In Cina continua a marciare senza sosta il traffico commerciale di animali destinati al consumo alimentare. Flussi di vendita che spesso avvengono senza le necessarie condizioni di sicurezza, per l’uomo e per il bestiame. Dunque, a quanto pare, il Covid non sembra alla fine aver sortito alcun effetto. Ne è testimonianza l’ultimo scandalo che ha investito il paese: un migliaio di gatti pronti ad essere macellati e poi venduti illegalmente come carne di maiale e di pecora.
La scoperta
Il commercio illecito e fraudolento, che prevedeva appunto il macello di almeno mille gatti (vi è ancora incertezza se fossero randagi o domestici), è stato fermato sul nascere dalla preziosa soffiata di alcuni animalisti che per giorni avevano notato alcuni movimenti strani vicino a un cimitero: l’insolito trasporto di scatole di legno inchiodate con un numero piuttosto elevato di felini all’interno. La truffa però è stata sventata per tempo; a tutela degli animali sono intervenute diverse persone che, appena hanno visto il camion criminale prendere la strada per la destinazione finale, hanno avvisato la polizia della provincia di Jiangsu. Un intervento cruciale che ha salvato gli animali dal diventare salsicce o spiedini d’agnello. Per fortuna, allo stato attuale, come trapela da alcune foto circolate in rete, i gatti si trovano invece in un rifugio delle vicinanze individuato da agenti e autorità agricole.
Il feedback degli animalisti
Putroppo, come risulta dalle parole di alcuni dei protagonisti, questi episodi non sono poi così isolati. Per esempio, la testata The Paper racconta come l’attivista Han Jiali, tra coloro che hanno chiamato le autorità, abbia dovuto bloccare anche in passato simili traffici illeciti nel sud della Cina. Sempre secondo il giornale poi, un altro animalista avrebbe affermato che l’operazione mirava a incassare circa 20 mila e 500 dollari, visto che secondo i piani un chilo di carne processata, spacciata per maiale o altro, poteva essere venduta a 4 dollari.
Prospettiva cinese
Gli scandali alimentari che da anni investono la Repubblica Popolare Cinese non fanno che porre l’attenzione sul tema e suscitare la preoccupazione dell’opinione pubblica rispetto alla scarsa consapevolezza riguardante la sicurezza degli alimenti, dei processi di produzione, oltre che della quasi totale mancanza di diritti per gli animali. In effetti, innumerevoli casi raccontano ora di una testa di topo nel piatto di una mensa scolastica (servita piuttosto come collo d’anatra), ora della più che atroce (e criticata) soppressione per eutanasia di animali domestici ai cui proprietari era stata riscontrata durante la pandemia la positività.
Eppure, nel paese esisterebbe una regolamentazione legislativa volta alla protezione di bestiame e altri animali in via di estinzione.
Di certo, a partire dal boicottaggio del festival annuale della carne di cane di Yulin, le associazioni animaliste non resteranno in silenzio.
Foto cover di Dietmar Ludmann