Se la tavola natalizia è dominata da pietanze tradizionali, il “cenone” di Capodanno è animato da una più goliardica anarchia gastronomica. Poco importa se si decide di trascorrerlo al ristorante oppure di approntarlo tra amici e parenti, magari lasciando che ognuno prepari qualche portata.
Nel primo caso, la sfida per il ristoratore è quella di creare un percorso che sappia allettare la propria clientela, abbia una facile organizzazione e di conseguenza goda di un perfetto timing di servizio. In casa è tutto diverso: lo spirito conviviale cerca la semplicità come punto di arrivo; raramente si rinuncia al pregio di qualche ingrediente e ancor meno ci si risparmia nello stappare qualche buona bottiglia. In questo contesto così frammentato quali sono le preparazioni che trasversalmente è più facile incontrare sulle tavole? E cosa berci sopra muovendoci tra insolito e pairing consolidati scegliendo solo bevande con bollicine?
Ostriche e Moscato d’Asti: un bacio aromatico
Sì, la Vigilia è stato il loro giorno di gloria ma un bis è concesso anche a San Silvestro. Le ostriche sono sempre ben apprezzate: facili da preparare, sempre che si abbia il coltellino giusto e un’apprezzabile dimestichezza nell’aprirle, recano quel tocco di afrodisiaco che nella notte più lunga non guasta mai. In questo caso vi suggeriamo un abbinamento di sicuro fascino ed efficacia: Moscato d’Asti. La cosa non sorprenderà il buongustaio più curioso: il tocco salmastro, quasi metallico del mollusco, ovviamente libero da succhi di agrumi o tocchi di frutta esotica, si fonde benissimo con il bacio aromatico del frizzante dolce piemontese. Abbiate solo l’accortezza di servirlo molto freddo, quasi ghiacciato, in modo da attutire l’impatto del residuo zuccherino.
Se deciderete di affidarvi a una più impegnativa frittura di crostacei non resta che affidarsi a un Metodo Classico: un Trentodoc se si vuol restare nel perimetro nazionale o uno Champagne Grand Cru permettono una gran varietà di sfumature.
Vitello tonnato e Franciacorta Rosé: l’alleanza perfetta
Il vitello tonnato è tra i primi a finire in lista quando si compone la scaletta del “cosa mangiamo a Capodanno?”. Semplice da realizzare, trasportare, servire. Non fa neanche accendere i fornelli in quanto - al pari di una vendetta - va servito freddo. E per l’appunto tocca attendere la sua rivalsa nei nostri confronti: non è un piatto semplicissimo da abbinare.
La commistione tra carne e pesce rischia di far sembrare un vino bianco eccessivamente leggero o il rosso troppo impegnativo e dissonante. Provate dunque con il Franciacorta Rosé, meglio se Extra Brut o Dosaggio Zero: sapidità, buona energia gustativa e il delicato accento fruttato tenteranno di scardinare questa riuscita alleanza tra mare e terra.
Lenticchie e cotechino: si sgrassa con il Lambrusco
C’è chi usa il cotechino e chi lo zampone. Altri preferiscono la salsiccia, meno decisa nei sapori. Sia quel che sia, ciò che non manca mai una volta scoccata la mezzanotte è un propiziatorio assaggio di lenticchie. La forma circolare del piccolo legume ricorda quelle delle monete e cibarsene è il miglior viatico per assicurarsi un anno fortunato dal punto di vista economico. O quanto meno sperare che vada così. Un boccone comunque saporito, unto e appagante.
Al Lambrusco l’impegno di sgrassare il palato e intonarsi al coro della tradizione. Scegliete una versione rifermentata in bottiglia. Lo scuro Grasparossa di Castelvetro ha maggior struttura e regge bene il piatto, il pallido ed elegante Sorbara per compiere l’opera si affida alla sua guizzante acidità.
E se per l’ultimo brindisi ci si affidasse alla birra?
Al momento del dolce sarà difficile scampare alla dittatura della triade panettone, pandoro, tiramisù. Alla fine del cenone essi si potranno presentare singolarmente oppure tramite l’ibrido che combina crema al mascarpone con pandoro inzuppato con il caffè. In questo caso il suggerimento è di evitare ulteriori bevande zuccherine.
Cambiate prospettiva e cercate una birra natalizia di stampo artigianale. Sono birre dalla tiratura limitata, pensate per esser consumate nei mesi freddi, accomunate dal fatto di avere una componente alcolica e speziata ben pronunciata, con un sorso pieno e rotondo, complesso e persistente. Hanno etichette gioiose e sono probabilmente il metodo più originale per brindare al nuovo anno.