Sbloccare il futuro senza limite. Era questa la promessa fatta da Laxman Narasimhan, amministratore delegato di Starbucks in carica dalla scorsa primavera, ma a nove mesi di distanza possiamo dire che le cose non sono andate proprio come sperato. E proprio nel periodo solitamente più fruttuoso per Starbucks, con la collezione di bevande natalizie e i suoi tanti gadget, Narasimhan si ritrova a fronteggiare un calo notevole delle vendite.
Gli scioperi dei dipendenti Starbucks
Colpa degli scioperi, dei boicottaggi, delle accuse e le tante proteste che hanno influito sulle scelte della clientela (e soprattutto degli investitori), ma anche della crescita delle altre catene di caffetterie, sempre più numerose e sempre più agguerrite, senza contare l’ultima novità sul mercato, i CosMc’s di McDondald’s, che proprio sull’offerta di bevande calde e snack dolci hanno puntato tutto. A tutto questo, c’è da aggiungere il costo della vita, l’inflazione, le ripetute (inascoltate) lamentele sul prezzo del frappuccino, la nuova tendenza americana di preparare il caffè in casa, rinunciando a una parte del rituale pur di risparmiare un po’.
Narasimhan, dalla Durex a Starbucks
Per tutto questo, le azioni della catena nell'ultimo mese sono scese di oltre il 7%, non una bella notizia per Narasimhan, che per Starbucks aveva abbandonato il suo posto da CEO della Durex, giustificando la sua scelta come una tentazione a cui è impossibile resistere. È vero, il canto della sirena di Schultz – che da settembre ha lasciato il consiglio d’amministrazione – è ammaliante, ma dal 2021 gli scioperi dei dipendenti non sono mai cessati: le richieste sono per paghe migliori e turni ben strutturati, ma a destare scalpore sono stati soprattutto i tentativi di repressione di sindacalizzazione da parte di Starbucks. E proprio Narasimhan si era promesso di mantenere un tono conciliatorio con i dipendenti in sciopero, per cercare di calmare le acque.
Intanto, la catena Luckin, con prezzi più convenienti e un’offerta molto simile, ha rubato al colosso di Seattle il primato di franchising di caffè in Cina, attualmente uno dei mercati più interessanti per le aziende del settore. Ma i vecchi proverbi non sbagliano mai, e tra i due litiganti qui è veramente il terzo a godere: ci vorrà un anno di prova prima che McDonald’s scelga come espandersi nel resto del mondo, ma nel frattempo nell’Illinois la scorsa settimana le persone hanno fatto due ore di fila per provare il caffè del nuovo format.