50 mila firme per la Battaglia del Grano. Cia: un Registro a difesa del made in Italy

15 Giu 2023, 18:27 | a cura di
La petizione degli agricoltori Cia raggiunge le 50mila firme: obiettivo, imporre la realizzazione del Registro del Grano Italiano, contro caro-prezzi a difesa dell’origine. Il governo, però, fa finta di nulla

50mila firma per il Grano Italiano

A parte essere uno slogan a effetto, il concetto di sovranità agroalimentare nazionale a che punto sta? Dichiarazioni, impegni, proclami… di fatto però molto poco sul piano concreto dei fatti. Un primo risultato, almeno di posizione e di mobilitazione, lo hanno raggiunto gli agricoltori di Cia che hanno da tempo proposto (senza essere ascoltati) un registro nazionale del grano italiano, e che alla fine hanno lanciato una petizione pubblica per raccogliere firme su change.org su cui impegnare la politica. L’associazione dei coltivatori ha raggiunto le 50mila forme, questo era l’obiettivo iniziale. Un risultato per spingere sul Registro unico del Grano Italiano e almeno sapere quali grani, quali cultivar, che quantità e dove si coltiva in Italia il grano. Un modo anche per difenderne l’origine, oltre che per rilanciarne la produzione.


Grano, prodotto altamente simbolico

Se c’è un prodotto simbolo della terra e dell’agricoltura, e icona della mediterraneità, questo è proprio il grano. Lo sapeva bene un demagogo e capopopolo come Mussolini, che ci aveva costruito intorno proprio una sua immagine personale molto forte e molto attrattiva. Meno bene sembrano capirlo invece i governanti attuali, che pure hanno lanciato lo slogan della sovranità alimentare. Così la Cia, inascoltata, va avanti. “La nostra petizione è più di una battaglia per il grano, è un’azione nazionale, a difesa di un prodotto cardine dell’agroalimentare italiano, che interpreta quella che è la più grande sfida per il futuro di tutta la nostra agricoltura" commenta il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini "Questo perché affronta tre questioni cruciali: lo squilibrio lungo la catena del valore che penalizza gli agricoltori, il conseguente abbandono delle coltivazioni, a causa degli alti costi di produzione, e il rischio per la sicurezza e la sovranità alimentare. Andremo avanti con la mobilitazione, il riscontro che sta ottenendo è un messaggio chiaro al governo di cui Cia si farà portavoce, sollecitando maggiori controlli sull’etichettatura, l’istituzione della Cun del grano duro per una maggiore trasparenza dei prezzi, il potenziamento dei contratti di filiera tra agricoltori e industria e l’avvio immediato Registro Telematico dei Cereali”.

Un'immagine della petizione Cia per il Grano Italiano
Battaglia contro la crisi del grano

La raccolta di firme è stata un successo. Una battaglia determinata a difendere il settore dalla crisi inaccettabile dei prezzi e dai ripetuti attacchi speculativi, oggi pronta ad arrivare sul tavolo delle istituzioni per chiedere interventi immediati e concreti a tutela del grano e della pasta tricolore, sostiene Cia. La situazione, infatti, non accenna a migliorare con il prezzo del grano sceso del 40% nelle ultime settimane, mentre quello della pasta sullo scaffale è aumentato in media del 30%, con tanto di "sciopero della pasta" indetti dai consumatori. Per coltivare il grano duro ci vogliono circa 1.400 euro per ettaro. Con le quotazioni attuali, i produttori non riescono nemmeno a coprire le spese perché sono costretti a vendere a 1.100 euro per ettaro (-300 euro).


Italia leader per il grano duro

L’Italia è il primo produttore di grano duro in Europa con circa 1,2 milioni di ettari impegnati, e per Cia non si può rischiare di mettere a repentaglio le produzioni nazionali, tanto più che il Paese resta, comunque, il secondo importatore al mondo. Il prezzo del cereale simbolo del made in Italy lo determinano i grani esteri prodotti con standard qualitativi, di salubrità e costi di produzione molto più bassi. Serve monitoraggio, trasparenza e tutela della qualità e delle quantità nazionali utilizzate per la pasta e il pane consumati dagli italiani.

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