Antonio Romano sorride mentre si prepara a rispondere alle domande. Se gli avessero detto che un giorno lo avrebbero intervistato su Gambero Rosso per raccontare il bar di un cinema, lui che di banconi prestigiosi ne ha condotti parecchi negli anni, forse non ci avrebbe creduto. Eppure quando (rientrato a Firenze dopo un’esperienza lavorativa in Sardegna e pronto per ritrasferirsi nella Capitale) gli è arrivata questa proposta non ci ha pensato due volte a mandare tutto a rotoli per salire a bordo di quello che è senza dubbio il progetto dell’anno nel capoluogo toscano e uno dei più discussi e ammirati a livello nazionale.
Apre Giunti Odeon
Si tratta della ristrutturazione e rinascita dello storico cinema Odeon, restituito alla città come Giunti Odeon in un meraviglioso punto d’aggregazione culturale, che evita la privatizzazione di uno dei grandi spazi pubblici cittadini e lo rende anzi punto condivisione di idee, progetti e anche di sapori. Già, perché nel molto parlare che si è fatto intorno a questa nuova apertura, ancora poco sì è scritto della parte ristorativa e di bar, (e magari lo sì è fatto commettendo qualche piccola imprecisione. Nonostante il ruolo attivo della famiglia Ferragamo ad esempio, nessuno di loro si trova fisicamente dietro ai fornelli nella qualifica di chef).
Proprio per questo abbiamo voluto intervistare Antonio, F&B del progetto (e non come erroneamente riportato, protagonista solo per la parte mixology) per farci raccontare non solo cosa si mangia e cosa si beve nei nuovi spazi di Giunti Odeon, ma anche dove lo si può fare, come ci si può vestire per farlo e come l’intelligenza artificiale e le mura rinascimentali del palazzo possano collaborare nel farvi scegliere il vostro bicchiere di vino.
Antonio, cominciamo dall’inizio, ci descrive cos’è il Caffè Odeon?
Il Caffè Odeon nasce da un incontro tra la casa editrice Giunti, Mattia Napolitano e Mattias Alampi già imprenditori di vari progetti ristorativi sul territorio toscano e Christine Maninger Ferragamo, che hanno voluto dare vita a un progetto unico nel suo genere, capace di ispirarsi tanto ai caffè letterari fiorentini quanto ai quelli viennesi. Una trazione mitteleuropea che prenda il meglio delle idee di ognuno, partendo dalla pasticceria (crediamo molto nelle torte espresse, presentate nella vetrina del giorno, dove si possono trovare la classica pasticceria italiana tanto quanto salati, oltre alle torte tra cui la nostra Sacher) e caffetteria (curata da Ditta Artigianale). Dal momento della colazione in poi, l’idea è quella di uno spazio che non chiuda mai e la cui offerta sia in grado di diversificarsi a seconda dell’orario: Si passa dal brunch al pranzo all’italiana ma anche proposta di piatti internazionali come il Ruben Sandwich fino a zuppe, insalate e ovviamente un’ampia proposta vegetariana. Tutta la parte food è stata seguita ed ideata da Christine Maninger Ferragamo, grandissima appassionata e molto competente in tutto quello che riguarda il mondo della cucina, e viene eseguita dalle abili mani del nostro chef Giovanni Moliterni.
Com’è strutturata invece l’offerta beverage?
Abbiamo voluto valorizzare tanto i vini quanto i cocktail. Per quanto riguarda i primi già si è parlato della riapertura della “buchetta dello strozzino”, ovvero la storica buca del vino riemersa durante i lavori, tra le più antiche di Firenze, ma ci terrei a mettere l’attenzione sul fatto che qui il vino al calice non è pensato per essere semplicemente un’operazione comunicativa per le foto di Instagram. Noi nel vino al calice ci crediamo davvero, e abbiamo puntato su una proposta di livello veramente alto. La maggior parte dei vini sarà infatti della cantina Il Borro, ma sarà possibile anche provare bicchieri difficilmente accessibili alla mescita, come il Tignanello o Il Pian delle Vigne, o ancora L’Alessandro dal Borro.
Per quanto riguarda i cocktail invece?
Abbiamo deciso di partire dalle basi, ovvero dalla riscoperta dei classici della miscelazione, ma anche dall’importanza del servizio. Puntiamo infatti moltissimo su un servizio taylor made che possa andare a creare un cocktail sui gusti del cliente. Ci tengo infine a raccontare che per quanto riguarda la parte beverage tutto il sistema è gestito da un’intelligenza artificiale di nostra proprietà che aiuta i ragazzi a gestire rotazioni, scorte ed ingredienti in modo da poter sempre garantire il massimo del servizio e dell’efficienza.
Caffè Odeon vive nell’ecosistema di Giunti Odeon, come si colloca e come collabora con gli altri spazi della struttura?
In molteplici modi. Quando mi capita di raccontare di questo bellissimo spazio, spesso mi piace usare la definizione “dal cittadino al cittadino”, proprio per far capire che vogliamo essere parte del tessuto sociale della città. Per fare qualche esempio, gli spazi sono liberi ed intercambiabili. Se volete bere un caffè sugli spalti, o un calice di vini seduti a uno dei tavoli interni al cinema, immersi tra i libri, mentre lavorate siete i benvenuti! Il nostro Wi-Fi è aperto come i nostri spazi. Ma non solo, ci piace l’idea di giocare con gli eventi che il cinema ospita. Un esempio? Qualche giorno fa abbiamo avuto delle proiezioni speciali per celebrare i 25 anni dell’uscita del film di culto “Il Grande Lebowski”. Parallelamente qui al caffè abbiamo organizzato serate a tema. Inutile dirvi che siamo stati invasi da appassionati in accapatoio e occhiali da sole che volevano gustarsi un White Russian prima, durante e dopo la proiezione. Un successo, e un tipo di evento che vogliamo ripetere molte altre volte. D’altronde le pagine dei libri e le pellicole dei film sono pieni di riferimenti gastronomici, e noi abbiamo a disposizione tutti i volumi e le bobbine necessarie per studiare l’offerta più cinematografica di sempre!