti, in grado di provare dolore… non sono neanche sicuro si possano portare in giro così, sono sfruttati come macchine» dice Fabrizio Gasbarri, content creator e personal trainer vegano, attivista convinto che sottolinea le inesattezze denunciate dai manifestanti: «Continuano a chiamarlo latte sintetico quando di sintesi non ce n’è neanche l’ombra».
Il trasporto degli animali
Il punto, però, è la strumentalizzazione degli animali, «ancora una volta oggettificati e umiliati» aggiunge Bianca Boldrini della LAV, Lega Anti Vivisezione. Ma trasportare gli animali per una protesta è legale? «Dipende da come lo si fa, in molti casi – se sono stati legati o costretti in altro modo – si parla di maltrattamento». A ogni modo, per l’animale è uno stress: «Non sono abituati ai rumori delle città, lo spostamento per loro è sempre traumatico… per quanto siano orribili le condizioni negli allevamenti, uscire di lì per finire nel chiasso li spaventa».
Gli animali non sono il simbolo di questa protesta
Senza contare che la loro presenza non rafforza in alcun modo le contestazioni:«Abbiamo massimo rispetto per le manifestazioni di ogni tipo, che sono un diritto dei cittadini» dice Claudia Taccani, portavoce di OIPA, Organizzazione Internazionale Protezione Animali «ma bisogna sempre tenere conto del contesto in cui vivono gli animali, che non va modificato in maniera così repentina. Un'esperienza simile li destabilizza».
Gli attivisti si stanno già muovendo per capire se ci sono le basi per una denuncia: «Ci è stato detto che la mucca Ercolina2 veniva dal Pavese, che è zona rossa per la peste suina» specificano dal Rifugio Hope, santuario in provincia di Viterbo. Quando si circoscrive una zona per la peste suina, «nessun animale può entrare o uscire di lì». La Rete dei Santuari si è espressa chiaramente sui social, sottolineando anche l’incoerenza dell’uso di un animale come simbolo per le manifestazioni quando «la categoria che sta protestando è la stessa che non esita a spremere, sfruttare e mercificare gli animali fino alla fine dei loro giorni di prigionia con l’unico scopo di trarne guadagno».