Una è stata uccisa a frecciate e macellata sul posto, l’altra è gravemente ferita e dovrà essere abbattuta in giornata. Ecco le drammatiche conseguenze di quello che è avvenuto nella notte del 17 settembre all’Istituto tecnico agrario Emilio Sereni di Roma. Non si conoscono ancora i colpevoli, ma per la preside Patrizia Marini si tratta di reati predatori.
Le mucche uccise all’Istituto agrario di Roma
È stata proprio la preside a diffondere la notizia tramite l’ANSA questa mattina, 18 settembre, sconvolta dall’accaduto: “Siamo in una zona al confine con Tor Bella Monaca in cui facciamo tanti progetti di legalità, ci impegniamo per avviare i ragazzi al lavoro. Ma questi sono episodi gravissimi che ci mettono con le spalle al muro”. Immediato l’intervento dei carabinieri, che per la seconda volta si ritrovano a far fronte a un’emergenza nella scuola: già in primavera erano stati sgozzati quattro maiali, per un danno di oltre 10mila euro.
In questo caso, le mucche erano una di razza Limousine e una di razza Marchigiana, allevate secondo criteri bio e usate per illustrare agli studenti i principi della zootecnica, del valore di circa 4-5mila euro a capo. Reati predatori, dicevamo, ovvero quelli che puntano a danneggiare beni altrui con l’uso della forza e dell’astuzia, in cui c’è un’attenta premeditazione (la rapina, per intenderci, è considerata un reato predatorio).
I reati all’Istituto agrario: prima i maiali, ora le mucche
In altre occasioni, poi, è stato rubato l’incasso delle macchinette snack dell’istituto, “in altre il vino, una volta hanno provato a portarsi via il trattore”. Una sorveglianza notturna c’è, ma nel caso degli animali – maiali prima, mucche poi – il custode non si è accorto di nulla, ecco perché la preside continua a richiedere un sistema di videosorveglianza, che però è molto costoso. Quella della scorsa notte è stata una vera mattanza, “c’era sangue ovunque, una mucca l’abbiamo trovata già macellata sul posto, hanno lasciato solo le interiora. Un’altra ha una freccia di acciaio piantata nel polmone, è gravissima”. E per lei non c’è speranza. Puntuale è arrivata la solidarietà di Lollobrigida, “non è purtroppo la prima volta che accadono episodi di questa natura aggravati dall’efferatezza contro gli animali. Faremo di tutto per fermare questi criminali”. E sostenere l’istituto che “rappresenta un investimento per la nostra Nazione, ed è un modello di didattica e un presidio di legalità”.
L’estate della violenza contro gli animali
Un’estate tragica per gli animali, quella che sta per volgere al termine. Non è la prima volta che avvengono reati simili, a cominciare dall’omicidio dell’orsa Amarena, il più chiacchierato degli ultimi mesi, ma non l’unico. Ad agosto ad Anagni, in provincia di Frosinone, una festa per i 18 anni si è conclusa in tragedia con l’uccisione di una capretta di pochi mesi, presa a calci dai ragazzi durante il compleanno in agriturismo, un atto ripreso passo dopo passo dalla videocamera del cellulare e poi condiviso sulle chat. È così l’illegalità al tempo dei social network, il reato 4.0, commesso e poi glorificato su gruppi whatsapp, proprio come è successo con lo stupro di gruppo di Palermo. Sempre a fine agosto, è stata la volta del riccio, usato come pallone da calcio e ridotto in fin di vita da un gruppo di bambini a Bolzano, e del cane Max di Crispiano, in provincia di Taranto, la cui unica colpa è stata quella di volersi unire ai ragazzini che giocavano: non ha saputo resistere al richiamo della palla ed è finito per essere aggredito, calci e pugni e anche una coltellata al fianco.
È stata l’estate della caccia allo scontrino più assurdo, di Margot Robbie e le sue Birkenstock, o almeno è così che vorremmo ricordarla. Ma la verità è che questa è stata soprattutto l’estate della violenza, contro le donne, contro gli animali, l’estate della pornografia del dolore, della condivisione online dei reati commessi dai minorenni: ragazzi come altri, che ricevono un’istruzione e che hanno alle spalle una famiglia, ragazzi più o meno inconsapevoli, non malati, non limitati, solo “degni figli del patriarcato” come l’associazione Non una di meno ha ricordato durante il corteo a Palermo. Bambini, adolescenti, ragazzini che hanno esercitato violenza di gruppo per ferire, stuprare, talvolta uccidere chi non poteva difendersi. Un maiale, un cucciolo di riccio, una ragazza di diciannove anni, a Roma, Bolzano, Palermo… vittime sparse per il Paese, facce diverse di uno stesso abuso. Mai come ora è tempo di comprendere e accettare la correlazione tra maltrattamento animale e umano, tra specismo e sessismo, sfruttamento degli animali, dell’ambiente o delle persone. Ogni storia è unica, ma la natura della violenza, l’essenza della prevaricazione, è uguale per tutti.