Cibo lento, macchine veloci. Un manifesto di intenti dell’Emilia, terra di grandi alimenti e dei motori più iconici del mondo. Panza e brividi, un'accoppiata niente male. Che Massimo Bottura e la moglie Lara Gilmore hanno pensato come titolo del loro nuovo libro, “Slow Food, Fast Cars”, edito da L’Ippocampo (258 pagine, 39,90 euro), che esce oggi. Un volume che celebra Casa Maria Luigia, il progetto inaugurato nel 2019 alle porte di Modena e che è diventato il cuore della “botturitudine”, una guest house giocosa e confortevole, in cui si sposano un design contemporaneo, una collezione di arte con pezzi di notevole impatto visivo appartenenti allo stesso Massimo e prestati da gallerie (all’ingresso vigila un agente a grandezza naturale dell’artista iperrealista Duane Hanson, poi in un angolo una grande foto di Andreas Gursky e sparse decine di altre opere contemporanee), auto e moto da collezione, settemila vinili stipati nella sala della musica, la natura di un grande parco quieto, che noi abbiamo visitato mentre era ovattato dal vapore dei nostri respiri e dai nostri passi nella neve.
Il focolaio di Casa Maria Luigia
E poi naturalmente la cucina. Che qui a Casa Maria Luigia è un rito familiare, un focolaio sempre aperto, con un frigo pieno a ogni ora di qualcosa da piluccare. Un rito officiato dalla chef Jessica Rosval, che trova la sua messa cantata nella colazione all’emiliana offerta agli ospiti. L’erbazzone, lo gnocco fritto con la mortadella, la frittata, le focacce, il cavolfiore con crema di Parmigiano Reggiano, il cotechino con la sbrisolona e lo zabaione al Marsala. Capito come? “Quando ci è venuta questa idea – dice Jessica – il mio primo pensiero è stato: come convincerò qualcuno a svegliarsi alle 5 di mattina per prepararla?”. Già perché qui si sfaccenda da prima dell’alba “quando Modena è ancora buia e immersa nella nebbia, con un velo di umidità sopra ogni cosa. L’inizio della nostra giornata viene scandito dal fuoco, di fronte al forno rivestito di piastrelle nere, con le parole Maria Luigia scritta in piastrelle bianche, al crepito della legna. A Modena la legna è sempre umida e accendere il fuoco è ogni volta una sfida”.
Il libro di ricette di Massimo Bottura e Lara Gilmore
Il libro raccoglie 85 ricette, suddivise tra quelle della colazione modenese, degli spuntini, della cosiddetta “tòla dòlza” - che vuol dire prenditela comoda, ed è di fatto il pranzo della domenica, col il pesto modenese, il baccalà mantecato, le costine di manzo affumicate – i dolci di casa e i prodotti della dispensa, conserve, olii aromatizzati, liquori, mostarde e marmellate. Le ricette sono alternate alle storie scritte da Massimo, Lara e Jessica in cui i tre raccontano i luoghi, gli spazi, le storie di questo spazio a suo modo davvero unico, che sembrano parole ma a starci dentro si capisce che davvero è così. “Questo – dice Lara che ci fa da guida attraverso i tanti spazi di CML – è un luogo fatto per riflettere, dove godere dei libri, della musica e dell’arte. Un luogo per le passeggiate in giardino e per il buon cibo, in cui riposare senza sentirsi un estraneo, o dove andare e venire a piacimento. La la nostra versione di quell’Hotel California, in onore di Maria Luigia e Luigi Magelli. E' un luogo tanto fantastico quanto reale, pieno di storie e di ricette, molte ancora da scrivere”.
Nuovo format di ospitalità
Massimo, che celebra anche la partnership con Illy, del quale è chef ambassador da quasi un anno, rafforzata con il sostegno dell’azienda triestina a Food For Soul, è il solito Bottura che parla molto e poco lascia spazio alle domande (non ce ne saranno nella presentazione), ispirato. Diremmo che si sente a casa sua, se non fosse che Bottura sembra a casa sua ovunque. “Questo luogo – dice è la dimostrazione che bisogna lasciare la porta aperta all’inaspettato. E’ capitato che la Francescana fosse diventata troppo piccola, avevamo bisogno di nuovo spazio per l’ospitalità, di un luogo dove spingere la gente che viene da noi a restare qualche giorno per scoprire la nostra provincia, le acetaie, i caseifici, i musei, i motori. Questa casa è stata lei a trovarci, era in tribunale, l’abbiamo riscattata e poi un pezzo dopo l’altro l’abbiamo ristrutturata. E il progetto va avanti, questo luogo è magico, è un collettore di idee, chissà ancora che cosa diventerà”.
Di sicuro per Massimo Casa Maria Luigia è “un nuovo format di ospitalità. Io viaggio molto e quando mi sveglio la mattina mi trovo in un albergo bellissimo ma che potrebbe essere ovunque, e spesso ci metto un po’ a capire dove sono. Qui invece voglio dare spazio a quello che siamo”. Bottura ricorda di un giorno che dopo un set fotografico si trovava con David Beckham (Bottura è fatto così, butta là nomi incredibili come se fossero il suo barbiere, parla di “un mio amico ceo” ed era Sergio Marchionne), “eravamo davanti a quella vetrata là, c’era un sole che spaccava la pietra, le rose, il giallo dorato del grano e Davide si alza e mi fa: ma questo è il paradiso! Il paradiso?, faccio io, ma se è la campagna di Modena, mica la costiera amalfitana o le Dolomiti!”. Ma Bottura sotto sotto fa capire che non cambierebbe questa campagna piatta e placida, di strade dritte percorse da macchine e moto veloci, con niente al mondo. Sì, questa casa è un albergo.