Ispirata a Dude With Sign – la seguitissima pagina Instagram di un ragazzo texano che con un cartello tenuto alto sopra la testa si fa promotore di proteste perlopiù inutili, dall'avocado che dovrebbe durare più a lungo ai bocconcini di pollo che dovrebbero essere in ogni menu – la creatrice della pagina Rome Italy Travel appare in un video girato nel centro di Roma con un cartello che recita “Per favore, niente cappuccino dopo mezzogiorno”.
Sdoganiamo il cappuccino all day long
Un appello ai tanti turisti che spesso pasteggiano con un bel cappuccino. Ora, pure a noi il pensiero di abbinare la carbonara al cappuccino un certo moto di disgusto ce lo crea ma poi respiriamo, riflettiamo e pensiamo che uno: ognuno ha la libertà di fare quel che gli pare, sempre se non lede la libertà altrui, e che pure noi italiani ogni tanto profaniamo le cucine degli altri (vedi ad esempio l'inondare di salsa di soia il sushi). Due: l'abbinamento cappuccino e salato è uno dei capisaldi della colazione ligure. Cappuccino e focaccia vi dice niente? Dunque, perché non dovremmo servire un cappuccino al turista che sta mangiando la regina indiscussa di Roma, la pizza bianca?
I cappuccini degli chef
Sempre rimanendo nei toni scherzosi, quando abbiamo letto quel cartello il pensiero è andato subito alle versioni del cappuccino degli chef (deformazione professionale), in primis l'intramontabile Cappuccino di seppie al nero di Massimiliano Alajmo, entrato in carta a Le Calandre nel 1997 e praticamente mai uscito dal menu, oggi proposto nel degustazione dedicato ai classici, da scegliere in alternativa al vegetariano Cappuccino Murrina. Cappuccino che si è trasformato in quello della Laguna nel ristorante Quadri, cambiando di volta in volta in base all'arrivo del pesce al mercato di Rialto. Sempre da mangiare pescando in fondo con il cucchiaio.
Altro cappuccino famosissimo è quello di Massimo Bottura, la cui genesi è spiegata nel libro autobiografico “Vieni in Italia con me”: “Cappuccino è una delle mie primissime ricette. Risale al 1989 e al mio primo ristorante, la Trattoria del Campazzo: una zuppa cremosa di cipolle e patate servita in tazza, con sopra uno schizzo di aceto balsamico tradizionale”, scrive lo chef nel libro, dove racconta anche che, all'inaugurazione dell'Osteria Francescana nel 1995, il cappuccino era proposto in abbinamento a un cornetto (salato con ciccioli di maiale) e di come i clienti pensavano fosse uno scherzo. Non era uno scherzo, rappresentava la volontà di Bottura di “provocare un attrito, qualcosa che costringesse la cucina italiana ad abbandonare le sue certezze”. Null'altro da aggiungere.