Fino a qualche decennio fa, quando si pensava all'eccellenza dei vini bianchi italiani, la si collocava soprattutto nel nord, con Alto Adige e Friuli Venezia Giulia in prima linea, e a seguire tutte le produzioni delle altre zone viticole da sempre bianchiste; il centro-Italia, a parte alcune denominazioni, era considerato perlopiù serbatoio di rossi.
Le cose attualmente sono cambiate, e di molto, e il merito va soprattutto ai produttori di questa porzione dello Stivale che hanno lavorato per valorizzare al meglio le loro uve, riscoprendo anche interessantissimi vitigni autoctoni quasi perduti. Messe in archivio le ricognizioni che abbiamo effettuato su pecorino, verdicchio e vini laziali, in questa puntata ci soffermeremo sugli altri vini bianchi del Centro dal grande rapporto qualità prezzo.
E allora partiamo dalla Toscana con la Vernaccia di San Gimignano, tutelata dalla prima DOC creata in Italia, il 6 maggio del 1966, oggi divenuta DOCG. Si tratta di uno dei vini italiani più ricchi di tradizione: il nome deriverebbe da "vernaculum" che significa "locale", vocabolo che battezza alcuni vitigni, anche molto diversi, in tutto lo Stivale. Piccola curiosità: è l'unico vino citato nella Divina Commedia di Dante. Ci spostiamo in Umbria, dove a fare da contraltare allo strapotere rossista del Sagrantino, troviamo sempre più bianchi di grande carattere, prodotti con vitigni autoctoni.
Facciamo quindi conoscenza col trebbiano spoletino: appartenente alla vasta famiglia dei trebbiani, sembrerebbe avere la sua culla nelle valli dell'Appennino umbro. La principale caratteristica è la spiccatissima acidità, tratto che lo differenzia dal suo omonimo abruzzese, con il quale comunque condivide qualche analogia genetica. È il vitigno principale della Doc Spoleto, mentre in blend col grechetto, altro autoctono umbro da tenere sotto controllo, forma la denominazione Montefalco Bianco.
Chiudiamo questo piccolo tour umbro con la denominazione Orvieto, dove ritroviamo il grechetto in compagnia del trebbiano toscano (e di altri vitigni autorizzati). Arriviamo nelle Marche, in provincia di Macerata per la precisione, dove sta emergendo la ribona, anche chiamata maceratino: anno dopo anno, ne assaggiamo versioni sempre più precise, volte ad esalatarne l'identità. Concludiamo il tour nel Centro-Italia bianchista con il trebbiano d'Abruzzo, a volte snobbato dal pubblico, ma in grado di regalare rare perle di complessità.