Nel mensile di giugno, Gambero Rosso ha pubblicato un'intervista a Vinicio Capossela che ha dato il via a un acceso dibattito sulla stampa riguardo ai vini naturali e alla loro connotazione politica. L’editoriale a cura del Direttore responsabile Marco Mensurati, introduce il tema dei vini naturali, al centro dell’intervista e del numero del mensile. Un argomento ampiamente dibattuto negli ultimi dieci anni che ritorna nelle domande di Lorenzo Ruggeri a Capossela “notoriamente amante dei vini naturali eppure non poco critico nei confronti del movimento”. Le posizioni del cantautore hanno creato fermento sulla stampa italiana, che ha ripreso alcune delle risposte del cantautore sui propri giornali a partire da quella che si è fatta notare maggiormente: “Ho visto le menti migliori della mia generazione perdersi nel nettare dei vini naturali mentre intanto l’estrema destra si prendeva l’elettorato e il Paese”.
Vinicio e il vino, dal Corriere a Vanity Fair:
Luciano Ferraro sul Corriere mette in risalto il punto di vista di Vinicio sulla sinistra radical chic: “Capossela è un conoscitore e un amante dei vini naturali: ma non rinuncia a dare una sferzata a quel rito modaiolo di schierarsi con il mondo delle macerazioni e delle anfore, come un rito della sinistra Ztl”.
Su Vanity Fair Alessandra De Tommasi riprende alcune delle risposte dell’istrionico cantautore per ricostruire il suo rapporto con il vino, un tema che ritorna anche nell’ultimo album “13 canzoni urgenti”: “Il cantautore più atipico d'Italia ragiona in un'intervista al nuovo Gambero Rosso di cibo, vino e politica, perché tutto in fondo è politica, anche un calice di vino naturale che potrebbe cambiare nome alla sinistra radical chic: non più gauche caviar, ma gauche vini naturali”.
Il Foglio e la frecciatina ai “compagni di bevute”
Sul Foglio, invece, Camillo Longone prova a entrare all’interno della polemica che hanno scatenato le dichiarazioni di Capossela sulla postura della sinistra. “È vero, i vini cosiddetti naturali sono prerogativa della cosiddetta sinistra. Della sinistra più settaria e ambientalista, volendo sottilizzare – scrive Longone – Hanno accusato il cantante di ripetere un cliché. Peccato che i cliché scaturiscano dalla realtà: di regola i vini che piacciono a Capossela si trovano nelle osterie dove l’oste si veste come Capossela, o in cui le clienti si vestono come Elly Schlein”. Poi l’autore si sofferma con ironia sulla propria situazione: “Magari fosse soltanto un cliché, magari: i vini che piacciono a Capossela purtroppo piacciono anche a me e, insofferente ai compagni di bevute, sono costretto a berli a casa”.
Il ritorno della polemica sui vini naturali
Partendo dall’intervista, Luciano Fiordiponti su Dissapore si concentra invece sulle origini del dibattito sui vini naturali, risalenti a dieci anni fa: “Era il 2013 e il movimento dei vini naturali celebrava sé stesso forte della continua crescita all’interno del mondo del vino, contando sull’appoggio di un insieme umano da sempre prima dileggiato e poi blandito: i giovani. Su questo panorama proruppe come un tornado l’editoriale di Guerrini”. Il riferimento è all’editoriale del mensile del gennaio 2013 del Gambero Rosso di Eleonora Guerini sui vini naturali che è stato fonte di grande discussione nel settore. Un dibattito che ha avuto una nuova vampata sui social dopo le dichiarazioni di Vinicio, capaci di far storcere il naso ancora una volta agli appassionati di vini naturali, sempre più numerosi.
Ma nell’intervista c’è spazio anche per altro: infatti, come scrive De Tommasi su Vanity Fair “un augurio c'è, quello che un cin cin fatto bene possa davvero unire le persone invece che dividerle. A tavola e nella vita”.