Esperimenti simili in Italia ce ne sono stati, ma il format dei bar su ruote è ancora una rarità. Il concetto di street coffee non ha attecchito come sta avvenendo invece nel resto d'Europa, ed è un vero peccato, perché questo nuovo modo di servire il caffè può rappresentare un punto di svolta sia per i clienti che per gli operatori del settore.
Cosa sono i coffee truck
Non una sostituzione, ma un’alternativa alle classiche caffetterie, luoghi fondamentali di incontro e socializzazione, in molti casi vere piazze di quartiere, i coffee truck consentono di offrire un servizio snello, veloce ma pur sempre di qualità in maniera più immediata e diretta, aumentando il contatto con il cliente.
Che si tratti di furgoncini, apette elettriche o biciclette, questi bar itineranti riescono a raggiungere zone e clientele diverse di settimana in settimana, dettaglio che permette di modificare e adeguare frequentemente anche l'offerta. Soprattutto, per gli aspiranti titolari di un bar, dare vita a un truck può essere il primo passo verso un investimento maggiore, un modo per mettersi in gioco anche se non si hanno grandi disponibilità economiche.
Generalmente, i coffee truck sono più piccoli rispetto ai carretti di street food, giusto lo spazio necessario per una macchina espresso, un macinacaffè e altre piccole attrezzature, ulteriore dettaglio che rende più facile spostarsi da una zona all'altra, infilandosi negli angoli delle vie più gettonate. «È praticamente una piccola caffetteria, solo più pratica e dinamica, ma l’attenzione al cliente, alla materia prima e al servizio è sempre la stessa» ha dichiarato Howard Gill, proprietario di Grind, azienda che attualmente conta 11 caffetterie e 3 truck a Londra, alla rivista Perfect Daily Grind. «I costi iniziali sono più bassi e non sprechi tempo a pagare l’affitto mentre stai solo ridecorando».
Gli esperimenti a Londra
È stato uno dei pionieri in questo campo, Howard, che ha iniziato la sua avventura con Grind nel 2011, inizialmente affittando i bar su ruote per eventi e feste private (ormai nessun matrimonio è completo senza un furgoncino che serva gelati o bevande). Non appena la domanda è iniziata a crescere, la Grind ha deciso di lanciarsi sul mercato, girando tra centri commerciali e grandi vie dello shopping, fino ad arrivare a Spitalfields Market, uno dei più vivaci mercati dell'East End londinese.
Come sempre, la svolta è avvenuta anche grazie alle grandi catene come Starbucks, Costa Coffee e Dunkin’, che hanno sperimentato il format – seppur in forma temporanea – facendolo conoscere e apprezzare ai loro tanti clienti. Inutile negarlo, quando un brand così consolidato propone una novità, il sentimento di curiosità e fiducia da parte dei consumatori è tale che è impossibile resistere alla tentazione. E non solo nelle grandi metropoli: nel 2021 il van di Costa ha fatto il suo debutto a Oxford, arrivando poi nelle zone più rurali del paese, conquistando anche i cittadini più scettici.
Ambulanti, sì, ma non per questo vagabondi. Una volta trovato uno snodo favorevole, si può scegliere di mettere radici pur rimanendo su ruote: in fondo, a chi non piacerebbe sapere di poter contare su una buona tazza da prendere al volo a portar via sulla strada verso l'ufficio?
Il format, poi, non deve spaventare i clienti più chiacchieroni. Anzi, l'insolita modalità di servizio contribuisce in parte a rendere il dialogo più semplice. Per molti, è proprio questo il vantaggio dei coffee truck, «l’intimità con i clienti», come ha spiegato Anthony Duckworth, che insieme alla moglie gestisce il Dear Coco Street Coffee di Londra. Barista e consumatore sono uno di fronte l’altro, non c’è nessuna barriera, «stiamo insieme in qualsiasi condizione, nel freddo, nella pioggia, al sole».
E soprattutto nelle giornate più grigie, trovarsi di fronte a una tazza fumante può far tornare il sorriso.
Per chi sogna in grande e non vuole rinunciare all'idea del bar, il truck può rappresentare un primo passo verso la realizzazione di un locale: è quello che è successo a Combi in Portogallo, bar itinerante che ha funzionato bene fin dall'inizio, tanto da riuscire in soli due anni a inaugurare una caffetteria a tutti gli effetti.
Se per il cibo funziona - è ormai un decennio che lo street food sta vivendo una nuova vita - perché per le bevande non dovrebbe essere lo stesso?